Che ripercussioni ha avuto la DAD sugli studenti? Abbandono delle lezioni, stress, arretratrezza rispetto al resto d’Europa

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    C’è ancora chi cavalca la battaglia Si – Dad. Vorremmo fare un sondaggio, ci sono i genitori con tre figli che vivono in un monolocale e con pochi computer e linea internet scarsa?

    Questi sono destinati a rimanere ancora più dietro, non solo , in queste condizioni, oltre all’arretratrezza, anche malattie, vista, schiena, disagi psicologici e sociali, con rischi di aumentare i disadattati e i violenti come dicono gli psicologi,  a tutt’oggi, anche se cominciamo a febbraio, l’Italia, e la Campania in particolare, è la regione peggio messa d’ Europa in quanto a frequenza in presenza da inizio pandemia e la frequenza in altri paesi non ha provocato più contagi di Covid fra i giovani, che potrebbero prenderlo al Supermercato o in piazza dove sono liberi di andare e aggregarsi, a meno che i genitori non vogliano chiuder loro in casa a chiave.

    Nessuno deve rimanere indietro, questo dovrebbe essere il motto di un paese civile.

    Nel 2020 gli studenti italiani, e non solo, hanno dovuto approcciarsi ad una nuova modalità: quella della didattica a distanza.

    Ma che ripercussioni ha avuto la DAD sugli studenti?

    Il 28% degli studenti dichiara infatti che almeno un loro compagno di classe dal lockdown della scorsa primavera ad oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni (tra questi, un quarto ritiene che siano addirittura più di 3 i ragazzi che non partecipano più alle lezioni). Secondo gli adolescenti intervistati, tra le cause principali delle assenze dalla DAD, vi è la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo. Difficoltà che sembrerebbero avere un duro impatto nella loro preparazione scolastica: più di uno studente su tre (35%) si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso. Quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%).

    Questi sono alcuni dei dati emersi dall’indagine “I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotta da IPSOS per Save the Children.

    Al giorno d’oggi ci sono persone che, quando finiscono la scuola, non sono neanche capaci di leggere o scrivere ad un livello adeguato per mantenersi un lavoro o affrontare la vita con successo. È un problema enorme. Non è che sia impossibile imparare le materie di studio: il fatto è che spesso non si insegna il modo in cui impararle. Questa è la fase mancante di tutta l’istruzione.

    I dati del rapporto Unicef The future we want – Essere adolescenti ai tempi del Covid-19, nato per conoscere come l’emergenza sanitaria abbia cambiato la percezione che gli adolescenti in Italia hanno del loro benessere, l’impatto che il virus ha avuto nelle loro vite.

    Circa la metà degli adolescenti intervistati pensa che il digitale li abbia uniti durante il lockdown, ma uno su tre ha dubbi su questo, uno su 5 pensa invece che li abbia divisi, perché non tutti hanno avuto le stesse possibilità di accedere alle tecnologie e alla connessione.

    Quasi 6 adolescenti su 10 non si sono trovati in difficoltà con la digitalizzazione e quindi con la didattica a distanza, ma 1 su 3 sì. Più di 6 studenti su 10 hanno comunque dichiarato che la digitalizzazione ha creato stress nello studio.

    Dal sondaggio è emerso poi che gli studenti apprezzano della scuola ai tempi del covid, la maggiore flessibilità degli orari e partecipazione nella definizione del calendario con gli insegnanti (58%), seguita da classi di recupero per chi è in difficoltà (37%) e dall’utilizzo di materiale didattico online come integrazione ai testi. Solo un adolescente su 4 vorrebbe continuare a mantenere alcune sessioni di didattica a distanza.

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