Charlie Chaplin “Discorso all’Umanità”, il monologo più famoso della storia del cinema nel giorno della memoria matinée con gli studenti

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    Charlie Chaplin “Discorso all’Umanità”, il monologo più famoso della storia del cinema. Ecco l’originale in allegato in video , Positanonews vuole metterlo in evidenza e crediamo che tutte le scuole dovrebbero parlarne .Non potrebbe esserci film più giusto per unire virtualmente mille studenti di tutta Italia, degli ultimi due anni delle elementari e delle scuole medie, in una matinée virtuale dedicata al Giorno della Memoria. Il Museo del Cinema di Torino, nell’ambito delle iniziative di didattica a distanza che affrontano anche altri temi come il bullismo, ha organizzato delle mattinate in cui i ragazzi di diverse scuole si collegano contemporaneamente per la visione di Il grande dittatore, capolavoro di Charlie Chaplin che ha appena compiuto 80 anni. Dopo la proiezione un incontro. sempre virtuale, organizzato dal Museo Diffuso della Resistenza della Deportazione della Guerra dei Diritti e della Libertà e della Comunità Ebraica di Torino. “Sin dall’inizio dell’emergenza, il Museo ha scelto di restare in contatto con le scuole e di non rinunciare alla sua missione educativa, grazie alle possibilità offerte dalla didattica a distanza a allo streaming – dice il direttore Domenico De Gaetano – La proposta di film e incontri formativi di alta qualità sta ottenendo grandi risultati attraverso soprattutto i nostri laboratori tematici e le proiezioni di Cinemambiente junior. Un’opportunità per raggiungere così le scuole di prossimità ma anche istituti lontani, da Roma a Enna, in attesa di poter presto riaprire le porte del Museo”.

    Charlie Chaplin discorso umanità

    ‘Il grande dittatore’, la scena del mappamondo

    Chaplin, un artista libero
    “Ogni somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale” è il cartello che apre il film, un cartello che può sembrare la prima battuta di un film comico, ma che in realtà rivela il senso profondo che il regista inglese dava a quel suo film tormentato, osteggiato, boicottato ma voluto profondamente. Il dittatore Hynkel è Adolf Hitler, il barbiere ebreo è Charlot. “Io non sono ebreo, ma il fatto di prendersela con una minoranza mi sta più a cuore dell’ideologia, più del movimento dei lavoratori, più di qualunque cosa – diceva Chaplin nel 1948, nel corso di un lungo interrogatorio desecretato dall’FBI alla fine degli anni Ottanta – Io non appartengo a gruppi, partiti o fazioni, non credo nel nazionalismo, mi considero un uomo e un artista libero, e soprattutto un cittadino del mondo”.

    Un film a cavallo dello scoppio della seconda guerra mondiale
    Il 12 novembre 1938, tre giorni dopo la Notte dei cristalli, Chaplin fece richiesta di depositare il titolo The Dictator alla Library of Congress. Il regista era perfettamente consapevole dell’impresa che andava affrontando: era pronto ad investire personalmente due milioni di dollari nel progetto e, consapevole che in molti paesi in Europa e America Latina il film sarebbe stato proibito, aveva deciso di distribuirlo in modo autonomo e fuori dai circuiti commerciali (senza però poi rinunciare ad una serie di gadget e decorazioni a tema per le sale palloncini, stendardi e striscioni con la doppia croce oltre alle maschere del Fuhrer Hynkel). La mattina del 9 settembre 1939, otto giorni dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Chaplin batté il primo ciak del film sul set del ghetto. Chaplin ebbe poi modo di dire che se avesse conosciuto l’orrore dei campi di concentramento non avrebbe realizzato il film, anche perché in una prima versione nel campo si svolgeva gran parte della storia, alcune delle sequenze poi non furono montate. Il film uscì nell’ottobre del 1940 nelle sale americane dove rimase in cartellone per quindici settimane diventando uno dei più grossi successi commerciali di Chaplin ma fu vietato praticamente in tutta Europa. Il grande dittatore con la sua lucidità e comicità sferzava un colpo secco a Adolf Hitler e a Benito Mussolini, ridicolizzati attraverso i personaggi Hynkel e Napaloni.

    Discorso all’umanità di Charlie Chaplin nel film “Il grande dittatore”

    Chaplin, Einstein e quel discorso all’umanità
    Un progetto difficile, complesso anche dal punto di vista cinematografico, completamente scritto e pianificato per la prima volta nella storia del regista. Spazio all’improvvisazione venne dato solo in due scene, due vere e proprie danze: la rasatura coreografata sulle note della Danza ungherese n. 5 di Brahms e quella di Hynkel alle prese con il mappamondo. Rispetto invece all’appassionato e emozionante discorso all’umanità che tutti ricordano l’ispirazione a Chaplin era venuta dall’incontro con Albert Einstein di cui era un grande ammiratore e che il regista aveva avuto modo di conoscere in occasione della première del suo Le luci della città. Nel discorso finale del Dittatore, quel climax che sancisce il definitivo passaggio dal muto al parlato per Chaplin (Tempi moderni era solo cantato con la sequenza finale della Titina), riecheggiano gli scritti e i discorsi pubblici di Einstein a partire da quello storico del 1930 in cui lo scienziato parlò a milioni di ascoltatori in occasione dell’inaugurazione del Radio Show a Berlino: “La radio ha compiuto una funzione speciale e unica per riconciliare i popoli. Sta alla gente ora cercare di conoscersi l’un l’altro con l’aiuto dello specchio distorto della stampa quotidiana” diceva Einstein.

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