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Castellammare di Stabia, la petizione degli artisti per salvare il Supercinema
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Castellammare di Stabia. L’ultimo teatro cittadino finisce sul mercato immobiliare: attori, studiosi, docenti, archeologi e musicisti in campo per evitare la vendita dello storico palcoscenico del Supercinema. Un documento che in meno di un mese ha raccolto circa 250 firme, tra queste ci sono attori stabiesi che hanno raggiunto la fama nazionale ed internazionale. Gianfelice Imparato, Sebastiamo Somma, Antonio Milo di recente nei panni di Nicola Percuoco in Natale in Casa Cupiello di Sergio Castellitto, Dora Romano, la maestra nella fiction L’amica geniale e ancora Gaetano Amato, Peppe De Rosa, Rosaria Di Cicco solo per citarne alcuni. Una mobilitazione che mai prima d’ora la città aveva conosciuto, un’unione che alla base ha un comitato promotore composto da quattro associazioni: Alegrìa, Teatro Tunica Compagnia Teatrale di Luca Nasuto, Cooperativa di Teatro C.A.T., La Sveglia. Dal teatro per il teatro perché il Supercinema non chiuda e Castellammare abbia finalmente una sala comunale.
«La questione non riguarda solo gli addetti ai lavori e le tante compagnie presenti nella città delle acque – si legge nel documento congiunto – il Teatro Supercinema, già Cinema Savoia, è stato per anni un polmone culturale per la città. Ha svolto, come tutti i teatri d’altronde, una funzione sociale». La struttura di Corso Vittorio Emanuele è arrivata sul mercato a dicembre dello scorso anno con una base di vendita di due milioni e trecento mila euro, cifra alla quale si debbono aggiungere il rifacimento di bagni e camerini. Una scelta sofferta ma dovuta, secondo Natale Montillo che assieme al fratello gestisce ancora il cinema- teatro cittadino. «Ci ferma la crisi ma sopratutto l’età che avanza. Non abbiamo eredi che vogliano proseguire la nostra strada, siamo costretti a vendere». Così la famiglia Montillo aveva spiegato la vendita dell’edificio che ora si trova nelle mani di un’agenzia immobiliare. «Il Supercinema potrebbe diventare il simbolo della rinascita culturale della città – propongono le associazioni – potrebbe essere un centro artistico con laboratori teatrali per ragazzi e adulti, ma anche laboratori di canto e di coreutica, potrebbe diventare un centro di formazione per i giovani che vogliono avvicinarsi al teatro non solo in quanto attori, ma anche come tecnici e scenografi».
Su quello che potrebbe diventare il Supercinema si è interessato anche il sindaco di Castellammare che ha accusato pubblicamente i proprietari e gestori del Supercinema di aver rifiutato, in passato, offerte valide per cedere l’attività. E con l’accusa di speculazione edilizia e turbativa del mercato immobiliare, sarà pronto nei prossimi giorni l’esposto in Procura presentato dall’amministrazione comunale. Intanto però la vendita potrebbe fare dei passi in avanti e il mondo della cultura, della scuola e i professionisti cittadini presentano la loro idea al sindaco. «Crediamo, e siamo convinti che, mai come ora, la priorità sia di donare alla città finalmente il tanto agognato teatro comunale Raffaele Viviani, un’opera che la città aspetta da troppi anni, e che la soluzione migliore per arrivare a questo scopo passi per la vertenza Supercinema».
Cimmino in verità per il teatro comunale ha tutt’altra idea, legata alla conversione del Palazzetto del Mare in teatro Lello Radice, compianto vice sindaco e attore stabiese. Su questo aspetto le strade si dividono: «Le proposte messe in campo dall’amministrazione comunale inerenti il riattamento del Palazzetto del Mare, destinandolo a teatro potrebbe essere solo un’aggiunta per piccole rappresentazioni, in quanto la struttura è inadeguata per essere un teatro consono alla storia e al numero di abitanti della nostra città». Da zero a due teatri comunali, entrambe modesti come capacità di accoglienza e posti a sedere. «I sottoscrittori di questa nota – si legge in chiusura – chiedono pertanto al sindaco un incontro con tutti gli operatori culturali teatrali e non, per capire come intraprendere insieme un percorso virtuoso che possa non far perdere alla città il cuore pulsante della sua storia teatrale degli ultimi trent’anni».
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