Arte Contemporanea. Intervista all’artista Alessandro Maio, a cura di Maurizio Vitiello. foto

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Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde l’artista Alessandro Maio.

Alessandro Maio è stato più volte presente con successo al “Premio Sulmona”, alla BiCc, a Praia a Mare (CS), nel 2018, al Premio “Stregarti – Arco di Traiano”, nel 2018, a Benevento.

Alessandro Maio ha esposto alla 47^ Edizione del “Premio Sulmona” del 2020, segnalato da Enzo le Pera, che scriveva in catalogo, così: “Alessandro vive e opera in Sicilia, una regione che soffre il dramma degli sbarchi. Il suo lavoro, “I fondali di Lampedusa”, è un’opera di denuncia: una tela bianca nella cui parte alta si intravede il viso scuro di un uomo dagli occhi che si illuminano e brillano come candele. Tutto intorno si stagliano delle scritte, incise sul plexiglas e che vengono proiettate in basso dalla luce che lo colpisce. La frase “Gli occhi si illuminarono come due candele e le lacrime erano come la cera che si scioglie”, scritta dai suoi cari descrive un viaggio a volte senza ritorno, che resterà per sempre su un fondale straniero.”

 

D – Puoi segnalare il tuo iniziale percorso di studi?

R – Ho conseguito la maturità magistrale nel 1984 e successivamente l’abilitazione per insegnare nella scuola primaria. Ma non ho fatto l’insegnante, mi occupo di tutela e salvaguardia dei beni culturali, in un sito paleontologico in provincia di Messina.

 

D – Puoi raccontare i desideri e i sentieri che avevi intenzione di seguire?

R – Da bambino, amavo scendere in cantina per giocare con pennelli, barattoli di smalto e acquaragia, attrezzi che i miei tenevano lì conservati per ravvivare di tanto in tanto gli infissi. Crescendo, questa passione non mi abbandona; anzi, aumenta sempre di più e così inizio a sperimentare con i colori a olio e le tele. Purtroppo, negli anni ‘80 dalle mie parti non c’erano ancora scuole d’arte e, dovendomi spostare per oltre cento chilometri, decisi di frequentare l’istituto magistrale.

 

D – Quando è iniziata la voglia di “produrre arte”?

R – Inizio verso la fine degli anni ‘90, ma espongo le opere (dei lavori figurativi di impronta metafisica) dopo aver studiato da autodidatta la tecnica e dopo avere letto diversi libri di arte e di storia dell’arte; studio che mi porta ad appassionarmi sempre di più al punto di creare anche una piccola collezione di opere di alcuni artisti storicizzati del secondo novecento italiano. La prima mostra. che mi apre al confronto con il fruitore e con altri artisti, avviene su invito nel 2011 a Taormina nella sede di Palazzo Corvaja; il mio dipinto riceve anche una menzione di merito. Da qui inizia la mia avventura espositiva.

 

D – Mi puoi indicare gli artisti bravi che hai conosciuto e con cui hai operato, eventualmente “a due mani”?

R – Ho conosciuto diversi artisti bravi e storicizzati, con alcuni di loro ho anche esposto, ma l’artista con il quale si è instaurato anche un rapporto di fraterna amicizia è John Picking, pittore italo-inglese, che opera tra Brescia e la Sicilia. Frequentando il suo studio ho perfezionato la tecnica della pittura e ho appreso anche quella dell’incisione. Spesso, durante le serate fra amici, ci divertiamo a dipingere a più mani, per diletto. Invece, durante l’inaugurazione di una galleria civica, la Gadam di San Marco d’Alunzio (ME), ho realizzato un dipinto a due mani con Picking, coinvolgendo anche alcuni pittori locali. E’ riuscito un bel lavoro, che è rimasto in collezione alla galleria.

 

D – Quali sono le tue personali da ricordare?

R – Ricordo con piacere quella del 2015 presso “L’Altro Artecontemporanea” di Nicola Bravo, a Palermo, una galleria che è anche scuola di disegno dal vero e di pittura, ubicata in un antico palazzo del ‘700 con terrazz,o che si affaccia sulla cala. Una bella serata con un pubblico numeroso, interessato e interessante. Ho avuto il piacere di avere in visita alla mostra anche l’artista Pino Manzella, amico di Peppino Impastato, impegnato insieme a Peppino con “Radio Aut”. Successivamente, la personale di Domodossola presso lo studio Quadra, curata dal mio amico pittore Sebastiano Parasiliti, con testo critico di Giuseppe Possa. Per l’occasione, mi è stato dedicato un articolo all’interno della rivista mensile “Effetto Benessere”.

 

D – Puoi precisare i temi e i motivi delle ultime personali?

R – La mia è una pittura che parte dall’esigenza di una ricerca spirituale, ma non nel senso religioso. Le mie letture degli ultimi anni, sono basate, principalmente, su testi di divulgazione scientifica, che indagano sull’origine della materia, quindi dell’universo e di tutti gli esseri viventi, e non. Tecnicamente è una pittura astratta, ma allo stesso tempo concettuale e qualche volta anche figurativa, ma sempre coerente con l’idea originaria che è quella di far riflettere sulla caducità di tutto ciò che è materiale. Tutte le mie personali hanno trattato questo tema, ovviamente ognuna con le proprie peculiarità. L’’ultima nel 2019, presso Il L.O.C. Laboratorio Orlando Contemporaneo di Capo d’Orlando (ME) (una bi-personale condivisa con la curatrice Felicia Lo Cicero) ispirata alle “Cosmicomiche” di Italo Calvino.

 

D – Ora, puoi specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle personali che hai concretizzato e delle esposizioni, tra collettive e rassegne importanti, a cui hai partecipato?

R – La motivazione di organizzare una personale, parte sempre dal desiderio di comunicare, io per farlo ho scelto l’unico mezzo con il quale ho buona confidenza: la pittura. La gestazione è molto importante, perché da questo dipende la buona riuscita, da qui evolve tutta la fase creativa e organizzativa. Io penso di essere stato fortunato, perché ho sempre avuto un buon riscontro. Le esposizioni collettive di rilievo nazionale e internazionale alle quali ho preso parte sono diverse: dopo avere partecipato a una mostra a Palermo curata da Vittorio Sgarbi e alla Triennale di Roma, del 2014, presso l’università “La Sapienza”, curata da Daniele Radini Tedeschi, presentata da Achille Bonito Oliva, incoraggiato dal successo ottenuto, presento i miei lavori a Enzo Le Pera, titolare della storica galleria “Il Triangolo” di Cosenza, il quale mi inserisce nei volumi “Percorsi d’Arte in Italia” e “Panorama dell’Arte Contemporanea in Italia”. In seguito, mi invita allo “StregArti – Premio Arco di Traiano” di Benevento, alla mostra “Periscopio sull’arte in Italia”, “Prospettive del Terzo Millennio” e alla “Biennale Internazionale della Calabria Citra”, in quest’ultima vengo premiato con una menzione di merito. Tutte esposizioni di rilievo internazionale curate da Giorgio Di Genova, Enzo le Pera e Maurizio Vitiello. Enzo Le Pera mi invita anche alla 43^ e 47^ Edizione del “Premio Sulmona” e in quest’ultima ricevo una menzione speciale di merito. Quindi, per me un percorso più che positive.

 

D – Dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

R – Sì, mi riallaccio a quanto detto, precedentemente; i miei lavori riflettono la percezione che ho di come è costituito l’universo, di conseguenza tutta la materia, esseri umani compresi. Il gesto astratto, non è altro che il mio modo di immaginare le fluttuazioni degli elementi che dal “vuoto” si manifestano per divenire materia tangibile ai nostri sensi. La realtà visibile, invece, la rappresento con le forme geometriche dipinte con la tecnica delle velature. Tutto quello che noi percepiamo non è altro che informazione, che interagisce e si manifesta per, poi, di nuovo, trasformarsi, allora tutto è effimero e illusione. Questo mi porta a pensare che ciò che cont,a veramente, sopra ogni altra cosa non sono i beni materiali, ma i valori universali.

 

D – L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? La Sicilia, Calabria, il Sud, la “vetrina ombelicale” milanese cosa offrono adesso?

R – In Italia le risorse che vengono destinate all’arte sono molto limitate e quel poco è, esclusivamente, riservato a vantaggio dei giovani che frequentano i corsi d’arte (liceo e accademie) e questo è positivo e anche giusto (che in condizioni di penuria di fondi sia naturale che quel poco venga destinato ai giovani). Chi non ha avuto l’opportunità di seguire i corsi ufficiali ed è in età non più giovane è costretto ad autofinanziarsi. Per quanto mi riguarda, non facendo parte dei giovani artisti, ho trovato delle buone possibilità per proporre le mie opere in Calabria, grazie a Enzo Le Pera che mi ha invitato a diversi eventi d’arte di rilevanza nazionale e internazionale, da lui organizzati, anche con altri critici importanti. Devo dire che anche a Milano, grazie alla storica ”Llibreria Bocca”, sita in galleria Vittorio Emanuele, e a Torino presso l’associazione Ossimoro ho avuto delle buone opportunità, ma sono delle realtà private non pubbliche.

 

D – Quali piste di maestri hai seguito?

R – Vittorio Sgarbi mi ha definito “neovorticista” e può andare bene, giacché mi esprimo con il segno vorticale, ma questo segno, utilizzato come mezzo, è una convenzione per rendere l’idea di ciò che voglio riprodurre, ne utilizzo la forma rivisitata e ne viene fuori un segno con le mie peculiarità. La mia pittura si serve dell’astrazione, perché più consona ai concetti che intendo esprimere. I maestri dai quali traggo ispirazione sono diversi, ammiro la pittura di Georges Mathieu e le forme di Carla Accardi, mi stimola la gestualità di Mario Schifano dei suoi lavori anni 80/90, le citazioni colte di Tano Festa, e la pennellata poetica di Ernesto Treccani nelle opere degli anni ’70. Invece, di Salvo Mangione apprezzo i suoi colori mediterranei e le sue sfumature. Un altro pittore che ammiro e dal quale ho appreso molto è stato Gigi Martorelli, definito da Aldo Gerbino “pittore ancestrale che coglie la natura nell’intimo”. Per quanto riguarda la parte geometrica, eseguita con le velature, mi ispiro al rigore tecnico del mio caro amico e Maestro John Picking. Quindi, del futurismo e del vorticismo rimane solo l’imprinting iniziale, ma non i contenuti.

 

D – Pensi di avere una visibilità congrua?

R – Direi di si.

 

D – Quanti “addetti ai lavori” ti seguono?

R – In Sicilia, Paolo Giansiracusa, storico dell’arte, che mi ha offerto l’opportunità di esporre in permanenza una mia opera nel museo di arte contemporanea di Troina (EN), di prossima inaugurazione. Il “Museum osservatorio dell’arte contemporanea” Ezio Pagano di Bagheria ha accolto una mia opera. In Calabria e Campania mi seguono Enzo Le Pera e Maurizio Vitiello, a Roma Stefania Pieralice e l’associazione “Mitreo Arte Contemporanea”, diretta da Monica Melani. In Piemonte Giuseppe Possa e l’associazione Ossimoro. A Milano Giacomo Lodetti della storica e centralissima “Libreria Bocca”.

 

D – Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro?

R – A parte il periodo triste che l’intera umanità sta attraversando, personalmente, riguardo all’arte, sto vivendo un buon momento. Ho chiuso il 2019 con un primo premio a una collettiva presso il porto turistico di Capo d’Orlando (ME) e nel 2020 con il dipinto “La luce del Giusto” ho vinto il concorso “Arte memoria e legalità” per il 40^ della morte di Piersanti Mattarella, organizzato in sinergia tra L’associazione culturale mediterraneo di Acquedolci (ME) e l’I.T.I.S. di Sant’Agata di Militello (ME), con il patrocinio della Presidenza della Repubblica.  A dicembre 2020 sono stato premiato con una menzione speciale di merito alla 47^Edizione del “Premio Sulmona”, spero di continuare con lo stesso impegno e di poter organizzare una personale a cui sto da tempo lavorando.

 

D – Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper “leggere” l’arte contemporanea e a districarsi tra le “mistificazioni” e le “provocazioni”?

R – Porto avanti una mia ricerca personale, lavorando su l’astrazione, con un segno che mi caratterizza, credo molto in quello che faccio, penso a lavorare senza avere l’assillo di “arrivare” a tutti i costi, anche se in fondo ognuno di noi lo spera. Chi ama l’arte ama anche i libri, quindi riesce bene a distinguere l’arte pura dalle mistificazioni e dalle provocazioni. Quest’ultime sono soltanto manovre speculative, che nulla hanno a che vedere con l’arte.

 

D – I “social” t’appoggiano, ne fai uso?

R – Penso che i social se utilizzati correttamente siano uno strumento molto utile. Prima dei social c’erano i salotti culturali, eccellenti punti di ritrovo per la cultura, ma riservati a pochi. Ebbene, i social hanno permesso di ampliare questi “salotti”, bisogna fare, però, molta attenzione, affinché la qualità sia sempre direttamente proporzionale alla quantità.

 

D – Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, art promoter per metter su una mostra o una rassegna estesa di artisti collimanti con la tua ultima produzione?

R – Visto che ho la possibilità di parlare della mia pittura con quest’interessante e articolata intervista, mi farebbe piacere legare con critici esperti e di qualità per il mio prossimo evento. Magari penso a una personale a Cosenza, coinvolgendo Enzo Le Pera. Se si trattasse, invece, di una rassegna estesa anche ad altri artisti lascerei scegliere al curatore l’idea propositiva.

 

D – Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni?

R – Domanda non semplice, … direi, anche e soltanto, per incontrarsi, nessuno di noi è indispensabile, ma è anche vero che la vita è fatta di relazioni e interazioni e dalle interazioni può nascere un nuovo “colore”.

 

D – Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari?

R – Penso che nelle scuole superiori e nelle università sarebbe interessante coinvolgere gli studenti con progetti interdisciplinari, che mettano in relazione l’arte con le materie delle facoltà o dell’istituto superiore frequentato. Sarebbe interessante coinvolgere anche gli studenti della scuola dell’obbligo, guidando gli alunni anche in modo ludico, a percorrere e a rivisitare i vari stili e i diversi periodi dell’arte e per quanto riguarda l’arte contemporanea i vari movimenti. Credo che l’arte possa insegnare tanto ai ragazzi e ai giovani.

 

D – Prossime mosse, a Messina, Catania, Cosenza, Londra, Parigi, Berlino …?

R – Purtroppo, la pandemia mi ha impedito di andare a Berlino dove, comunque, ho partecipato con un mio dipinto a una collettiva al Mitte, presso la Co-Gallerie. Spero, quindi, di poterci andare quanto prima.

 

D – Che futuro si prevede nel post-Covid-19?

R – C’è tantissima voglia di riprendersi la vita in mano, quindi penso che finita l’emergenza si inizierà con una grande energia.

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