Altri indagati per il falò dell’Immacolata contro i pentiti della camorra

Altri indagati per il falò dell’Immacolata contro i pentiti della camorra n un video si vede mentre si arrampica, arriva in cima alla montagna di legna e da’ fuoco al fucaracchio. Appesi un manichino e uno striscione in fiamme, come messaggio di morte ai pentiti. È stato condannato a due anni di reclusione Fabio Amendola, il giovane di 33 anni, che era ripreso in un filmato diventato virale sui social nella notte dell’8 dicembre del 2018. Con lui Antonio Artuso, che partecipò all’accensione del falò. In aula durante il processo nel Tribunale di Torre Annunziata il ragazzo, incensurato, ha dichiarato di avere aiutato a preparare la legna e cospargerla di benzina. Ma “non capii il significato di quello che c’era scritto” ha aggiunto. I due giovani imputati sono stati condannati per istigazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso. Un reato, consumato nel quartiere bunker del Savorito, che assegna ai partecipanti al falò della vergogna lo stesso ruolo di chi inneggia all’Isis. “Cosi muoiono i pentiti abbruciat” diceva lo striscione sul falò della “camorra”, utilizzato secondo il pm per inviare un’intimidazione ai collaboratori di giustizia che avevano con le loro dichiarazioni, qualche giorno prima, portato all’arresto dei capi di quattro clan tra cui Teresa Martone, vedova di Michele D’Alessandro. Le condanne dei due ultimi imputati chiudono il cerchio su quella che venne considerata una sfida allo Stato. Il manichino in fiamme indossava un cappello dei carabinieri. Prima di loro già condannato a due anni e otto mesi Francesco Imparato, nipote del ras Salvatore Imparato. Il clan fedelissimo dei D’Alessandro avrebbe messo la firma a quel messaggio di morte inviato ai pentiti.

Commenti

Translate »