2020, l’anno più caldo che ci proietta verso un futuro preoccupante.

Necessita da subito ridurre in maniera ambiziosa le emissioni per prevenire impatti climatici sempre più avversi. Per il meteorologo e climatologo, Luca Mercalli, bisogna cambiare il paradigma di sviluppo, il mondo non ha risorse infinite e il clima e i processi naturali che ci tengono in vita possono collassare in spirali irreversibili, che penalizzeranno le nuove generazioni. Occorre pertanto lavorare sull’informazione. Gli amministratori locali devono essere consapevoli che la sostenibilità non è un optional decorativo, da affiancare per moda all’economia attuale, ma è una nuova direzione di marcia che una volta presa esclude compromessi con le pratiche inquinanti del passato.

Il servizio europeo Copernicus ha certificato che il 2020 ha eguagliato il 2016 come l’anno più caldo mai registrato al mondo.   Un primato che arriva al termine di un decennio di temperature record che hanno evidenziato il surriscaldamento del pianeta. L’anno appena trascorso ha registrato un aumento della temperatura media di 1,25 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale, esattamente come il 2016, hanno  fatto notare dal servizio europeo Copernicus Climate Change Service (C3S) sul cambiamento climatico. Il Global Monitoring for Enviroment and Security (GMES) ora ribattezzato Copernicus è un’iniziativa dell’Agenzia spaziale Europea (ESA) e della Commissione europea . Un organismo creato nel 2001 la cui finalità è quella di fornire entro il 2021 la capacità di agire autonomamente nel settore della sicurezza e dell’ambiente tramite le rilevazioni satellitari. “Il 2020 si contraddistingue per il suo calore eccezionale” ha confermato il direttore di C3S Carlo Buontempo, “e questo è l’ennesimo promemoria dell’urgenza di ridurre in maniera ambiziosa le emissioni per prevenire impatti climatici avversi nel futuro”. Sull’argomento, in un’intervista di qualche tempo fa, il famoso divulgatore scientifico nonché  presidente della Società Meteorologica Italiana,  Luca Mercalli non ebbe dubbi, dichiarando che  “bisogna cambiare il paradigma di sviluppo, il mondo non ha risorse infinite. Per questo è necessario fare un gigantesco sforzo di informazione e sollecitare azioni individuali. Duecento anni di intossicazione da gas serra da parte dell’Umanità hanno fatto salire la febbre al Pianeta: un grado nell’ultimo secolo. Ora si tratta di curare la malattia e limitare i sintomi a 2 °C di incremento di temperatura a fine secolo, oppure non far nulla e rischiare un febbrone da 5 °C al 2100, che sarebbe catastrofico per la nostra società. Quella ambientale è una sfida epocale, inedita per l’intera civiltà umana. Non sembra che riusciamo ancora a percepirne la gravità, continuiamo a sottovalutarla, a pensare che gli scienziati siano catastrofisti, a credere che ci sarà un rimedio a ogni danno. Invece bisogna cambiare il paradigma di sviluppo, il mondo non ha risorse infinite e il clima e i processi naturali che ci tengono in vita possono collassare in spirali irreversibili, che penalizzeranno i nostri figli e nipoti. Per questo bisogna fare un gigantesco sforzo di informazione e sollecitare azioni individuali: caccia agli sprechi, risparmio energetico, meno rifiuti, più energie rinnovabili, trasporti pubblici e sostenibili, alimentazione a basso impatto ambientale. Il problema sta nel futuro: rischiamo di perdere queste caratteristiche positive, amplificando siccità e ondate di caldo estremo. Per introdurre misure di adattamento/mitigazione dei cambiamenti climatici, come l’uso di auto elettriche in città e la diffusione del telelavoro, ci vogliono strumenti normativi che le sostengano. Molte amministrazioni locali italiane stanno procedendo bene con le scelte di salvaguardia ambientale, ci sono le conoscenze e le soluzioni. Il problema è la coerenza: non c’è ancora un quadro normativo omogeneo e una consapevolezza da parte di funzionari, amministratori e cittadini che la sostenibilità non è un optional decorativo, da affiancare per moda all’economia attuale, ma è una nuova direzione di marcia che una volta presa esclude compromessi con le pratiche inquinanti del passato. Bisogna lavorare sull’informazione e poi su azioni vaste, corali, condivise ed efficaci. Se si vuole curare la febbre tocca prendere le medicine nelle dosi e nei tempi indicati dai medici: troppo poco e troppo piano non ha effetti!”– 09 gennaio 2021 – salvatorecaccaviello

 

Fonte: Ansa-Regione Lombardia

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