Tamponi in “nero” a Napoli, abusivi li fanno a 50 euro a domicilio

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Hanno approfittato del momento. Hanno capito che gli affari potevano crescere, complice l’esigenza di tante persone di fare il test al più presto, pur di non lasciare da soli i propri genitori, i nonni, i suoceri, insomma i parenti anziani, da mesi isolati e deboli. E hanno imposto le regole: cinquanta euro per ogni esame, con la promessa (e l’accordo) di avere gli esiti a stretto giro. Soldi in cambio di esami spediti, con la consegna del silenzio in caso di tracce di virus.
Mercato nero dei tamponi, in pieno centro a Napoli, all’ombra della Asl Napoli uno, nei giorni dell’infinita emergenza da Covid. Una frontiera illegale, un affare che sarebbe stato condotto soprattutto da infermieri, alcuni dei quali impegnati nelle scorse settimane per conto della principale azienda sanitaria cittadina. Funzionava più o meno in questo modo: cinquanta euro per avere un tampone a domicilio, un servizio rapido da chiudere in pochi minuti, quanto basta ad introdurre il cotton fioc nelle narici e a scambiarsi una stretta di mano. Con una banconota tra le dita. È accaduto nell’area collinare di Napoli, nella zona a ridosso del centro Asl del Frullone, parliamo dell’avamposto sanitario cittadino più esposto e impegnato in questi mesi, dove la scorsa estate è stata allestita la barriera della prevenzione cittadina, per tutti coloro che facevano ritorno a Napoli dopo un periodo di ferie.
Tamponi a pagamento, un mercato nero che si è sviluppato sulla pelle delle persone più fragili, che ha fatto scattare le dovute contromosse. La prima è quella interna alla stessa Asl, che ha dato inizio a una indagine amministrativa, nel tentativo di isolare le eventuali mele marce; la seconda è quella che attende verifiche di polizia giudiziaria, con l’inevitabile denuncia in Procura. Un fenomeno che è stato segnalato a Il Mattino da alcuni cittadini giustamente indispettiti per le richieste che sono state loro inoltrate. Chiaiano, Vomero, Arenella, doveroso raccontare questa storia, ma a partire da una premessa: la maggioranza degli infermieri e operatori sanitari della Asl Napoli uno ha rappresentato in questi mesi un presidio di legalità e di efficienza, offrendo esempi di professionalità, che non possono essere macchiati da alcune mele marce. Stando a quanto emerso, la Asl Napoli uno ha denunciato in modo tempestivo il fenomeno, fino ad isolare alcuni infermieri. Si attendono ora gli esiti delle verifiche di polizia giudiziaria.
IL SISTEMA
Ma come funzionava? E come è stato scoperto? Si parte dalle segnalazioni fatte ai medici di famiglia, per arrivare al servizio che viene di volta in volta erogato sul territorio. Si arriva al porta a porta, come per altro previsto dai protocolli sanitari che impongono di assistere chi è impossibilitato ad arrivare ad un ambulatorio. Nomi, richieste, domicili. Una miriade di informazioni su cui qualcuno ha iniziato a speculare, costruendo un business tutto personale. E illegale. Un servizio capillare, all’ombra del quale sono stati consumati degli abusi. Poi, la svolta. In sintesi, un parente di una persona anziana ha denunciato tutto. Era presente in casa, quando ha visto un infermiere fare il tampone e intascare cinquanta euro. Senza alcun riscontro fiscale, senza alcuna pezza di appoggio. Inevitabile a questo punto una domanda: per quale motivo pagare cinquanta euro di contrabbando, per avere un servizio che può essere assicurato dall’Asl? Due le risposte possibili: da un lato, la questione dei tempi; dall’altro, l’esigenza che non venisse fatta una segnalazione formale, qualora il test fosse risultato positivo. Due aspetti, quello dei tempi e dell’apertura di un eventuale triage, che sono risultati decisivi nel corso della pandemia napoletana. Ma facciamo un passo indietro, torniamo a pochi giorni prima di Natale, con l’esigenza di incontrare i propri cari, per organizzare le feste in famiglia. Siamo nei giorni in cui c’è chi è disposto a pagare pur di aver un responso a stretto giro, senza complicazioni burocratiche. È in questo scenario che è nato il mercato nero dei tamponi, grazie alla particolare dimestichezza degli infermieri con laboratori Asl o convenzionati con il pubblico. È da qui che sono scattate le indagini, che ora puntano a stabilire perimetro e responsabilità di questa sorta di trafficanti dell’emergenza sanitaria a Napoli. Leandro Del Gaudio. Il Mattino

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