Storie di comunità in rete da Ravello al Sudamerica: “Un patrimonio sulle spalle”

«Un patrimonio sulle spalle». Mai titolo più azzeccato per il docufilm di Francesco De Melis presentato lo scorso anno a Milano nell’ambito del grande progetto di valorizzazione della Rete delle grandi Macchine a spalla italiane, dal 2013 inserita dall’Unesco nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Vediamo cosa scrive Erminia Pellecchia per Il Mattino.

La Rete è anche un’associazione nata nel 2006 su iniziativa di Patrizia Nardi che ebbe la felice intuizione di «connettere» e candidare le quattro processioni più spettacolari del Belpaese: la Macchina di santa Rosa di Viterbo, la Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi e la Faradda de li Candareri di Sassari; una «famiglia» devota a cui si sono aggiunti anche i Ceri di Gubbio, prossimi ad entrare nella lista. Nell’attesa, le Macchine sono in tour promozionale nel mondo, con un itinerario che abbraccia Mediterraneo e Sudamerica, terra dove i riti religiosi importati dall’Europa si sono impiantati con radici forti. Il viaggio, partito l’11 giugno 2019 da Santiago del Cile, ha toccato Buenos Aires, Merida e Città del Messico, «Un’occasione straordinaria di divulgazione delle nostre feste in Paesi nei quali grande attenzione è stata data, negli ultimi trent’anni, al patrimonio culturale immateriale che in molti casi ha dato linfa vitale a comunità e territori», disse nel corso della presentazione del progetto espositivo la Nardi, protagonista ieri del webinar «Storie di comunità e di patrimoni culturali immateriali. Italia, Mediterraneo e America Latina», promosso dal Centro Universitario Europeo per i Beni culturali, Ravello Lab e Rete delle grandi Macchine a spalla italiane Patrimonio Unesco, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo. «Il seminario nasce, nello spirito della Convenzione di Faro, come esigenza di riflessione condivisa e di scambio di conoscenze ed esperienze tra una pluralità di soggetti, italiani e stranieri, sul tema del patrimonio culturale immateriale che ci vede in prima linea con la Dieta mediterranea», ha spiegato Alfonso Andria, presidente del Cuebc nell’aprire i lavori insieme al consigliere diplomatico del ministro MiBact Uberto Vanni d’Archirafi. Il dibattito, introdotto da Claudio Bocci e moderato da Gabriele Desiderio, è stato animato da personalità di rango come Francisco Javier Lopez Morales, Gloria Lopez Morales, Juan Luis Isaza Londono, Vincenzo Muscolo. La Nardi ha sottolineato la «stretta sinergia con il Centro e Ravello-Lab sul tema del patrimonio immateriale, che si collega ad uno dei punti più significativi delle linee guida del piano di salvaguardia condiviso della Rete: l’impegno finalizzato al dialogo con le istituzioni e i centri di ricerca che lavorano sui temi riguardanti gli elementi iscritti. Scopo è favorire il dialogo circolare tra comunità, politici, esperti, soggetti pubblico-privati interessati alla salvaguardia di questa tipologia patrimoniale. Con uno sguardo alle buone pratiche nazionali e internazionali». Al tavolo hanno preso parte Maria Assunta Peci e Rosanna Binacchi del Mibact; Leandro Ventura Istituto centrale Patrimonio immateriale; Maurizio Di Stefano presidente Icomos Italia e Nadia Murolo dirigente Promozione e Valorizzazione Beni culturali Regione Campania. Tra i testimoni di buone pratiche di salvaguardia: Maria Grazia Bellisario, Rosario Perricone, Stefano Pisani, Elisabetta Moro, Giulio Marini, Fabio Madau e Raimondo Rizzu. Prezioso l’intervento dell’onorevole Paolo Russo che ha comunicato l’approvazione dell’emendamento per l’istituzione dell’Osservatorio nazionale patrimonio culturale immateriale Mibact.

Commenti

Translate »