Piano di Sorrento: lavori abusivi alla fabbrica Piemme. Condannati i proprietari

Piano di Sorrento. Abusi edilizi nella storica fabbrica di limoncello: condannati i proprietari, il tecnico e la ditta esecutrice. Si è chiuso ieri il processo di primo grado per i presunti abusi realizzati all’interno della fabbrica Piemme di Piano di Sorrento, nota in tutto il mondo per il suo limoncello. Secondo l’accusa, riporta Il Mattino, alcuni lavori di ampliamento eseguiti nel 2014 erano in contrasto con le norme paesaggistiche ed erano stati realizzati grazie ad alcune false dichiarazioni contenute negli atti presentati per ottenere la Scia dall’ufficio Tecnico comunale.

In pratica, la struttura era troppo vicina al cimitero, dunque non poteva essere sottoposta a modifiche, pur essendo un immobile di oltre cinquant’anni fa, realizzato all’epoca abusivamente ma poi inglobato nel piano regolatore dopo un lungo contenzioso tra i vecchi proprietari e il Comune. Una tesi, quella sostenuta dalla Procura di Torre Annunziata, rappresentata in aula dal sostituto Andreana Ambrosino, che è stata quasi del tutto accolta dal giudice Marco Feminiano, che ha condannato quattro dei sei imputati, con il proscioglimento per tutti da alcuni capi di imputazione legati a reati contravvenzionali ormai prescritti.

Condannati a un anno e quattro mesi i titolari della Piemme, Giovanni e Gian Mario Russo. Un anno e mezzo, invece, è la condanna inflitta all’ingegnere Antonio Elefante, progettista e direttore di quei lavori eseguiti in area sottoposta a vincoli paesaggistici. Infine, un anno è la pena inflitta ad Antonino Aprino, titolare di una delle ditte che avrebbero realizzato i lavori considerati illegali. Assolti con formula piena, invece, il tecnico comunale Michele Amodio e l’altro imprenditore edile Gaspare Arpino.

La questione sulla legittimità dell’immobile affonda le radici a fine anni 60. Successivamente, però, gli abusi erano stati sanati. La questione era sempre legata alla zona cimiteriale, con l’opificio costruito all’interno di quella fascia di rispetto. La ristrutturazione con annesse opere progettate da Elefante e la Scia presentata nel 2012 hanno, però, avviato un nuovo procedimento: le opere sono state di nuovo ritenute abusive nel 2014 e il Comune aveva ordinato l’abbattimento degli abusi. Il Tar, però, successivamente ha dato ragione ai proprietari. Nel frattempo, le stesse irregolarità erano state riscontrate dal punto di vista penale, con il sequestro arrivato nel 2016. Ieri si è chiuso il primo grado di giudizio. I legali degli imputati annunciano ricorso in appello.

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