Costiera-Penisola: il crollo del turismo. L’Istat certifica un calo in Campania del 72% nel 2020

La Campania quest’anno è stata molto colpita dalla flessione dei turisti. In particolare hanno risentito zone come la Costiera amalfitana e la Penisola sorrentina, località gettonate dagli stranieri. L’emergenza sanitaria e i lockdown ripetuti hanno portato ad repentino calo delle presenza dei vacanzieri nella nostra regione, che l’Istat certifica del -72,2%. Numeri da record in negativo, che diventano ancora più alti per via dell’assenza dei turisti stranieri, che sono tra i principali fruitori delle bellezze campane. Non è bastato, infatti, il turismo di prossimità, per compensare il mancato arrivo dei vacanzieri d’oltralpe. E, in più, la stagione turistica è stata compressa in pochi mesi, da luglio a settembre, mentre negli altri anni, per diverse località, come la Costiera amalfitana o città d’arte, come Napoli, la stagione degli arrivi e delle partenze durava perlomeno 9 mesi.

Così, nel 2020 si è verificato un vero e proprio crollo di una delle principali industrie regionali, con tutte le conseguenze del caso. Perché ad essere trainati nel vortice della crisi economiche non sono solo ed esclusivamente le strutture turistiche ma l’intero indotto, a partire dalla ristorazione fino ad arrivare ai servizi turistici e al commercio.

Tant’è che – leggiamo oggi sulla Città di Salerno – la mancanza di turisti ha un ruolo determinate anche nella strage silenziosa delle imprese nel Salernitano, effetto immediato e diretto della pandemia, che ha mietuto vittime anche a Salerno e in provincia. E la crisi ha colpito in particolar modo proprio le imprese turistiche o quelle collegata, a doppia mandata, alla presenza degli ospiti stranieri. A contribuire a questa ecatombe, tra le altre cose, il periodo limitato della stagione turistica che è durata, come evidenzia Giuseppe Gagliano, responsabile provinciale di Federalberghi, «solo 2 o, al massimo, 3 mesi».

A livello territoriale in Italia, i dati sul movimento turistico dei primi nove mesi del 2020, indicano che le flessioni più consistenti delle presenze hanno interessato di più le Isole (-62,7% rispetto all’anno precedente) e le regioni del Nord-ovest (-61,9%); solo la ripartizione del Nord-est registra una variazione che, sebbene anch’essa molto consistente (-45,7%), risulta meno ampia di quella media nazionale (-50,9%). Dalle prime stime effettuate a livello regionale, risulta che le flessioni del numero di presenze siano maggiori, rispetto allo stesso periodo del 2019, nel Lazio (-73,6%) e in Liguria (-71,9%).

Nessuna regione presenta incrementi, tuttavia le regioni che, seppur in calo, presentano diminuzioni più contenute sono le Marche (-27,0%), il Molise (-29,0%), le Province autonome di Bolzano (-29,5%) e Trento (-31,2%), l’Abruzzo (-36,9%), la Valle d’Aosta (-37,8%) e la Puglia (-42,0%). Anche per quanto riguarda il trimestre estivo, solo il Nord-est presenta una flessione inferiore alla media nazionale (-32,2% rispetto a -36,1%), mentre le ripartizioni del Centro, del Sud e delle Isole si attestano tutte su flessioni intorno al 45%; il Nord-ovest mostra il calo più consistente (-58,1%). Il crollo è generalizzato e investe tutta l’Italia.

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