Coronavirus. Sanatoria fiscale al posto dei ristori, via imposte per 5,3 miliardi: ecco il piano

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Coronavirus. Sanatoria fiscale al posto dei ristori, via imposte per 5,3 miliardi: ecco il piano.

ROMA Un fondo con una dotazione di partenza di 5,3 miliardi, ma destinato ad allargarsi in base alle effettive necessità attingendo allo scostamento di bilancio per il 2021. Soldi che serviranno a cancellare i versamenti fiscali sospesi con il decreto Ristori Quater (pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale) ma non in misura uguale per tutti. Il governo lo ha chiamato “perequativo” proprio perché l’idea è pareggiare i conti, realizzare una sorta di conguaglio tra le risorse erogate finora con i vari provvedimenti di sostegno e quelle che spetterebbero alle varie attività economiche sulla base di criteri più definitivi di quelli adottati finora: criteri che sono sono condizionati dalla fretta di assicurare un aiuto rapido alle imprese.

Dunque a gennaio, quando il meccanismo dovrebbe diventare operativo, ci sarà qualcuno che non otterrà ulteriori risorse e qualcun altro che invece se le vedrà incrementare: ma non sotto forma di bonifici provenienti dall’Agenzia delle Entrate quanto piuttosto di cancellazione del debito fiscale. Più precisamente, il testo del decreto parla di «esonero totale o parziale dalla ripresa dei versamenti fiscali e contributivi». Chiaramente, nessuna azienda si troverà nella condizione di restituire quanto ha già percepito, ma eventualmente potrebbe essere chiamata a versare le imposte dovute. L’idea di fondo è proprio quella di sostituire le erogazioni dirette con mancati versamenti tributari.

Il punto chiave quindi è quali saranno i criteri usati per questa redistribuzione. Il provvedimento appena approvato, rinvia ad un successivo Dpcm, da adottare con deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta dei ministri dell’Economia e dello Sviluppo, con parere delle commissioni parlamentari. Insomma una procedura complessa sulla quale prevedibilmente si scatenerà la bagarre delle categorie interessate.

In linea di massima però l’intenzione dell’esecutivo è abbandonare l’approccio settoriale in larga parte seguito finora (che passava anche per codici Ateco non sempre precisi o esaustivi) per basarsi invece su parametri oggettivi che affianchino quello della perdita di fatturato. Questa a differenza di quanto avvenuto in precedenza dovrebbe essere misurata su un arco temporale più lungo di un solo mese (verosimilmente un semestre). Tra gli altri fattori da considerare – ma la discussione sul punto è appena iniziata, ci potrebbero essere ad esempio i costi fissi sostenuti dalle varie attività economiche.

L’intervento per il prossimo anno dovrebbe essere quello finale ma naturalmente molto dipenderà dall’evoluzione della pandemia e – conseguentemente – della situazione economica. La base di partenza sono i 5,3 miliardi “ricavati” dallo slittamento dei versamenti fiscali, che sono contabilmente coperti con il decreto Ristori Quater e quindi si trasformerebbero in maggiori entrate per il 2021. Ma queste risorse potrebbero poi essere integrate grazie allo scostamento di bilancio per il prossimo anno che dovrebbe essere deliberato dal Parlamento.

Uno dei nodi da sciogliere è la necessità di coordinare la nuova misura con le correzioni ai provvedimenti sui ristori che potrebbero ancora essere adottati dal Parlamento, per venire incontro alle esigenze di questa o quella categoria rimasta fin qui esclusa dagli aiuti. Con l’ultimo testo sono infatti quattro i decreti approvati dall’esecutivo: per ovvie esigenze di procedura sono stati fusi attraverso opportuni emendamenti. In totale le risorse mobilitate arrivano a 18 miliardi. Il punto è che in ogni caso gli ulteriori interventi non arriverebbero in tempo per l’anno in corso, entrando in vigore nel mese di dicembre. Proprio per le esigenze che emergeranno alle Camere in fase di conversione lo stesso decreto Ristori Quater riserva una dote di 600 milioni di euro, in analogia con la prassi normalmente seguita per la legge di Bilancio.

Fonte Il Messaggero

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