Blitz alla Leonardo, arrestato l’hacker: attacco realizzato da un ebolitano

Blitz alla Leonardo, arrestato l’hacker. L’attacco è stato realizzato dall’ebolitano Arturo D’Elia, responsabile della sicurezza della società aerospaziale italiana.

Attacco hacker alla Leonardo spa. L’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, è vittima di un “pirata” ebolitano: Arturo D’Elia. Il giovane informatico, diplomato al liceo classico, era già stato protagonista di un cyber attacco messo a segno con successo ai danni di una base Nato. Prima di essere licenziato, D’Elia si occupava della gestione della sicurezza informatica della Leonardo. Ieri mattina, il gip del tribunale di Napoli, Roberto D’Auria, giudice a Eboli per quasi dieci anni, ha firmato la misura cautelare in carcere per D’Elia. L’accusa per l’hacker è di avere trafugato 10 gigabyte di dati e informazioni di rilevante valore aziendale.

Secondo la Procura di Napoli, quei dati erano inerenti a progetti per sistemi elettronici installati su velivoli militari catalogati come ‘top secret’. Dopo l’arresto di D’Elia, la società Leonardo ha lanciato messaggi rassicuranti: «I dati classificati, di valore strategico, sono stati trattati in aree prive di connettività». Gli inquirenti napoletani ritengono che i dati prelevati dai profili presenti su 33 computer nello stabilimento aziendale di Pomigliano D’Arco (Napoli) siano riferibili a dipendenti e dirigenti impegnati in attività d’impresa finalizzate alla produzione di beni e servizi strategici per la sicurezza e la difesa del Paese.

D’Elia aveva creato un trojan ad hoc, ricavato con un codice sorgente di un altro malware, per renderlo ancora piu’ efficace e invisibile. Dopo i trasferimenti dei dati, della sua presenza e del suo operato non restava traccia. L’hacker ebolitano aveva una posizione importante nella Leonardo spa: esperto della sicurezza. Grazie ai suoi accessi, ha inoculato il nuovo gioiello software attraverso una pendrive usb e trasferito le informazioni riservate dell’azienda tra maggio 2015 e gennaio 2017. La Leonardo si è accorta che c’era un traffico dati anomalo e ha avviato le indagini.

Il pool cyber crime della Procura di Napoli (composto dai pm Mariasofia Cozza e

Claudio Orazio Onorati , coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli ) si è messo sulle tracce di D’Elia, contestandogli l’accesso abusivo a sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazioni telematiche e trattamento illecito di dati personali. Gli inquirenti della Polizia e della Procura si sono accorti del coinvolgimento e si sono dovuti preoccupare di portare avanti l’attività tenendo d’occhio l’ignaro indagato.

È ritenuta grave anche la posizione di un altro dipendente della Leonardo, Antonio Rossi , che era in servizio al Cyber Emergency Readiness

Team: per gli investigatori avrebbe depistato le indagini. Su richiesta dell’ufficio inquirente guidato dal procuratore Giovanni Melillo e’ stata emessa una misura cautelare agli arresti domiciliari. Eseguite anche una serie di perquisizioni e di sequestri nei confronti degli indagati. Non si esclude il coinvolgimento di altre persone. Dal trojan di D’Elia erano state infettate 13 postazioni di una società del gruppo Alcatel, alle quali se ne sono aggiunte altre 48, in uso a soggetti privati, nonche’ ad aziende operanti nel settore della produzione aerospaziale.

A D’Elia e a tutte le altre persone coinvolte gli investigatori sono risaliti individuando gli utenti e associando ai nomi utilizzati le ricerche sui profili social. Su tutte le tracce informatiche disseminate sul web e messe a confronto con i dati anagrafici in possesso delle aziende per le quali tutti lavoravano.

Fonte La Città di Salerno

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