“anns cafettieè !” Espressione che un tempo invitava il barista ad aggiungere un goccio di anice al caffè. foto

Le zeppole che faceva la nonna avevano un leggero aroma di erbe di campo come finocchietto e menta. Poi in seguito ho scoperto che si trattava di anice. L’anice non aromatizzava sole le zeppole, ma veniva usato anche e sopratutto , qualche goccia , nel caffè espresso caldo. “anns cafettiee !” era la richiesta che faceva il consumatore per rendere il caffè ancor più digestivo. In alcuni bar, accanto allo zucchero sul bancone , vi era una boccetta che conteneva anice, se ne versavano poche gocce per ottenere dalla tazzina  un profumo diverso.

Oggi questa spezia liquorosa sembra quasi scomparsa, eppure essa è alla base di importanti alcolici internazionali come l’Assenzio diffuso in tutta Europa, l’Anicetta della Sila in Italia, il Pastis e l’Anisette in Francia, il Rakı in Turchia, l‘ouzo in Grecia, l’Arak nella Mezzaluna Fertile, la sambuca in Italia, il Tutone in Sicilia, il Mistrà e l’Anisetta nelle Marche, per citare solo alcuni dei più famosi. Comune in tutto il mediterraneo. Vive il suo periodo d’oro nell’800, quando poeti e pittori ne esaltano le capacità di creare fumose allucinazioni. La “fata verde”, così chiamata per il colore del liquore , diventa simbolo di trasgressione contro l’ordine borghese . Zola ne parla in un suo romanzo, Degas dipinge una bevitrice di assenzio e anche Van Gogh ne era appassionato bevitore. Fu l’ispirazione del modo di vivere bohémienne ed era la bevanda preferita di pittori, poeti e scrittori da Shakespeare fino ad Hemingway, che dichiarò di amare l’assenzio per i suoi effetti di far cambiare le idee. Ricordo con precisione , quando da giovane facevo il barista, anni 60, Raffaele il cocchiere, entrava più volte al giorno usando l’espressione del titolo, anzi “acqua e anness”.

Generico dicembre 2020

Noi di Positanonews in giro per gustare zeppole e struffoli non abbiamo trovato alcun pasticciere che faccia uso di anice per aromatizzare, solo su richiesta. Invitiamo a provare.

L’anice è una delle spezie più antiche, ed è diffusa in molte cucine. Era già conosciuta e utilizzata dai Greci, dagli Egizi e dai Romani per dare gusto alle vivande a base di pollo, maiale, verdure e piccoli biscotti digestivi. Dal Medio Oriente antico si diffuse nel bacino del Mediterraneo e da lì in Europa, tanto che nel Medioevo era un ingrediente di numerose ricette in quasi tutti i paesi.  L’anice stellato appartiene alla famiglia delle Illiciaceae e deve il suo nome alla forma di stella che caratterizza gli occhielli dei suoi 8 piccoli frutti. Fu importato in Occidente solo alla fine del 1600, passando attraverso la Russia. Noto e molto usato in tutto l’Oriente, è particolarmente amato in Cina e Vietnam.

L’anice ha un gusto tendente al dolce, e l’aroma ricorda quello dei semi di finocchio con un lieve retrogusto di menta.

La spezia è diffusissima e le ricette che la contemplano sono virtualmente infinite. Possiamo però dire a grandi linee che l’anice viene usato per dare gusto a carni di pollo, maiale e coniglio, così come lo usavano già i Greci e i Romani. Viene inoltre usato in accompagnamento di verdure e formaggi, specie nei paesi del Nord Europa.

In tutti i paesi europei è un ingrediente base di dolci e bevande tradizionali: torte, biscotti, panpepati, pandolci, frutta secca. In Toscana si trovano alcuni prodotti tipici: i biscotti salati all’anice nella zona del Monte Amiata, mentre originari di Lamporecchio sono i dolci brigidini. A Forlì, invece, in Romagna, in occasione della festa della Madonna del Fuoco, patrona della città, si prepara tradizionalmente una piadina dolce, aromatizzata coi semi di anice, chiamata appunto piadina della Madonna del Fuoco o anche pane della Madonna del Fuoco. A Catania, in Sicilia, vengono prodotti i tipici Biscotti della Monaca seguendo un’antica ricetta delle suore di clausura del Convento di Santa Chiara.

 

Commenti

Translate »