Sorrento, Raffaele Attardi sul Covid: “Ci vuole una riforma strutturale che elimini le fragilità”

Sorrento. Condividiamo il post del noto chimico Raffaele Attardi: «Si continuano a succedere provvedimenti emergenziali per affrontare l’emergenza tutti slegati fra loro. Si distribuiscono dispositivi medici più o meno sicuri, si introduce sotto varie forme il distanziamento, si comprano apparecchiature di ogni genere si promettono tamponi, a iosa. Queste cose non bastano e talvolta sono solo sprechi.

Ci i vuole un sistema organizzativo che, facendo perno sui tamponi, consenta di bloccare la catena del contagio. Ci vuole una riforma dei servizi di assistenza e prevenzione territoriale che faccia perno su di una segretaria organizzativa centralizzata, capace di ricevere le telefonate, dare ascolto alle persone e indirizzarle correttamente. Ci vogliono gli alberghi covid per assistere i positivi. Ci vuole un’assistenza domiciliare con protocolli di cura accreditati che segua con tempestività e continuità chi presenta i primi sintomi

Queste sono cose indispensabili per spegnere la corsa verso gli ospedali ed evitare che le persone si aggravino. E bisogna frenare la trasformazione degli ospedali, che sta portando alla creazione ovunque di reparti covid. Questo sta creando una promiscuità pericolosa per il personale sanitario e i degenti e non è giustificata dai dati, che vedono larga disponibilità di posti in rianimazione e reparti covid sul territorio regionale. E questa trasformazione sta impoverendo un sistema ospedaliero già precario in molti settori.

Se continua così faremo un campo sanitario, la stessa fine della emergenza rifiuti: usciremo dalla emergenza con un sistema fatto a pezzi, che dopo 20 anni ancora non si è riusciti a riportare a regime, e con discariche e rifiuti a macchia di leopardo sul tutto il territorio. E non avremo i soldi per ricostruirlo.

Non si può andare avanti con provvedimenti emergenziali, ci vuole una riforma strutturale che elimini le fragilità emerse. Dobbiamo uscire più forti dalla crisi non con un sistema fatto a pezzi e pieno di paure».

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