Sorrento, il chimico Raffaele Attardi sull’emergenza Covid: “Se fosse stata una guerra avremmo già perso da tempo”

Sorrento. Riportiamo il post del noto chimico Raffaele Attardi: «Ci pensate? Siamo 10 mesi che si vive in emergenza. Abbiamo raggiunto la condizione ideale per l’Italia, terra di grande creatività ed eroismi. E stiamo dando il meglio di noi stessi. Siamo in mano a condottieri che dal governo all’ultimo comune sono tutti a favore del popolo e stanno producendo centinaia di ordinanze, una diversa dall’altra per gestire a stessa cosa. I burocrati ci sguazzano e le sostengono interpretandole a modo loro, ognuno difendendo a spada tratta il proprio referente, non importa se in contraddittorio con i colleghi. Ma tanto ha poca importanza chi ha ragione, tanto nessuno riesce a garantire l’effettiva applicazione delle ordinanze, perché cambiano continuamente.

Ma del resto non sembra neanche necessario farlo perché finalmente è provata un’altra verità: i Cittadini sono ormai ben classificati, divisi fra cialtroni e rispettosi delle leggi e tutti, si portano continui esempi a sostegno di questa tesi, e in tanti sono intimamente convinti che questa cosa renda impossibile qualsiasi miglioramento.

Abbiamo finalmente provato che la gestione ordinaria è un orpello inutile. Questa è l’unica certezza che si va consolidando, tutto si va conformando intorno a questo principio, si abbandonano le regole di gestione, peraltro da sempre poco applicate, alla ricerca delle performance individuali e proliferano i leader naturali. Non credo che torneremo indietro, ci piace troppo dividerci fra di noi.

Se fosse stata una guerra, avremmo già perso da tempo. Ma questa è una malattia e come ha già precisato lucidamente Toti, presidente della Liguria, le vittime sono prevalentemente persone fragili. In fondo si tratta solo di un danno collaterale.

Forza rimbocchiamoci tutti le mani, mettiamo in galera i cialtroni che non rispettano le ordinanze, facciamo uscire di casa solo quelli che devono produrre e tiriamo avanti: l’importante è salvaguardare il tessuto produttivo, prima o poi tutto tornerà come prima».

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