Sorrento, il chimico Raffaele Attardi: “Quello che sta accadendo non è gestione del rischio: è promozione del caos”

Sorrento. Riportiamo l’interessante post pubblicato dal noto chimico Raffaele Attardi sulla sua pagina Facebook.

“Adesso inizia il tormentone sull’algoritmo che determina la classificazione in zone rosse, arancione e gialle. Un modo come un altro per far finta di ignorare che il contagio, prima di essere una malattia è una relazione che si genera fra una persona sana e una portatrice del visus. Il virus non ha ali, non ha gambe e non striscia: ha bisogno di un contatto ravvicinato per passare da uno all’altro. Io non faccio dietrologia, ma ignorare questo fatto e spostare continuamente l’attenzione sui tanti aspetti di questa problematica è un errore così macroscopico che non può che essere voluto.

Questo errore ha portato come conseguenza l’adozione di una serie di provvedimenti sbagliati, che a partire dalla fine di aprile, hanno contribuito a diffondere il contagio. Ne cito alcuni, il mancato controllo dei passaggi da zone critiche a zone esenti, il bonus vacanze senza linee di indirizzo, che ha portato troppi nelle zone più gettonate, l’affollamento di piazze, strade e litorali, grazie alla liberalizzazione degli spazi pubblici e demaniali.

A questo bisogna aggiungere l’insufficienza delle misure prese per gestire il trasporto pubblico e per rendere sicura la frequentazione di luoghi affollati, come uffici, fabbriche e centri commerciali.

Io in parte giustifico chi amministra, perché subisce la pressione degli elettori, e ogni restrizione genera malcontenti, ma trovo ingiustificabile il ruolo dei burocrati e dei professionisti incaricati di proporre le misure di prevenzione, che hanno non hanno contestato queste scelte e in parte le hanno addirittura avvallato.

Ha contribuito e continuamente contribuisce ad aggravare la situazione, la pioggia di pareri contrastanti diffusi da cani e porci, senza che ci sia stato un minimo di controllo da parte dei mass media della correttezza della informazione, e cosa ancor più grave, senza che gli Ordini Professionali siano intervenuti per portare ordine in questa confusione.

E così si pass malinconicamente da una restrizione ad un’altra senza che non si sta pianificando niente per migliorare i processi.

un altro capitolo dolente è quello delle misure adottate per la cura e l’assistenza, anch’esse molto opinabili. Abbiamo iniziato male lasciando soli sul fronte i medici di base, in numero insufficiente, anche perché le convenzioni sono ancora oggi bloccate, e stiamo procedendo peggio, proponendo di affidare a loro l’effettuazione dei tamponi.

Dal primo giorno, invece di stare a gloriarci dei successi della cura fuori dallo Spallanzani, bisognava mettere su un sistema di assistenza e prevenzione sanitaria h24, con personale dotato di mezzi adeguati, e con servizio di segreteria tecnica h24 per assistere e pianificare gli interventi di prevenzione. E per evitare il più che probabile affollamento degli ospedali, bisognava puntare agli alberghi Covid, attrezzati, e resi sicuri per accettare i contagiati, e con personale dedicato all’assistenza, invece di chiudere in casa, spesso senza assistenza, i positivi, insieme a moglie, figli e nonni, in attesa che oasi la nottata.

Adesso sta nascendo il tormentone delle zone colorate e si è messo in mezzo un algoritmo, che certamente produrrà infinite discussioni e scarsi risultati, con il solo risultato di confondere ancora di più le idee. Il parametro importante è uno solo ed è la frequenza delle relazioni.

Io ho trascorso metà della mia vita lavorativa impiegato in una azienda di Milano e soffro sia per quello che accade in Campania, che per quello che accade in Lombardia, ma non ci vuole la zingara o l’algoritmo per capire che le situazioni non sono paragonabili.

In Lombardia c’è un sistema di relazioni complesso ed intricato, con fiumi di persone che vanno e vengono ogni mattina, con i treni regionali e con la Nord, che prendono tram e metropolitana, tutti allo stesso orario, che si affollano all’ingresso di grattacieli, di fabbriche, davanti ai marcatempo, che si riuniscono per lavoro, che vanno a mensa, che ripetono all’inverso il percorso la sera e tornano a casa, purtroppo dopo essere stati esposti più volte al contagio. Basta questo per capire perché è zona rossa.

L’aver stabilito liberi tutti ad aprile con un contagio ancora presente in Lombardia è stato un errore gravissimo. Adesso si vuole scaricare tutto sui Cittadini, addossando a comportamenti irresponsabili la diffusione del virus. Certo i comportamenti sono importanti e hanno la loro influenza, ma non si può chiedere ai Cittadini di cambiare i comportamenti e poi lasciare le cose come stanno sperando che tutto passi.

Quello che bisogna cambiare sono i processi che regolamentano questa società, tutti orientati al consumo e alla distruzione di risorse. I risultati dipendono solo dai processi applicati, lo ripeto continuamente e non è solo una mia opinione: è anche la base della gestione del rischio. Quello che sta accadendo non è gestione del rischio: è promozione del caos. Tutto è interconnesso”.

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