Regione Campania: «I dati sul Covid sono in ritardo, il trend è inaffidabile»

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L’epidemia da coronavirus in Campania è considerata di livello moderato con probabilità alta di progressione. Insomma la febbre del virus non è così alta come invece risulta in altre regioni. Come riporta Il Mattino, registra tuttavia un ritardo nella notifica dei dati che renderebbe non pienamente affidabile il trend di casi e la diffusione valutata con l’indice di infettività Rt.

Nella mappa delle zone campane più critiche, relativamente all’indice di diffusività (Rt corretto in base al tasso di ospedalizzazione) il valore più alto si registra a Caserta (Asl che risponde anche con maggiore efficienza alla trasmissione del flusso dei dati richiesti). Parametro che comunque è collocato in un intervallo tra 1,25 e 1,5 considerato limite. Nelle altre province i dati sono costantemente inferiori al valore soglia di 1,5. In generale, su scala regionale, l’impatto di Covid-19 sui servizi assistenziali viene considerato basso e l’aumento della trasmissione dei contagi moderato.

Alta invece la probabilità di una escalation a rischio nei prossimi 30 giorni, per quanto riguarda i posti letto di degenza ordinaria impegnati (oltre il 50 per cento) non tale da generare tuttavia immediati gravi allarmi. Buona inoltre la tenuta della rete delle terapie intensive che sono sotto la soglia di occupazione critica del 40 per cento con valori di utilizzo dei posti letto che non hanno ancora raggiunto un livello di rischio tale da far pensare a un imminente collasso.

Così anche i focolai attivi che sono cresciuti ma non in misura tale (da 133 a 154 nei sette giorni sconsiderati) da generare valori fuori controllo. Sotto la lente degli epidemiologi dell’Istituto superiore di Sanità ci sono ventuno parametri analizzati per ciascuna regione. La Campania pur avendo un Rt abbastanza altro ha rispetto ad altre regioni ha fattori di rischio bassi, una bassa mortalità e un basso indice di ospedalizzazione dei nuovi postivi. Contano in questa analisi anche una serie di fattori che emergono dalla massa dei tamponi effettuati: non solo i positivi ma anche quelli che sono individuati da catene di contatti noti, quelli emersi da richieste di medici su sintomatici rispetto a quelli di screening che invece fanno riferimento a persone che non hanno nessun segno di malattia e che sono positivi al virus, magari diffusori ma non certo da considerare malati.

Anche nella zona di Napoli e provincia, a rischio anche per l’elevata densità di popolazione e dove Sars Cov 2 aveva raggiunto alti livelli di incidenza a metà ottobre, nelle ultime due settimana si registra un rallentamento della progressione. Lo scenario disegnato dai numeri ovviamente non è in grado di tastare pienamente il polso a una rete sanitaria molto sovraccarica soprattutto a Napoli con crescenti difficoltà di garantire in tempi rapidi un ricovero a un paziente positivo. Molto lavoro è in corso per aumentare l’offerta e la riconversione di posti ordinari sul versante della rete ospedaliera pubblica e sul sul versante delle Case di cura accreditate.

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