Queen, è di nuovo il giorno di Freddie Mercury: 29 anni fa la scomparsa della leggenda britannica video

Più informazioni su

Queen, è di nuovo il giorno di Freddie Mercury: 29 anni fa la scomparsa della leggenda britannica.

freddie mercury

Per la prima volta dalla sua pubblicazione nel 1981 e dopo 412 settimane di seguito in classifica, il Greatest hits con i maggiori successi dei Queen è risalito in classifica tra i primi dieci posti della Billboard 200 americana, esattamente all’ottavo. Non era mai arrivato così in alto, il picco lo aveva raggiunto con l’undicesima posizione nel 1992. Il risultato viene raggiunto proprio nella settimana dell’anniversario della morte del cantante della band, icona indimenticata del rock, Freddie Mercury, avvenuta il 24 novembre 1991. Un altro modo per ricordarlo.

Non capita a tutti gli artisti né a tutti i personaggi famosi scomparsi di venire ricordati ormai ogni anno. Succede però a Freddie Mercury e ci si dovrebbe chiedere il perché: forse perché il cantante dei Queen è stato un frontman carismatico, tra i più carismatici che il rock abbia mai avuto, capace di conquistare il pubblico e portarlo per mano dove lui voleva. O anche perché ha sempre fatto coincidere la sua musica e la sua attività artistica con la stessa band, come un giocatore di calcio che resti per sempre legato alla sua maglia: “Non date retta alle voci” disse nel concerto di Wembley del 12 luglio 1986, “i Queen non si dividono, resteremo insieme fino alla morte, ne sono sicuro”.

O forse lo si ricorda ogni anno perché nel 1991, proprio mentre la band perdeva il suo frontman, i Queen avevano raggiunto il punto più alto della loro fama mondiale. Oppure perché Mercury è stato tra i primi, tra le star planetarie, a morire per le conseguenze dell’Aids, a pochi anni di distanza dall’attore Rock Hudson. O forse, ancora, per il rammarico dei fan di sapere che soltanto dopo qualche anno la sua morte sarebbe stata evitata grazie alle cure che oggi permettono ai malati di Hiv di controllare la malattia e di sopravvivere a lungo nonostante il virus. Bisognerebbe chiederselo, il perché, visto che, per fare un solo esempio, il 7 novembre scorso è stato il quarto anniversario della morte di Leonard Cohen, un altro gigante della musica internazionale, ma è passato del tutto sotto silenzio, a parte l’uscita in Canada di una curiosa biografia per immagini.

Il 24 novembre, nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Freddie Mercury, Rai Cultura celebra il cantante con la messa in onda del documentario Queen: Days of Our Lives (ore 23 e 15, su Rai5). Un filmato diviso in due parti di circa due ore (si trova anche facilmente in Rete) che ripercorre con interviste e materiali di repertorio la carriera di Mercury e dei Queen, entrando nella biografia di ogni membro della band e raccontando molti degli eventi che sono stati poi ripresi nel film campione d’incassi Bohemian Rhapsody. Nel documentario, Brian May e Roger Taylor raccontano la storia del successo raggiunto dalla band dopo aver superato diffidenze e ostacoli. Ci sono anche le testimonianze di giornalisti e discografici che li hanno conosciuti e che sono stati testimoni dell’ascesa incontenibile del gruppo.

Con i suoi continui flashback tra le interviste di oggi ai membri della band e le immagini di repertorio, il documentario risulta molto interessante e ben costruito dal punto di vista storico. La prima parte si apre con gli esordi negli anni 70 quando si incontrano Brian May e Roger Taylor e May si convince che tra di loro possa venir fuori un suono originale: è il 1968, nascono così gli Smile, la loro prima formazione. Anche Freddie Mercury suona e canta già; e già scalpita, dice a tutti di voler diventare una popstar, “voglio diventare una leggenda”. E’ un fan degli Smile ma già intravede qualcosa di diverso per loro e quando nel 1970 entra nella formazione suggerisce di cambiare il nome in Queen, “semplicemente perché suonava oltraggioso”, spiegherà. Sin dai primi concerti Mercury si rivela un vero frontman, capace di tenere sempre alta l’attenzione del pubblico.

Oggi la fama di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon è planetaria, ma agli inizi quella miscela tra pop, rock e opera suonava insolita, il pubblico non era affatto preparato e infatti all’inizio ai loro concerti si andava ancora in pochi, attraverso il passaparola. Poi, con l’uscita di A Night At The Opera, le cose cambiano, un pezzo come Bohemian Rhapsody sovverte e impone nuove regole nella costruzione di un brano, il suono è dirompente e la band vince ogni diffidenza anche tra gli addetti ai lavori. Inizia così la conquista del mondo.

Negli anni 80 la loro popolarità è massima, i Queen vengono trascinati anche dalla forza dell’immagine di Freddie Mercury, ormai un’icona, gli stadi si riempiono ovunque per loro ma incomprensioni e tensioni all’interno e all’esterno della band rischiano di travolgerli. Poi, l’esibizione di Freddie al Live Aid, i record del Magic tour nel 1986 e nel documentario si torna al punto da dove si era partiti, allo stadio di Wembley. Il mondo è ai loro piedi, i Queen conquistano per sempre un posto tra i grandi. Ma la malattia di Freddie Mercury non tarderà a mostrare i suoi terribili segni.

Fonte La Repubblica 

DALL’ARCHIVIO VIDEO DI POSITANONEWS TV  LA CASA NATALE DI ZANZIBAR

Più informazioni su

Commenti

Translate »