Ospedale unico in Penisola sorrentina: progetto vecchio. Nuovo spreco di soldi pubblici e consumo di suolo

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Riportiamo la riflessione di Angela Ansalone sull’Ospedale unico in Penisola sorrentina.

NON SEMPRE “PERSEVERANDO VINCITUR”

Angela Ansalone – pediatra – Green Italia Campania

Il proclama da parte del nostro governatore sulla prossima realizzazione di un ospedale unico in penisola sorrentina che serva anche la costa d’Amalfi per un costo di 65 milioni induce alcune riflessioni. Attualmente la costa d’Amalfi non ha un suo ospedale. Considero questa carenza gravissima data la vocazione turistica e la tortuosa viabilità. Sarebbe auspicabile un ospedale al centro della costa raggiungibile dal lato est e da quello ovest.

La penisola sorrentina ha attualmente in dotazione un ospedale a Sorrento e uno a vico Equense. Ne aveva anche uno a Sant’Agnello, riconvertito in poliambulatorio e uffici sanitari amministrativi. L’ospedale unico previsto  in questa ultima sede, S.Agnello, dovrebbe servire quindi l’utenza delle due coste amalfitana e sorrentina ed il carico di turisti che vengono ospitati. Dovrebbe essere proporzionato come ampiezza a questo numero ingente di utenza, con l’aggravante che è situato in un centro abitato notoriamente congestionato dal traffico e a viabilità impervia per ristrettezza e tortuosità delle strade.

A fronte di queste realtà sarebbe quindi auspicabile la ristrutturazione, l’efficientamento energetico, la modernizzazione delle strutture esistenti che sembrano ben distribuite sul territorio in senso logistico.

Se si vuole, come viene detto, mettere al centro la domanda di cura bisognerebbe procedere  con senso della realtà guidati da un esperto di management sanitario, da esperti di architettura sanitaria e paesaggistica perché l’eventuale e molto probabile ulteriore consumo di suolo con distruzione del verde e dei pochi aranceti rimasti la penisola non se lo può permettere. E noi lotteremo perché non avvenga.

Ancora una volta poi si scotomizza il problema non risolto della medicina territoriale, che in questa pandemia ha dimostrato e continua a dimostrare le sue carenze. I medici di base andrebbero valorizzati nella loro professionalità e nelle dotazioni assegnando loro ambulatori degni di tal nome per fare da filtro agli ospedali e rispondere a cure domiciliari.

Quindi non perseveriamo con progetti che sembrano avulsi dalle reali esigenze di un territorio che non tengono in conto i percorsi e la logistica, che sembrano rispondere solo ad una visibilità egoica con la continua conseguenza di sperpero di danaro pubblico.

ospedale unico

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