«No zona rossa», Crotone ora guida i disobbedienti

Più informazioni su

«No zona rossa», Crotone ora guida i disobbedienti. Saracinesche alzate, vetrine illuminate, clienti (pochi) a fare shopping. Business as usual. Nonostante la zona rossa, insomma, Crotone non chiude. È questo lo slogan scelto tra i negozianti della città pitagorica come reazione al Dpcm firmato mercoledì scorso dal premier Giuseppe Conte che ha decretato la zona rossa in Calabria, unica tra le regioni del Sud. Mentre a Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, insieme a diversi comuni della fascia tirrenica, partono cortei e manifestazioni, e il vicepresidente Nino Spirlì (al comando della giunta dopo la scomparsa di Iole Santelli) tuona su un ricorso (respinto dal Tar Lazio) per impugnare il decreto, a Crotone, direttamente, si sceglie di fare come se il Dpcm non fosse stato emanato. Tutto aperto, caso unico in Italia.
«Una forma di protesta pacifica e al tempo stesso attiva. Abbiamo mostrato in modo eclatante, lasciando aperti i nostri esercizi, di non essere d’accordo con la scelta del governo», dice Evelyn, che ha due negozi sulla popolare via Cutro, zona pedonale e cuore dello shopping crotonese. Nata da un passaparola sui social network, l’idea di non chiudere si è allargata in modo velocissimo tra mercoledì e giovedì e coinvolge oltre il 70% delle attività commerciali della città. Restano aperti soprattutto i negozi di abbigliamento, mentre bar e ristoranti, che pure possono lavorare all’asporto, sistemano i tavolini in strada per accogliere i clienti e aderire comunque all’iniziativa. «Crotone ha avuto il coraggio di protestare in modo silenzioso ma concreto contro l’istituzione della zona rossa», dice Sandra, che ha un bar sul lungomare ed è una delle pasionarie della rivolta. «Protestiamo con dignità facendo il nostro lavoro: restando aperti per non morire».
Alcuni, oltre a non abbassare le serrande, affiggono sulle vetrine dei manifesti funebri in polemica con il Dpcm: «Paghiamo colpe di chi ha gestito in questi anni la sanità calabrese», è il commento di Bruno, titolare di una videoteca di via Reggio. «Qua i dati parlano chiaro: di contagi ce ne sono pochissimi e la quasi totalità riguarda gli asintomatici. Insomma, non veniamo penalizzati per il virus ma per decenni di malaffare».
Piazza Pitagora è la porta del centro storico, prima del caratteristico mercato antico e il castello. I suoi portici scintillano di luci: di gente in giro ce ne è poca, perciò il contrasto tra le strade semideserte e le vetrine accese è forte. Qui ha il suo negozio di scarpe Giovanni: «L’economia crotonese è in affanno ormai da anni, l’emergenza epidemiologica l’ha indebolita ulteriormente. Noi non vogliamo sottovalutarla, vogliamo solo lavorare». È soddisfatto dalla risposta quasi unitaria degli esercenti, in un posto dove «l’incapacità di camminare tutti dalla stessa parte è uno dei punti critici. Sono sorpreso». Però con qualcuno ce l’ha ancora: «Oggi avremmo voluto al nostro fianco le organizzazioni di categoria che puntualmente, anziché appoggiare la nostra manifestazione pacifica, hanno preferito invitare i propri associati ad astenersi», dice.
CONTROLLI BLANDI «Ma la polizia non controlla?», è la domanda più diffusa tra i passanti. In effetti le prime ronde delle forze dell’ordine avvengono nel pomeriggio di venerdì e sulle prime si limitano a degli ammonimenti; anche la piccola manifestazione che per alcuni minuti paralizza la centrale viale Mazzini, la sera, è controllata a vista dalle pattuglie piuttosto tranquille, quasi solidali con i manifestanti. Ma le multe prima o poi arriveranno: già la mattina di ieri, sabato, i negozi che continuano con la protesta sono diminuiti. Da domani, si dice, sarà tutto finito: «Un plauso a tutti i colleghi che hanno avuto il coraggio, nonostante il pericolo di incorrere in sanzioni e chiusure, di aprire i loro negozi. Dobbiamo essere orgogliosi di questa risposta. Penso che gli imprenditori abbiano dato l’esempio, ci stanno arrivando consensi anche dalla Lombardia», proclama Alina, che lavora in una vineria affacciata sul mare.
LE ALTRE PROVINCE Pure a Reggio Calabria e Catanzaro, soprattutto il primo giorno di zona rossa, si registrano tentativi simili, trainati dal modello Crotone. Ma senza grandi conseguenze. E nel pomeriggio di sabato parte un appello da Antonio Sulla, medico e responsabile del centro di cardiologia dell’ospedale locale: «La situazione del nosocomio cittadino si sta rapidamente deteriorando con l’incremento di casi Covid ricoverati. Chiediamo alle autorità di placare la protesta che rischia di aggravare la situazione», scrive sulla sua pagina Facebook. Mentre il sindaco Vincenzo Voce, che un mese fa risultò positivo al Covid-19, con un’ordinanza chiude le scuole di ogni ordine e grado. Ancora Evelyn, che dell’esperienza si dice entusiasta in barba ai 70 anni suonati, suona la carica per il futuro: «Siamo troppo piccoli per continuare da soli con questa dimostrazione ma se nasce un coordinamento regionale si può rifare».

Fonte Il Mattino

Più informazioni su

Commenti

Translate »