“La scuola a distanza? E’ come se lei avesse un figlio in casa incapace di parlare”

Vogliamo riportare un articolo di Fabio Luppino di Huffington Post per i lettori della Costiera amalfitana e Penisola Sorrentina di Positanonews, ricordando che la Campania è l’ultima in Italia e in Europa per la scuola in presenza , c’è qualcosa peggio del Covid ed è l’ignoranza!

“Lei lo sa cosa significa tenere i bambini, i ragazzi fuori dalla scuola? E’ come se lei avesse un figlio in casa e per un anno non parlasse. Allora si renderebbe conto che c’è un problema, un drammatico problema”. I professori che non hanno mai smesso di provarci, che come i salmoni risalgono ogni giorni il loro personale Mar dei Sargassi, sono però stremati e preoccupati. Stanno attaccati a quello schermo sperando di non interrompere il filo della scuola. Perché la Dad (o Did) non è scuola. Per nessuno, né per loro né per i ragazzi. E quando sentono che si vogliono chiudere anche le elementari guardano l’interlocutore con lo sguardo allucinato, “questi sono pazzi”.

Facendo un giro d’orizzonte tra presidi e insegnanti il coro è unanime. Anche troppo raccontato, ma non è mai abbastanza. Nell’Italia dominata da virologi e scienziati di ogni specializzazione, rintoccata dalle indicazioni del Cts emerge come, paradossalmente, la scienza valga sopra ogni cosa, tranne in una caso: la scuola. Sulla Stampa lo dice anche il luminare Fauci: la scuola deve stare aperta. Ma, più sommessamente, in Italia lo hanno detto Miozzo, Locatelli, Richeldi. Perché non vengono ascoltati? Perché stiamo contando i morti, questa è la risposta e quindi bisogna evitare ogni situazione capace di alimentare il contagio. Ma, attenzione, ai morti morti stiamo aggiungendo i morti vivi.

Non è un’esagerazione. La scuola, quando ancora viaggiava nell’ombra prima del Covid, ha cercato di capire fino in fondo la complessità dei ragazzi. E, a seconda, delle problematiche, oggi ci sono dei piani individuali per quelli con bisogni educativi speciali (Bes), per quelli con disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Si guardano in faccia i dislessici, si prendono per mano quelli con grandi disabilità, anche se siamo lontani da quel che realmente servirebbe. Cosa può fare la Dad per questi ragazzi, se non interrompere in modo crudele un processo di apprendimento programmato? Come si fa inclusione davanti ad uno schermo? Quanto toglie a tutti gli altri?

Quel che non è possibile in Italia lo è invece in Francia, Gran Bretagna e Germania, dove le scuole (le superiori) non sono state chiuse, nemmeno nelle fasi più acute della pandemia. Da noi, sembra essere un problema della Azzolina e un po’ anche del premier Conte. Per il resto l’attenzione della politica è distratta, lontana, anche scostante, coprendo qualsiasi discorso con le esigenze dell’emergenza quotidiana. Perché, questa cos’è? Psicologi, pediatri, educatori hanno avvertito su quel che si sta producendo, in negativo, non garantendo la scuola in presenza. Inascoltati.

Si sta lasciando un anno di vantaggio in formazione e apprendimento ai ragazzi del resto di Europa con i quali i nostri si devono confrontare. Un altro.

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