Gigi Proietti: l’amore per i giovani e l’Opera lirica

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E’ calato il sipario. Gigi Proietti è uscito di scena in un momento storico di vuoto assordante del mondo della cultura che vede teatri chiusi, concerti cancellati, artisti senza scritture e intere stagioni teatrali annullate.
Ha lasciato il suo pubblico nel suo ottantesimo compleanno portando via con sé l’arrière-pensée che il teatro, il cinema e la televisione non hanno solo una funzione di intrattenimento fine a sé stessa ma possono essere anche dei buoni educatori.
Proietti era figlio di una cultura popolare di una romanità verace, di veri sentimenti, di una generosità artistica verso il suo pubblico tale da renderlo il grande mattatore, l’originale artista che metteva in scena personaggi tanto diversi quanto autentici senza far perdere di vista la loro cifra umana.
Animale da palcoscenico eclettico e camaleontico, ha spaziato dal teatro al cinema, dal cabaret al doppiaggio, dal canto alla conduzione di programmi televisivi.
Da Rugantino al Maresciallo Rocca, da Cyrano a Fantastico, da Gastone a San Filippo Neri…solo per citarne alcuni.
Ma quello che pochi ricordano è che Proietti è stato anche un poliedrico regista di Opere Liriche firmando Tosca, Don Pasquale, Falstaff, Le Nozze di Figaro, Benvenuto Cellini, Don Giovanni, Nabucco e Carmen. Aggiungendo alla messa in scena brillantezza e drammaticità, comicità e lirismo a seconda dei personaggi e dei libretti.
Proietti ha rappresentato il teatro nel teatro, un maestro difficile da imitare ma che ha lasciato in eredità il proprio testamento artistico nel suo baule fatto di meraviglie e ricco di gemme di talento e professionalità ai suoi giovani allievi (che lui chiamava amorevolmente “core”) del Laboratorio di Arte Drammatica da lui fondato. Nel pieno della sua carriera ha anche pensato al loro futuro trasferendo generosamente, come solo i grandi sanno fare, tutti i segreti del mestiere.
E’ stato amato da tutti perché ha dato agli altri quello che l’arte dava a lui, una diretta trasmissione di emozioni e di sensibilità.
Indispensabile il suo ruolo e penso insostituibile in un Paese che stenta ad investire in cultura e non incoraggia abbastanza l’economia, ahimè, infruttuosa dei giovani talenti.
Il suo destino era quello di nascere e di morire nello stesso giorno, strana fatalità dove si avverte la impalpabile percezione che la fine è solo l’inizio della sua immortale carriera artistica.
Grazie “core”

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