Elezioni U.S.A: Ecco la situazione

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Elezioni U.S.A: Ecco la situazione

La risposta — mentre i seggi, ormai, hanno chiuso in tutti gli Stati, e i due candidati iniziano a commentare; qui trovate gli aggiornamenti in diretta — è quella che in molti si aspettavano: non lo sappiamo ancora.

Perché non è un esito inatteso?

Perché un numero esorbitante di voti — quasi 102 milioni — sono stati espressi prima dell’election day, e molti di essi sono arrivati per posta: e il conteggio dei voti espressi per posta è molto laborioso, e diverso da Stato a Stato (lo dicevamo qui).

Le previsioni però sono opposte a quelle che in molti si aspettavano: perché Donald Trump è molto meno lontano dalla vittoria di quanto si pensasse prima del voto — una situazione che i sondaggi avevano immaginato per Joe Biden, dato in vantaggio, sia pur lieve, in molti stati chiave.

(A meno che non si arrivi a un pareggio: ma andiamo con calma).

Qual è il punto della situazione?

Al momento, a Biden sono assegnati dalla Associated Press — l’agenzia più accurata, e più cauta, sul voto americano — 238 voti dei Grandi elettori. A Trump, 213. Uno svantaggio che fino a pochi minuti fa era ancora più ampio: ma era solo apparente.

Perché?

Trump — cui andranno sicuramente i 3 voti dell’Alaska: il che porta il suo totale a 216 — sembra al momento davanti in Georgia (16 grandi elettori), Wisconsin (10), Michigan (16), Pennsylvania (20) e North Carolina (15). Se vincesse in tutti questi Stati, avrebbe vinto le elezioni: e con un vantaggio superiore a qualunque previsione dei sondaggi.  I sondaggi davano a Biden la Pennsylvania con un +2,6 su Trump; la Florida con un +1,8, l’Ohio con un +1,2, il Michigan con un +5,1, il Wisconsin con un +6,7. Solo il sondaggio del Des Moines Register/Selzer & Co. vedeva Trump avanti nel Midwest].

Trump vincerebbe anche trionfando solo in alcuni degli Stati dove ora è in vantaggio: gli basterebbero 54 grandi elettori, che potrebbe ottenere con diverse combinazioni:
– Georgia, Wisconsin, Michigan e North Carolina;
– Pennsylvania e 3 qualunque, su 4, tra Georgia, Wisconsin, Michigan e North Carolina.

Che cosa potrebbe fermarlo?

Biden potrebbe vincere conquistando, oltre all’Arizona (dove è avanti), la Georgia — il che cambierebbe parecchio la dinamica elettorale: e l’obiettivo sembra difficile, ma non impossibile — e uno Stato tra Michigan o Pennsylvania.

Ma potrebbe vincere anche perdendo in Ohio, in Georgia e in Pennsylvania.

Come? Dovrebbe vincere, come si diceva, oltre che in Nevada, in Michigan e Wisconsin (dove però Trump sembra decisamente avanti).

Biden, parlando durante la notte delle elezioni, si è detto ottimista sul risultato: «Siamo sulla strada per la vittoria», ha detto, prima di aggiungere che «né io né Trump dobbiamo dire chi ha vinto le elezioni».

Trump, parlando alla Casa Bianca, ha detto invece di aver «vinto le elezioni», e di essere di fronte a una «frode elettorale» con cui «un gruppo di persone tristi» sta tentando di «rubare le elezioni». Trump ha annunciato l’intenzione di ricorrere alla Corte Suprema per fermare il voto, e per impedire il conteggio delle schede non ancora conteggiate.

Il riferimento è ai voti espressi per posta — milioni, in tutti gli Stati Uniti — che potrebbero essere decisivi anche negli stati chiave. In alcuni Stati — in particolare in Pennsylvania e North Carolina — verranno conteggiate anche schede che arriveranno nei prossimi giorni, purché recanti il timbro postale con una data precedente al voto.

E dunque: servirà tempo, sicuramente. E la battaglia legale che scaturirà sui voti contestati è uno scenario particolarmente difficile, per una nazione nel mezzo di una pandemia, e più divisa che mai.

E se finisse in pareggio?

Come scriveva Marilisa Palumbo, sempre in America Cina, se i due candidati finissero 269 pari si entrerebbe nella «contingent election»: il dodicesimo emendamento prevede che la palla passi alla Camera, quella appena eletta, a maggioranza democratica. I deputati non votano però singolarmente, la decisione spetta alla maggioranza della delegazione congressuale di ciascuno Stato. Se c’è un pareggio, il voto di quello Stato non conta. Per eleggere un presidente in questo scenario servono 26 voti: se non ci sono entra in carica il vicepresidente, scelto invece a maggioranza dal Senato (che è rimasto a maggioranza repubblicana). Una catena di se: ma i partiti si stanno preparando anche a questa battaglia.

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