Conte: “Sarà un Natale blindato”. Parziali riaperture solo a inizio dicembre

Si avvicina Natale e sono tante le ipotesi del Governo. Per la Vigilia, la notte del 24 dicembre, sta prendendo forma l’ipotesi di consentire ai fedeli di andare alla messa di mezzanotte, stilando una lista di precauzioni che dovranno comunque essere rispettate. Ma Natale e Capodanno hanno altre insidie, scrive Il Mattino, come cenoni, veglioni, viaggi, assembramenti. E il governo pensa a un Dpcm che limiti comportamenti imprudenti in quel periodo e blocchi gli spostamenti, anche tra comuni.

Ieri sera il ministro della Salute, Roberto Speranza, ospite del programma condotto da Fazio, ha spiegato: «Sarà un Natale diverso, più sobrio. In base al modello costruito sarebbe possibile spostarsi tra le regioni solo se tutte fossero gialle. Bisogna comunque evitare gli spostamenti non essenziali». Palazzo Chigi conferma che si pensa a un Natale blindato. Secondo il premier Conte «non è il momento di cantare vittoria, il virus continua a circolare e continuerà ancora a circolare nei prossimi mesi». Dunque, cosa succederà dopo il 3 dicembre, alla scadenza del Dpcm in vigore? Conte ritiene che «affrontare le festività natalizie senza alcune cautele aggiuntive sarebbe da irresponsabili; le occasioni di socialità e i momenti di convivialità sono particolarmente intensi durante il periodo natalizio e sino alla Befana: se una Regione fosse lasciata ad affrontare questo periodo con il regime di misure proprio di una zona gialla o arancione, il contagio farebbe un balzo in avanti con il rischio che la curva a gennaio vada nuovamente fuori controllo».

In sintesi: solo nella prima parte di dicembre ci saranno parziali riaperture per favorire i consumi «nel rispetto dei protocolli». «Non c’è alcun intento di contrastare la tradizione degli scambi dei doni». Dopo, però, si contrasteranno imprudenze simili a quelle a cui abbiamo assistito in agosto, «bisogna limitare le occasioni di socialità allargata, che di solito si accompagnano alle festività natalizie, con tombolate, festeggiamenti, veglioni». Verrebbe da dire: i doni potremo acquistarli ma non potremo scambiarceli.

Palazzo Chigi aggiunge: «Già in queste ore il Governo sta lavorando ad una iniziativa europea, per prevenire le consuete vacanze sulla neve, che attirando appassionati degli sport sciistici e dei soggiorni in montagna, farebbero il paio con le vacanze spensierate, con serate in discoteca, della scorsa estate». Resta il nodo della messa di Natale, su cui non è esclusa un’apertura da parte del Comitato tecnico scientifico che può passare solo da una maggiore flessibilità sul coprifuoco. Oggi scatta alle 22, c’è l’ipotesi, a dicembre, di portarlo alle 23 o a mezzanotte, ma per la vigilia potrebbe essere possibile una deroga. C’è un timore: il via libera alla messa di mezzanotte di fatto consentirebbe anche il cenone di Natale. Bisogna essere molto chiari: se non si è incoscienti, non si possono ipotizzare riunioni allargate di famiglia, ma bisognerà limitarsi a incontri di poche persone, mantenendo comunque misure di precauzione.

Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, ha suggerito ai più giovani che per Natale incontreranno genitori o nonni, di sottoporsi 24-48 ore prima a un tampone rapido. Anche dopo il test, bisogna essere prudenti – mascherine e distanze – perché c’è sempre il rischio che al momento del prelievo il virus fosse in incubazione o banalmente il contagio avvenga dopo. Però il tampone rapido taglia le probabilità di contagio e questo è già utile. Miozzo sullo shopping ripete: «Possiamo allentare le regole, ma quelle che ci sono vanno applicate in modo severo. Per evitare l’assembramento da shopping, ci vorranno monitoraggio e sanzioni rigorosi. Altrimenti salta tutto e a gennaio siamo con la terza ondata». Speranza frena decisamente sugli spostamenti tra regioni nel periodo natalizio, una misura che andrebbe perfino oltre la situazione attuale in cui si può viaggiare tra un’area gialla e l’altra. Bloccare i viaggi a Natale, però, sarebbe una misura molto dolorosa, in un Paese in cui spesso i figli abitano e lavorano in una regione diversa da quella in cui vivono ancora i genitori.

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