Campania verso la zona arancione. Cosa cambia?

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I parametri finalmente forniscono dei segnali incoraggianti, nel senso che la crescita dei contagi si è arrestata. La Campania – come titola il quotidiano “Il Mattino” – va verso la zona arancione: L’indice Rt è sceso sotto l’1. Nelle ultime due settimane il Covid ha rallentato la sua corsa e in virtù del miglioramento di molti dei 21 indicatori di rischio, presi in considerazione nel monitoraggio del ministero della Salute, la Campania potrebbe avviarsi a cambiare colore.il report dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute aggiornerà i dati del monitoraggio delle regioni in zona rossa, arancione o gialla e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri durante un’intervista rilasciata al Tg5 si è lasciato andare a un pronostico: “Sarebbe molto bello che molte regioni rosse diventino arancioni o gialle. Questo significherebbe che molti cittadini di quelle comunità territoriali potrebbero beneficiare di misure meno penalizzanti”.Dall’8 novembre,  scrive Ettore Mautone, quando è scattata la zona rossa e le sue restrizioni, si è registrata una chiara decelerazione dell’epidemia. Prendiamo la media giornaliera dei nuovi casi: è stata dal 9 al 15 novembre di circa 3.470 positivi (in totale, in sette giorni, 24.268) rispetto ai 3.900 della prima settimana di novembre (in totale 27.319 casi). Un dato rimasto sostanzialmente stabile nella settimana successiva, quella che va dal 15 al 22 novembre, mentre ha intrapreso un più sensibile e ulteriore calo a partire da sabato 21 proseguendo durante quest’ultima settimana non ancora conclusa. Il vaglio di quest’ultimo periodo sarà tuttavia escluso dal monitoraggio che tra oggi e domani il Comitato tecnico scientifico, l’Istituto superiore di sanità e il Consiglio superiore di Sanità prenderanno in esame nella cabina di regia con le Regioni per l’aggiornamento della cartina dei colori e delle rispettive restrizioni attribuita a ciascuna area del Paese. A valere, per la Campania e la Toscana finite in zona rossa l’8 novembre, sono infatti i valori dei 21 indicatori di rischio misurati nell’arco di 14 giorni dal 16 al 22 novembre. Cosa è accaduto dunque in queste due settimane?
INDICERt Uno dei parametri più sensibili, per misurare la temperatura del virus, è l’indice di infettività Rt (inteso come la capacità di SarsCov2 di dare luogo ad un raddoppio delle infezioni nell’arco di 7 giorni, al netto dei decessi e dei guariti). Tale valore ovviamente risente fortemente delle restrizioni (distanziamento sociale) che agisce come acqua di spegnimento sui focolai di infezione. Ebbene anche Rt è in progressivo, costante, sensibile ribasso: dal valore di 1,62 registrato l’8 novembre (profilo di crescita esponenziale) tale parametro ha perso circa 5 lunghezze attestandosi, il 15 novembre, a 1,11 (profilo di crescita lineare). Solo sotto il valore 1 il profilo di crescita dei casi tende realmente ad appiattirsi e in effetti ciò è accaduto per la prima volta domenica scorsa, 22 novembre, quando Rt è finalmente scivolato sotto 1 a 0,99. Numero corretto ulteriormente al ribasso, dall’unità tecnica del ministero che, nel calcolo, tiene conto dell’entità dei sintomatici. Pertanto il valore finale di Rt da prendere in considerazione dovrebbe essere di 0,9. È sufficiente per la Campania, tale risultato, per uscire dalla zona rossa e guardare al Natale con restrizioni più leggere ancorate alla zona arancione?
I POSTI LETTOAndiamo più a fondo e verifichiamo cosa è accaduto sul fronte del sovraccarico delle reti di cura ospedaliere e territoriali. Nell’ultimo report del monitoraggio ministeriale del 15 novembre le Terapie intensive erano impegnate al 34 per cento e le degenze ordinarie al 47 per cento, entrambe sopra il valore soglia fissato rispettivamente al 30 e al 40 per cento dei posti disponibili. Da allora al 22 novembre la situazione è sostanzialmente stabile per le terapie intensive e in calo per le degenze in medicina dove si sono liberati una manciata di posti ma a contare è anche la pressione sui pronto soccorso e la tendenza. Il trend, nella settimana in corso, è in ulteriore ancora più sensibile miglioramento, soprattutto per le unità di rianimazione ma non bisogna affatto rilassarsi, poiché il virus continua a circolare e a far danni. Ha superato la fase del decollo, in cui la diffusione cresceva in modo esponenziale, ma non ha ancora avviato la discesa. Ed è per questo che quasi tutte le Regioni sono state classificate a rischio alto, eccetto quattro (Friuli V.G., Liguria, Molise e Veneto), che presentano un rischio moderato. La Campania, pur essendo stata ritenuta ad alto rischio presenta ora tuttavia un trend epidemiologico in evidente miglioramento. La moderata diffusione e l’assenza di allerte relative alla resilienza dei servizi sanitari territoriali inducono fondatamente a ritenere che, se i dati dei prossimi giorni dovessero ulteriormente migliorare, ben presto la Campania uscirà dalla zona rossa. I dati della seconda decade di novembre ci dicono che la crescita dei ricoveri in aree mediche e in terapie intensive è calata e che la percentuale dei guariti è aumentata in misura significativa, ma ci dicono anche che il tasso di ospedalizzazione è ancora alto e probabilmente superiore al valore soglia. A voler allungare poi lo sguardo e paragonare prima e seconda ondata (che non è ancora conclusa)in Campania la seconda batte la prima nettamente sui numeri di contagi, tamponi ma anche decessi.

Lombardia, Piemonte, Campania e le altre: cosa succede oggi alle regioni in zona rossa
Le regioni attualmente in zona rossa sono Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana, Abruzzo, Campania, Calabria oltre alla provincia autonoma di Bolzano. Le prime tre e la Calabria sono candidate a passare alla zona arancione ma a quanto pare il responsabile della Salute Roberto Speranza ha già anticipato al presidente della Lombardia Attilio Fontana che la sua regione non sarà oggetto di un’ordinanza che la “libererà” (anche se solo parzialmente): il ministro ha spiegato al governatore che per evitare la corsa allo shopping pre-natalizio nel week end che comincia domani vuole rinviare il passaggio al 3 dicembre, ovvero alla data in cui è previsto il nuovo Dpcm di Natale che costituirà le cosiddette “zone gialle rinforzate”. Ma la decisione non è piaciuta né a Fontana né ai sindaci lombardi, che si chiedono perché aspettare ancora dopo tre settimane di stabilizzazione dei dati.

“Nel Dpcm però sono presenti automatismi secondo i quali la Lombardia è da due settimane pienamente nei parametri previsti per il passaggio in zona arancione. Ho fatto presente al governo che, così come si applicano automatismi in senso negativo, gli stessi devono essere attuati quando la situazione migliora. Restare in zona rossa significa non fotografare la realtà dei fatti”, ha detto ieri Fontana riaprendo il fronte con il governo. Ma non c’è solo la Lombardia in questa situazione, perché anche il Piemonte potrebbe dover aspettare almeno lunedì prima di andare in zona arancione. O almeno questo si capisce dalla risposta di Speranza riportata dal Corriere della Sera: “A Fontana e Cirio ho detto con serenità assoluta che sarebbe saggio prendersi tre o quattro giorni in più per far assestare il modello, ma se vogliono uscire possono farlo”.

Se è vero che è meglio superare il week end, allora – come ha scritto Today ieri – la prima data utile per passare da zona rossa ad arancione è quella di lunedì 30 novembre e non quella di giovedì 3 dicembre. E a questo punto anche per le altre candidate – Valle d’Aosta e Calabria – così come per le altre regioni in zona rossa l’appuntamento potrebbe essere rinviato a data da destinarsi. E la scuola? I governatori vogliono aprire a gennaio e non il 9 dicembre, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli rilancia chiedendo lezioni fino al tardo pomeriggio e anche di sabato e di domenica.

Verso il Nuovo Dpcm 3 dicembre: la zona gialla rinforzata e il permesso di andare da genitori e nonni
I numeri del monitoraggio dell’Iss: le regioni con Rt sotto l’1
Il Fatto Quotidiano, citando fonti di governo, anticipa i numeri del nuovo monitoraggio sulle regioni che l’Iss sta approntando: “Sono ottimi dati, alcune possono tornare già gialle”. Anche Repubblica ne parla nell’articolo a firma di Michele Bocci dove si racconta che la Cabina di Regia Benessere Italia è pronta a certificare che l’indice di contagio Rt è sceso da 1,18 a 1,03 (i dati sono di una decina di giorni fa).

Ma soprattutto, aggiunge il quotidiano, tutte le regioni si trovano negli scenari di rischio 1 o 2 – e non nello scenario 4 del lockdown totale – perché Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte e Lazio, per esempio, sono comodamente al di sotto di 1,25 e sono tutte da zona gialla: “oggi saranno valutate le Regioni che sono diventate per prime rosse o arancioni, il 6 novembre. Si tratta di Piemonte e Lombardia ma anche di Calabria e Val d’Aosta, tra le rosse, e di Puglia e Sicilia, le arancioni. Nei giorni scorsi l’idea del governo sembrava quella di aspettare a dare il via libera al cambiamento di fascia, visto che la prossima settimana verrà fatto un nuovo Dpcm dove potrebbero essere prese misure per le realtà locali”. Per il Messaggero invece alcune regioni, come la Campania e il Friuli, hanno una discesa dei contagi molto più lenta di altre e c’è sempre il rischio che alcuni presidenti di regione decidano di inasprire le indicazioni che il governo intende mettere nel nuovo dpcm.

Cosa cambia da zona rossa a zona arancione
Cosa cambia nel passaggio da zona rossa a zona arancione? In primo luogo è possibile spopstarsi liberamente e senza autocertificazione all’interno dei comuni in cui si è residenti rispettando il coprifuoco dalle 22 alle 5. Rimane comunque vietato spostarsi fuori dai confini comunali e regionali a meno di necessità di lavoro, salute o studio. È permesso assistere un parente non autosufficiente senza limiti di orario o uscire per ricongiungersi con i figli minorenni. È consentito, ma sconsigliato, spostarsi per accompagnare i figli dai parenti stretti come i nonni,

Anche in zona arancione rimangono comunque chiusi al pubblico gli esercizi di pubblico ristoro come ristoranti, bar e simili (ma non le mense e il catering), che però possono effettuare servizio di asporto e a domicilio. Vietato anche consumare cibo e bevande fuori i locali. Ma possono aprire i negozi di tutti i tipi e non soltanto quelli alimentari: da qui si capisce la preoccupazione di Speranza. La scuola superiore rimane con la didattica a distanza mentre quella media dovrebbe tornare in presenza per tutti.COVID-19, zone gialle, arancioni e rosse: l’Italia è in procinto di variare i colori di alcune regioni. Domani, venerdì 27 novembre, sarà un giorno cruciale per molti italiani: in base ai dati del report del Ministero della Salute, infatti, tra sabato 28 e domenica 29 alcune regioni, come Lombardia e Piemonte, potrebbero migliorare la propria classificazione, mentre altre rischiano di rimanere in zona rossa per la situazione critica a livello di contagi e terapie intensive.

Miglioramento Lombardia e Piemonte: probabile passaggio in zona arancione
Come anticipato, sarà probabile il passaggio della Lombardia da zona rossa a arancione. Questo grazie al miglioramento della situazione contagi da coronavirus SARS-Cov2: l’indice Rt (il numero di nuovi contagi generati da chi è già stato contagiato, ovvero il “numero di riproduzione effettivo” del virus) nelle zone di Milano e Lodi è sceso sotto il valore 1. Situazione analoga anche per il Piemonte, in netto miglioramento nelle ultime due settimane: l’Rt è passato, infatti, da 2,16 a 1,1. Come dichiarato da Alberto Cirio, presidente della Regione settentrionale “Saremo arancioni tra l’1 e il 3 di dicembre. Il calo dell’indice Rt sta a significare che il contagio ha rallentato, e molto.”

Valle d’Aosta e Calabria ancora “rosse”
Situazione leggermente differente per altre regioni rosse, in particolare Calabria e Valle D’Aosta, che non subiranno upgrade di colore. La prima, tristemente colpita dalla mancata stesura di un piano COVID, per via della disastrosa (per usare un eufemismo) gestione regionale. La Valle D’Aosta, invece, si trova in difficoltà per il riempimento dei posti in terapia intensiva.

Male Puglia, Sicilia e Basilicata, a rischio zona rossa
Situazione in bilico quella di Sicilia e Puglia, entrambe a rischio zona rossa. La Puglia ha subito un’impennata di contagi, soprattutto nelle province di Foggia e Barletta-Andria-Trani. In Sicilia, invece, è atteso il riscontro da parte di Nas e Ministero della Salute sul “caso” numeri posti letto Covid “truccati”, in base al quale l’isola arancione potrebbe colorarsi di rosso.
Infine, alta probabilità di ingresso in zona rossa anche per la Basilicata, per via della rapida crescita di contagi, con indice Rt attualmente più alto in Italia (1,46). Un dato impressionante, soprattutto se relazionato al numero esiguo di contagiati lucani dei mesi scorsi.

Foto d’archivio dell’Italia divisa in zone

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