Antonio Scurati, scrittore che ama Ravello sulle pagine del Corriere della Sera scrive le proprie riflessioni sulla pandemia

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Ravello, Costiera amalfitana . Antonio Scurati , scrittore le cui virtù letterarie sono conosciute ai lettori di Positanonews affida alle pagine del Corriere della Sera le proprie riflessioni sul momento storico che stiamo vivendo.
Nell’estate del 2019 l’autore di M sulla figura controversa del Duce, Benito Mussolini ha ricevuto dopo il Premio Strega e poi la cittadinanza onoraria di Ravello nei giardini del monsignore.
Scurati che è particolarmente legato a Ravello e in particolare al borgo medioevale di Torello, dove trascorre diversi mesi all’anno scrive da Milano e sottolinea che stiamo trascorrendo un secondo inverno duro invitandolo ad affrontarlo con fermezza, serietà.
L’estate di San Martino ha ceduto ,a Milano ma non solo, il passo all’inverno . Il marzo del 2020 sarà ricordato da tutti come quello in cui tutto cominciò e scoprimmo di essere mortali.
Consumando l’ultimo happy hour scoprimmo che avremmo dovuto dovuto affrontare una chiusura totale e cambiare per sempre le nostre abitudini.
I bollettini quotidiani incominciarono a contare i contagi, i ricoveri, i decessi .L’impatto psicologico su tutti noi fu ovviamente devastante e questa seconda ondata non ci ha colto meno impreparati , sottolinea il narratore ma più stanchi ovviamente.
Sulla Pianura padana fertile e operosa è calata insieme alla nebbia la rabbia , la discordia.
Si è perso il gusto appena riscoperto dei problemi generali.
I segni di un tracolo morale, psicologico , sociale nella città dai quasi mille contagi sono evidenti.
I governanti hanno iniziato a cercare consenso opponendosi alle decisioni governative.
Intanto si è smesso di cantare dai balconi, non ci si telefona più tra parenti e amici.
I vaccini sono diventati irreperibili in tutta la Lombardia che vantava eccellenze sanitarie.
Non è consentito sprofondare nella palude morale dell’irresponsabilità morale , del risentimento astioso.
Mentre accompagniamo i nostri figli a scuola volgiamo, continua lo scrittore , uno sguardo ammirato ai baristi che si sono reinventato un lavoro e intirizziti dal freddo servono i caffè sulle soglie dei loro bar.
Ora che la speranza di un vaccino ci offre una ragionevole speranza conclude Scurati non è lecito ingannare la gente con il luccichio fasullo delle misere gioie da shopping natalizio . Sarà un Natale severo dedicato a ricordare i morti e a custodire i vivi . Deve esserlo.

Valeria Civale

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