Anche a Natale coprifuoco. Ipotesi spostamenti solo tra regioni gialle

La divisione dell’Italia in tre zone funziona e permette ai presidenti di regione di esultare quando si migliora di fascia e di scaricare sul governo la responsabilità delle chiusure. Un meccanismo che sarà quindi ribadito nel nuovo dpcm che dovrebbe vedere la luce la prossima settimana e regolare i comportamenti durante le vacanze di Natale. La messa a punto del decreto procede a fatica. Lo scrive il Mattino.

Ieri mattina il premier Giuseppe Conte si è riunito con i capidelegazione della maggioranza per affrontare il nodo insieme a quello relativo al nuovo decreto-ristori. Tra interruzioni e assenze si è andati avanti sino a sera, ma lo scontro tra le due anime, quella rigorista di Pd e Leu e quella più permissiva di Iv e 5S – è in corso, e per avere un testo occorre attendere anche un nuovo incontro dei ministri Speranza e Boccia con la Conferenza delle Regioni. La discesa dell’indice di contagio e del numero dei pazienti che ricorrono alla terapia intensiva non permette ancora di abbassare la guardia, ma sulla necessità di un ulteriore giro di vite il premier Conte non è d’accordo.

A metà del prossimo mese tutte o quasi le regioni si troveranno in fascia gialla e questo preoccupa soprattutto per la mobilità che potrebbe crearsi. I tecnici del ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico spingono per bloccare gli spostamenti tra regioni anche gialle, ma nel governo e nella maggioranza non tutti sono d’accordo e ritengono difficile impedire ad un familiare la possibilità di ricongiungersi facendo ritorno a casa. Conte è su questa linea. Spinge affinché siano permessi gli spostamenti specie di congiunti già dal 4 dicembre e della stessa idea è la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa che, intervista da La7, si è augurata «che alle famiglie sia concesso di riunirsi». Altro nodo è quello del coprifuoco ora alle 22. L’idea è quello di spostarlo alle 23 se non alle 24 anche perché si intreccia con il problema della messa di Natale sulla quale la Conferenza episcopale italiana ieri è intervenuta, senza sbilanciarsi, ma assicurando «collaborazione» con il governo. Visto che in molte chiese la messa di Natale già da tempo inizia alle 22, se non prima, il problema non sembra irrisolvibile e si lega a quello più generale dell’orario del coprifuoco che nei giorni topici delle feste di Natale, potrebbe allungarsi di un paio d’ore, rispetto all’attuale 22, per tutti e non solo per chi vuole andare a messa.

La difesa delle ragioni della Lombardia da parte di Conte è anche una mezza sconfitta per coloro che il giorno prima, dal ministero della Salute, avevano detto al governatore Fontana che avrebbero dovuto attendere il 3 dicembre. Confermare il meccanismo delle tre fasce ha permesso ieri a Conte di resistere all’assalto dell’ala rigorista guidata dal ministro Speranza e dal Pd che punta a chiusure ancora più dure di quelle già previste nel dpcm in corso. Resta l’ipotesi di dividere in due il Dpcm, così come accade in Germania, in modo da verificare dopo la metà del mese se e dove è possibile concedere qualche ulteriore allentamento. Tra le cose quasi certe c’è l’idea di permettere la riapertura nei giorni festivi dei centri commerciali, mentre si discute ancora se inserire in un decreto l’invito a non essere a tavola più di sei-otto persone esclusi i bambini sotto i sei anni.

Chiuse le scuole e gli impianti da sci, il timore che le famiglie si spostino comunque nelle località di vacanza resta forte, ma Conte intende continuare a seguire il meccanismo delle tre fasce che prevede le famose 21 condizioni in base alle quali si apre o si chiude. E per farlo intende convocare, forse anche per oggi, una nuova riunione dei capidelegazione con il Comitato tecnico scientifico.

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