Piano di Sorrento, terremoto del 23 novembre 1980. Il discorso dell’allora sindaco ai funerali delle vittime

Piano di Sorrento. L’architetto Antonino Gargiulo fu sindaco della città dal 1975 al 1988. Era, quindi, alla guida della città durante il terremoto del 23 novembre 1980. Nella tragica notte del sisma era tra i suoi concittadini a scavare a mani nude tra le macerie per cercare di estrarre le persone rimaste sepolte dal crollo delle proprie abitazioni. Nei giorni immediatamente successivi coordinò i soccorsi ed i primi aiuti, la casa comunale divenne veramente la casa di tutti, i dipendenti seguendo il suo esempio si sottoponevano a turni massacranti, oltre il lavoro d’ufficio si occupavano di gestire la distribuzione del latte, dei materassi e delle coperte nei locali de “la Prora” (attuale centro anziani), si occupavano della distribuzione dei buoni pasto fino a tarda ora. Nelle settimane successive al sisma il Sindaco provvide a stilare l’elenco delle case non occupate in cui alloggiare i senza tetto ed in prima persona requisì gli immobili, spesso costretto a scardinare le porte degli appartamenti i cui proprietari erano più restii a cedere alle esigenze dell’emergenza, rischiando in prima persona.
Riproponiamo il discorso che il sindaco Gargiulo tenne in occasione dei funerali delle dieci vittime del sisma, celebrati in una Piazza Cota gremita poiché la Basilica di San Michele era stata gravemente danneggiata e, quindi, inagibile. Un discorso difficile ma che porta già i segni di quel che sarebbero stati i mesi e gli anni a venire, una determinazione a reagire alla sventura, a ricostruire paese che tanto amava.
Ecco le parole del sindaco Antonino Gargiulo tratte da “Il Carottese”: “Eccellenza, autorità, miei cari concittadini. La tragica prova a cui è stato sottoposto il nostro paese è tra le più gravi che i nostri ricordi e la nostra storia possono testimoniare. Il movimento tellurico che la sera del 23 novembre alle ore 19,34 ha scosso profondamente il nostro paese ha provocato danni alle persone ed alle cose al di sopra di quanto la nostra immaginazione e la nostra esperienza avrebbero mai potuto supporre. Con i dieci morti che purtroppo lamentiamo abbiamo pagato il più grande tributo di vite umane dell’intera penisola. Mai nella nostra storia passata troviamo testimonianze di fenomeni di questo genere tanto gravi da aver prodotto danni alle persone ed ai beni di così estesa e dolorosa gravità. A questo lutto, a cui oggi noi partecipiamo con questo rito funebre, dobbiamo aggiungere il danno di tante famiglie senza casa che all’improvviso si sono visti tragicamente e contemporaneamente aggravati un bisogno, quello della casa, che già in questi ultimi tempi costituiva un insolubile problema per molti di essi.
I giorni che verranno saranno certamente molto duri per tutti. Dobbiamo ricostruire nel più breve tempo possibile quello che i nostri padri hanno fatto in decenni di duro e costante lavoro. E’ indispensabile per fare ciò la massima solidarietà fra tutti noi. Abbiamo bisogno di grande comprensione reciproca, di grande tolleranza e della più ferma volontà comune nell’impegno di ricostruire tutto quanto è stato distrutto. E’ un compito non facile, lo sappiamo tutti, ma ritengo che il nostro paese abbia la forza morale, la pazienza e la ferrea volontà di riuscirci. Siamo convinti di questo proprio perché in queste tragiche ore tali caratteristiche del nostro popolo si sono già manifestate con l’aiuto e lo spirito di abnegazione col quale tanti di voi hanno soccorso ed aiutato chi ne aveva bisogno. Nessuno di noi che è stato presente all’azione di recupero delle vittime potrà mai dimenticare quei nostri concittadini, parecchi anche giovanissimi, che incuranti del pericolo, anche grave, che incombeva su di loro hanno iniziato spontaneamente l’opera di scavo con le proprie mani, soccorrendo ed aiutando chi a causa dei crolli era rimasto imprigionato tra le macerie. Questa azione lodevole ha certamente ridotto il numero delle vittime.
Nei prossimi giorni, nel tempo più rapido possibile anche in relazione ai mezzi che lo Stato certamente ci metterà a disposizione, dobbiamo iniziare la ricostruzione del nostro paese. Piano di Sorrento dovrà essere e sarà ricostruita ed in questo io spero di interpretare la nostra comune e ferma volontà. Una ricostruzione alla quale ognuno di noi è chiamato a collaborare secondo i propri mezzi e le proprie capacità. Nessuno escluso. L’Amministrazione comunale ha già preso, con l’accordo unanime di tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale, una serie di provvedimenti per risolvere provvisoriamente i bisogni più elementari di chi ha subito i maggiori danni. In quest’azione dobbiamo riconoscere di essere stati confortati dalla massima disponibilità e collaborazione di chiunque abbiamo chiamato ad aiutarci. Molto spesso questo è avvenuto anche spontaneamente tanto da sentire il dovere di ringraziare anche in questo momento quanti, e sono molti, si sono prestati a tale opera. In particolare un sentito grazie va fatto alle forze dell’ordine, Carabinieri, e Pubblica Sicurezza, che per primi si sono prestati a risolvere i nostri più pressanti bisogni, alle forze armate, ai vigili del fuoco per la pietosa opera di recupero delle salme eseguita in presenza di grave pericolo, ai nostri vigili urbani che ininterrottamente da domenica sono in servizio permanente, a tutti quanti, lavoratori ed imprese che hanno subito raccolto il nostro invito ad eseguire i primi lavori di scavo.
Miei cari concittadini, in questo momento siamo qui riuniti per adempiere ad un nostro preciso dovere: onorare la memoria di quanti, in questa immane tragedia, hanno perduto la vita; tra questi annoveriamo parenti, amici, conoscenti che mai potremo dimenticare dopo la loro tragica scomparsa. E’ nel loro ricordo che riteniamo nostro preciso dovere ricostruire questo paese nel quale siamo nati, siamo vissuti e vogliamo continuare a vivere. E’ nel ribadire questa ferma volontà che io, nella qualità di Sindaco di questo comune, invito tutti Voi a cominciare da domani a fornire il necessario contributo per quest’opera di ricostruzione morale e materiale nell’interesse delle nostre famiglie, dei nostri figli, di tutti noi”.

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