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1980. LA LUNGA NOTTE
Piano di Sorrento ( Napoli )  In quel novembre dell’ottanta insegnavo ad Ischia, al Tecnico Commerciale di Casamicciola. Ogni giorno mare mosso, molto mosso e certe volte quel tratto da Mergellina al porto dell’isola diventava eterno e più che in aliscafo, sembrava di navigare in un sommergibile, quasi sempre sott’acqua con salite e discese a precipizio nelle onde, colpi e spintoni tali, da stare sempre afferrati saldamente ai braccioli del sediolino. Ciò premesso, devo dire che quegli spintoni e quel capogiro, la sera del 23 novembre, non mi fecero impressione più di tanto. Ero a Sorrento e passeggiavo con Carmen, dopo le prove dello spettacolo natalizio: “Gente…è Natale!”. Improvvisamente dal cinema Armida venne fuori una gran folla di gente di corsa, terrorizzata. Quando chiedemmo cosa fosse successo, qualcuno rispose: “O una bomba, o il terremoto”.
Quando mi resi conto della reale situazione, cominciai l’avventuroso ritorno a Piano, a piedi e di corsa, superando cumoli di pietre cadute da tetti e cornicioni, calcinacci sparsi ovunque, fili telefonici e della luce tranciati. Iniziava la lunga notte di sirene ed allarme continuo, scosse di assestamento una dietro l’altra, grida, urla, latrati di cani. Una voce da un megafono montato su una macchina chiedeva volontari per scavare nella parte del paese lato mare, dove erano crollate case con morti, feriti e forse qualcuno sotto le macerie ancora vivo da tirar fuori. Fu la notte dell’apocalisse, la radio non la si poteva sentire, l’Irpinia si era sbriciolata, terremoto ovunque, pure in Basilicata e a Napoli, dove si era riversato in strada un milione di persone, in preda al panico. Centri abitati di antica cultura contadina accartocciati, sventrati, rasi al suolo, ridotti in polvere da una furia distruttiva di inusitata violenza. Imparammo a memoria i nomi dei paesi del cratere: Sant’Angelo dei Lombardi, Conza della Campania, Torella dei Lombardi, Laviano, Santomenna, Castelnuovo di Conza, Balvano, un rosario di nomi, un elenco di morti, di dispersi, di senza tetto, storie di vita e storie di tombe. Ricordo il pianto del Presidente Pertini, la lucidità e la prontezza del nostro Sindaco Antonino Gargiulo, e l’affanno di Ciriaco de Mita, destinato a ricostruire la sua Irpinia.
E noi? Abitanti di un paese devastato, con undici morti, in ogni occasione raccontavamo quello che ci era capitato, come ci eravamo salvati, come la misericordia divina ci aveva resi figli prediletti e ci abbracciavamo! Si, ci abbracciavamo, ci tenevamo stretti l’un l’altro, quasi a cercare conforto nel calore, nello stesso respiro dell’amico, mano nella mano, in una catena di solidarietà mai sperimentata prima, che ci rendeva forti, un corpo solo ed un’anima sola. Quando possibile preferivamo stare all’aperto, sebbene quasi abituati alle scosse che sarebbero durate mesi e mesi in uno sciame che appariva inarrestabile. Tutto sembra appena ieri, e già sono passati quarant’anni!
Ora che c’è la pandemia, il corona virus, viviamo un’altra tragedia. Non accetto la solitudine, la separazione, la lontananza, la segregazione in casa; se c’è un pericolo voglio viverlo con gli altri, condividere la paura e quel senso di precarietà che più ci lega alla vita… proprio come nell’ottanta! Posso dire che vengo dalla scuola del Terremoto, sono figlio di un tempo diverso e faccio fatica a capire che, se voglio salvarmi, ora devo stare da solo. Che tristezza infinita!
Già la sera del primo dicembre, come se nulla fosse, riprendemmo le prove dello spettacolo, che fu l’unico di quel Natale, forse l’unico in tutta la Campania. Due serate al Grand Hotel Cocumella e l’intero incasso fu devoluto a favore di una famiglia che nel terremoto aveva perso tutto. Tutto, tranne il nostro amore.
Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno
Le foto pubblicate sono di Federico Iaccarino, che ringrazio di cuore.

Quarant’anni fa, 23 novembre, ore 19.36, domenica. Una scossa lunga l’eternità di un minuto e venti secondi: 2.914 morti, 8.848 feriti, 280mila sfollati, sei paesi interamente rasi al suolo, altre decine gravemente danneggiati, 77mila case distrutte. Sono i numeri del terremoto di Campania e Basilicata – la più grave catastrofe dei tempi moderni in tutto il Mezzogiorno d’Italia, dopo il sisma di Messina, all’inizio del Novecento.

Positanonews TG questa sera alle 20 farà uno speciale per il terremoto con i protagonisti , in particolare dalla Costiera amalfitana e Penisola Sorrentina, anche qui in Costa d’ Amalfi e Sorrento ci sono tanti ricordi sia di episodi avvenuti qui, come a Tramonti e Piano di Sorrento, sia per gli aiuti dati , dalla provincia di Salerno, Napoli e Avellino. Per partecipare direttore@positanonews.it e 3381830438 via whatsapp

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