Sibilia:” Situazione drammatica per i club di serie D!”

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Sibilia:” Situazione drammatica per i club di serie D!”

Situazione molto particolare se non drammatica per la lega di serie D. Le cause sono legate al Covid-19. Protocolli rigidi , stabiliti dal CTS, stadi chiusi, solo 1000 persone possono assistere al campo, hanno danneggiato non poco le società di serie D. A parlare di questa situazione è il presidente della Lega di Serie D , l’onorevole Cosimo Sibilia, figlio del grande presidente dell’Avellino calcio degli anni 80, il commendatore Antonio Sibilia. Il  presidente della LND (e vice presidente della FIGC)  ha rilasciato questa intervista al Corriere dello Sport. Ha voluto fare un bilancio della situazione tenendo conto anche del  nuovo Dpcm  che non ha per adesso vietato l’attività non professionistica (eccezion fatta per quella amatoriale). Ecco le sue drammatiche parole : “Quando si hanno ruoli di responsabilità le difficoltà vanno affrontate e non dribblate. E soprattutto l’ordine delle cose da fare deve essere orientato dagli interessi di tutti, non solo di alcuni. La presenza degli spettatori non è solo un desiderio di normalità, perché fino a pochi mesi fa tutti noi eravamo abituati a seguire dagli spalti i nostri eventi preferiti. Per lo sport, a tutti i livelli, il pubblico è linfa vitale. A maggior ragione per chi opera nella base, dove le possibilità di realizzare introiti sono molto ridotte. Nei campionati dilettantistici il numero degli spettatori è contenuto e le strutture sono in grado di assicurare le necessarie misure di sicurezza. Con le nuove disposizioni almeno è stato fatto salvo il principio per il quale lo sport di base debba essere tutelato al pari delle altre attività produttive. Per i club della LND, che in Italia sono oltre 12 mila, persino un esiguo botteghino può significare tantissimo in questo momento”. In conclusione l’onorevole Cosimo Sibilia ha fatto un punto anche sul protocollo stabilito dalla CTS( Commissione tecnico scientifica) per rendere più sicure le manifestazioni non professionistiche.
“Il protocollo è impegnativo, ma non credo si possa fare altrimenti, perché dobbiamo sempre tener presente la tutela della salute: nessuno deve mettere da parte questo concetto. Quando ci siamo fermati a marzo lo abbiamo fatto per responsabilità sociale e ci è stato riconosciuto il merito di aver fatto questa scelta, prima di tutti. Nel momento in cui abbiamo deciso di ripartire lo abbiamo fatto con cautela e compiendo un grande sforzo sia economico che organizzativo, consapevoli che avremmo affrontato una stagione anomala e piena di incertezze”.

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