Prof decapitato , omaggio alla Sorbona. Siamo tutti Samuel Paty

Più informazioni su

    PARIGI, OCT 19 – Sarà organizzato nel cortile della Sorbona l’omaggio nazionale annunciato dall’Eliseo in memoria di Samuel Paty, il professore decapitato venerdì nella banlieue di Parigi per aver mostrato ai suoi allievi le caricature di Maometto durante una lezione. La cerimonia comincerà alle 19.
    Una “marcia bianca”, nella stessa giornata ma a partire dalle 18:30, è stata organizzata a Conflans-Sainte-Honorine, a partire dallal scuola Le Bois d’Aulne, dove insegnava Paty.
    (ANSA).
    l professore decapitato all’uscita di scuola a Conflans, tranquilla cittadina di villette poco lontano Parigi, prendeva sul serio il suo lavoro. Quarantasette anni, sposato, un figlio, Samuel Paty era insegnante di Storia e Geografia ma anche di Educazione civica e morale, e già negli anni scorsi aveva tenuto una lezione sulla libertà di espressione e l’attentato a Charlie Hebdo. Davanti alla scuola media Bois d’Aulne si ritrovano allievi e genitori, e ricordano «un uomo gentile e rispettoso, che amava il suo mestiere e i suoi ragazzi», dice il 16enne Martial che lo ha avuto come insegnante negli anni scorsi. «L’anno scorso ci ha mostrato due caricature di Maometto pubblicate da Charlie Hebdo – dice commossa una ragazzina di 14 anni -. E ha fatto come stavolta, con calma ha premesso che avrebbe tenuto una lezione di educazione civica sulla libertà di espressione e allo stesso tempo non voleva ferire o turbare nessuno, quindi chi si sentiva a disagio poteva non partecipare e uscire dalla classe. Ma lo ha detto con un tono gentile, non per dividere ma proprio per cercare il dialogo, come faceva sempre. E infatti nessuno era uscito. Voleva spiegare i principi della République, poi lasciava o ognuno la libertà di essere o non essere Charlie».

    Molti ricordano la mostra di disegni degli alunni su «Liberté, Egalité, Fraternité», che Samuel Paty aveva organizzato e che è ancora visibile sul sito della scuola media. «È stato il professore con cui siamo stati più in contatto anche durante il lockdown – dice la madre della ragazza 14enne -, ha seguito i suoi ragazzi anche a casa. E anche in quella occasione difficile riusciva a essere rispettoso con tutti, ha sempre mantenuto il tono di chi non vuole imporre ma spiegare».

    Quest’anno, invece, il corso di educazione civica tenuto dal professor Paty lunedì 5 ottobre ha provocato durissime proteste da parte, in particolare, del padre di una allieva di 13 anni, che ha postato due video su Twitter e su Youtube per «cacciare il delinquente dalla scuola». Nel suo racconto, basato su quel che ha riferito la figlia, il professore avrebbe chiesto ai musulmani in classe di alzare la mano invitandoli a uscire. La ragazza è rimasta in classe, e anche lei allora ha visto le due immagini: la copertina di Charlie Hebdo pubblicata all’indomani dell’attentato del 7 gennaio 2015 (Titolo «tutto è perdonato», con Maometto che tiene in mano un cartello con la scritta «Je suis Charlie»), e una caricatura disegnata dalla vignettista Coco nel 2012, che raffigura il profeta nudo a quattro zampe con una stella gialla a coprirgli il posteriore e la scritta «È nata una stella».

    Ibrahim, padre della ragazzina Zaina, ha diffuso online il nome del professore e l’indirizzo della scuola invitando i buoni musulmani a mobilitarsi per «dire basta», poi si è presentato a scuola pretendendo di parlare con il direttore e facendosi accompagnare da Abdelhakim Sefrioui, membro del Consiglio degli imam di Francia e noto per le posizioni radicali. Il padre della ragazzina e l’imam sono adesso tra le nove persone in custodia cautelare. «La sorellastra del genitore – ha detto il procuratore anti-terrorismo Jean-François Ricard – ha raggiunto lo Stato islamico in Siria nel 2014 ed è da allora ricercata». Lo stesso Ibrahim poi ha denunciato Samuel Paty «per avere mostrato immagini pedopornografiche», e nei giorni successivi il professore ha presentato a sua volta denuncia contro il padre della ragazzina per diffamazione. «Negli ultimi giorni l’insegnante aveva paura, sapeva delle minacce di morte e c’era chi lo chiamava razzista».

    Più informazioni su

      Commenti

      Translate »