Premio Penisola Sorrentina. Roberto Napoletano: “Crisi più grande delle precedenti, danni superiori a quelli di una Terza Guerra Mondiale” segui la diretta

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Premio Penisola Sorrentina. Roberto Napoletano: “Crisi più grande delle precedenti, danni superiori a quelli di una Terza Guerra Mondiale”.

Premio Penisola Sorrentina. Roberto Napoletano

Ieri sera, sabato 24 ottobre 2020, al Teatro Tasso di Sorrento, si è tenuta la XXV edizione del Premio “Penisola Sorrentina”, con inizio alle ore 19.00. L’evento è diretto da Mario Esposito e promosso in collaborazione con il Comune di Sorrento e la Fondazione Sorrento.

Roberto Napoletano, direttore de Il Quotidiano del Sud, che ha ricevuto un premio speciale per la letteratura, nel corso della serata è intervenuto parlando del periodo che ci troviamo a vivere a causa del Coronavirus. Questa mattina è intervenuto per la “Carta di Sorrento” per la Cultura , in diretta seguita da Gigione Maresca per Positanonews

«È cambiato tutto ad una velocità supersonica, quindi purtroppo come era stato detto questo Covid è silente. Siamo ad un nuovo ’29 e alla grande depressione mondiale, i nostri comportamenti individuali devono cambiare e chi governa questo Paese, a livello territoriale prima ancora che a livello centrale, deve capire che deve accompagnare questo momento terribile per tutti noi con i risarcimenti dovuti. Perché se io, per colpe non mie, sono costretto a chiudere la saracinesca, se io per colpe non mie non posso fare un’attività economica, se io per colpe non mie tutto ciò non lo posso fare per un periodo molto lungo e quindi mi candido alla bancarotta, chi governa questo Paese a tutti i livelli ha il dovere, non come dicono sbagliando di darmi un contributo a fondo perduto, no, mi danno il risarcimento per ciò che mi hanno tolto – ha detto -. Quindi io credo che sia questo il significato del momento che viviamo, che però hanno capito ancora in pochi. Devo avvertire che quello che stiamo vivendo oggi è qualcosa di infinitamente più grande delle due crisi precedenti»

Siamo ridotti così male perché il commissario per l’emergenza ha fallito e la frammentazione decisionale impedisce scelte immediatamente operative. Perché i capi delle Regioni hanno pensato più a raccogliere voti che a far riprendere in sicurezza la scuola e l’economia. Il governo non fa ancora il lockdown per non mettere in campo altri 40/50 miliardi che non ha. Si è fatta una manovra su basi lunari che se non viene corretta immediatamente può portare il Paese a una deriva greca. Siamo all’atto finale del cortocircuito istituzionale

NON CI sono soldi europei nel 2021. Non c’è niente di niente. L’opposizione non esiste perché è capace di urlare, non di documentare. Di sicuro oggi ci sono i costi del non lockdown e i ricavi pari a zero del lockdown. Ci sono, cioè, le basi effettive della bancarotta per un pezzo rilevantissimo dell’economia italiana. Il programma di finanza pubblica è stato costruito su basi irreali con l’assunto che si sta superando la crisi Covid proprio mentre la crisi Covid diventa grandissima. Si è fatta una manovra su basi lunari con numeri disinvoltamente abbelliti. Se questa manovra non viene corretta immediatamente può portare il Paese a una deriva greca.

Non chiediamo le dimissioni del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, perché si tratterebbe di una ulteriore, molto parziale destabilizzazione (dato il peso del suo dicastero) di un sistema intero che rischia di saltare. Siamo alla classica crisi di sistema o, se volete, siamo al big bang del Sistema Italia. Emerge in tutta evidenza che non si hanno più le leve che cambiano la direzione della macchina di governo. Manca la capacità di incidere sulla realtà. A marzo le decisioni del governo cambiarono la realtà, ci cambiarono la vita e piegarono la curva dei contagi.

Oggi le decisioni troppo timide del governo provano a inseguire la realtà dei contagi senza riuscirci tanto è vero che sono le Regioni e i loro capi bastone (causa prima, assoluta del declino strutturale italiano) che chiudono le scuole e bloccano le movida ma è ancora poco perché la situazione è scappata di mano. Tanto è vero che il governatore della Campania, il super sceriffo De Luca, “decide” di chiudere tutto per 30/40 giorni e richiede formalmente al governo di fare altrettanto per l’intero territorio nazionale. Tanto è vero che la gente è più avanti di tutti perché si chiude in casa in quanto ha paura e cova risentimenti esplosivi nei confronti di sceriffi e Dogi dei loro territori che hanno coperto tutto per farsi belli e fare il pieno di voti. Tanto è vero che molto più avanti di loro ci sono le aziende che corrono a rifare lo Smart Working al 100%.

Siamo al big bang del Sistema Italia. La crisi sanitaria che si prospetta adesso è più pericolosa di quella di primavera per evidenti motivi stagionali e perché non può non avere un impatto più strutturale su tutta l’economia. Oggi probabilmente il lockdown nazionale rischi di doverlo fare ancora più lungo di quello di marzo ma non lo fai ancora perché se no dovresti mettere in campo altri quaranta/cinquanta miliardi che non hai e, quindi, fai il coprifuoco dalle ventitré alle cinque del mattino cosicché mandi fumo negli occhi, fai finta di intervenire, ma fai in modo di non dovere cacciare soldi pubblici che non hai.

Siamo ridotti a questo perché il commissario per l’emergenza ha fallito e il sistema della frammentazione decisionale impedisce scelte immediatamente operative. Perché i Capi delle Regioni, ovviamente non tutti, hanno pensato più a raccogliere voti che a fare le cose per fare riprendere in sicurezza la scuola e l’economia. Addirittura tutti insieme hanno imposto la ripresa a regime del trasporto pubblico locale pretendendo di farci sopra la cresta e moltiplicando sciaguratamente i contagi.

Ovviamente tutti questi signori hanno fatto i conti senza l’oste perché la protesta dilaga e la bomba sociale da Napoli in giù esplode di sicuro. Questo doppio colpo è troppo forte per qualsiasi Paese e, per questo, il rischio generalizzato è la Grande Depressione Mondiale. Soprattutto, però, lo è in misura infinitamente superiore per un Paese con la finanza pubblica come la nostra che oggi si ritrova tiratissimo e privo di consenso sociale perché la macchina dei fantasmagorici 100 miliardi di aiuti della prima ondata – tutti in deficit e quindi nuovo debito – non ha funzionato. Di sicuro le erogazioni sono state lente, farraginose, spesso si sono rivelate solo annunci. Hanno sgretolato la fiducia.

Nella prima ondata tranne una resistenza fuori dalla realtà di un pezzo del mondo della produzione lombarda il Paese era in sintonia con le scelte del governo, oggi non è così perché la parte maggioritaria delle categorie economiche conosce il brivido terribile della bancarotta per colpe non sue e si sente tradita. Siamo all’atto finale del cortocircuito del Sistema Italia di cui parliamo in assoluta solitudine da una settimana. Lo sceriffo De Luca ha gestito bene la prima fase ma ha fatto molto poco per rafforzare la medicina sul territorio e il numero delle terapie intensive e ha avallato scelte folli per il trasporto pubblico locale. Non ha avuto neppure il coraggio di agire nelle sedi istituzionali competenti per rivendicare alla sua comunità i diritti negati nella sanità e nella scuola denunciati da questo giornale. Il punto è che nell’Italia di oggi lo sceriffo De Luca è colui che vuole dare la linea a tutto il Paese e probabilmente non ha neppure torto visto che lui e il governo – chi più chi meno – sono stati sette mesi sette con le mani in mano.

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