Piano di Sorrento, la figura di Monsignor Michele Maresca nel racconto del Prof. Ciro Ferrigno

Piano di Sorrento. Riportiamo il racconto del Prof. Ciro Ferrigno che ci parla della figura di Monsignor Michele Maresca: «Una volta, e questo fino a pochi anni fa, era tutto diverso, non come ora. Il parroco era tale, nella stessa parrocchia, fino alla morte, diventando un personaggio, un punto di riferimento, una certezza. Ancor di più da noi, dove veniva eletto dal popolo. Oggi viene trasferito da una parrocchia all’altra, con rimpasti sempre più frequenti, che fanno scadere la sua figura, assimilandola ad un comune burocrate, un impiegato qualunque in una scuola o al comune.

I parroci di una volta rimanevano decenni nella stessa chiesa e avevano l’opportunità di conoscere a fondo il popolo, persona per persona, sapevano pure la storia della comunità, i tesori d’arte delle proprie chiese, le tradizioni e le devozioni popolari, delle quali diventavano paladini e difensori.

Una delle figure più belle, legate alla parrocchia di San Michele a Carotto, è quella di don Michele Maresca, parroco per sessant’anni, che ebbe particolarmente a cuore la condizione dei più deboli; poco distante da San Michele esisteva già una casa che ospitava mendicanti e diseredati, voluta dal suo predecessore, don Francesco Castellano, un asilo per la sola notte, gestito da una suora. Egli spese energie e pure danaro proprio per fondarvi un Ospizio per tutti i poveri del paese. In anni di lavoro assiduo riuscì a innalzare un secondo piano e ad affidare la pia opera ad alcune suore dell’Ordine del Boccone del Povero, perciò dette Bocconiste. L’opera compiuta fu il trionfo del suo zelo, il premio per tutte le fatiche e le privazioni che aveva affrontato con la forza e l’entusiasmo della gioventù. Fu inaugurato col nome di Ospizio di San Michele il 21 dicembre 1890 e nel settembre dell’anno successivo fu istituito anche l’orfanotrofio, e vi furono accolte le prime orfanelle. L’Ospizio era finanziato da benefattori, enti, congreghe e dal Comune. Una volta sulla facciata era murata una lapide, con questa scritta: “Perché a vecchi derelitti fosse dolce il tramonto/ serena l’alba ad orfane fanciulle/ sorse quest’ospizio nel 1890 per opera del parroco preposito Michele Maresca/ sotto l’auspicio di S. Michele Arcangelo/ il popolo del Piano di Sorrento/ celebrando mezzo secolo/ di cura parrocchiale del fondatore/ vuol ricordare in questo marmo/ che la fede muove i monti/ la carità sostiene ogni cosa/ 11 ottobre 1935”

Nato a Piano di Sorrento il 7 giugno 1853, da Tommaso e Raffaela Lauro, don Michele fu ordinato sacerdote il 23 dicembre 1876 ed eletto parroco per volontà popolare nel maggio del 1885. Fu padre spirituale per una popolazione sconvolta da due guerre mondiali, terremoti, epidemie, l’avvento del Fascismo e pure la terribile pioggia di cenere del 1944.

Don Michele già dagli anni degli studi si era fatto notare per l’ingegno e le capacità e durante gli anni dell’apostolato, si distinse non solo per la carità, ma anche per la cultura che mise a disposizione del prossimo. Nel 1935 vide la luce il libro “Memorie storiche della chiesa di San Michele Arcangelo in Piano di Sorrento” di Francesco De Angelis e Tommaso Maresca, della Casa Editrice D’Onofrio di Sorrento che lo vide partecipe e coinvolto, ansioso di mettere un punto fermo nella storia di una chiesa che era ed è quella del paese stesso. Se si potesse riassumere l’opera di don Michele in poche parole, bisognerebbe evidenziare la carità verso gli ultimi, in un secolo difficile e travagliato e quella cura del buon padre per il vetusto tempio che gli era stato affidato ed al quale il 10 settembre 1914 Papa Benedetto XV concedeva il prestigioso titolo di Basilica Pontificia.

Si spense il 1 ottobre 1945 con gli ultimi rintocchi a gloria del campanone, per la festa patronale. Il lutto toccò tutti, ma per alcuni ospiti dell’Ospizio, fu un colpo al cuore. Si era addormentato per sempre subito dopo i giorni di festa, senza dare fastidio, aspettando che si spegnesse l’ultima luminaria, alla veneranda età di 92 anni. Aveva speso i suoi anni per il suo popolo, nessuno escluso, nell’anelito di portare tutti a Dio».

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