Oggi è il Raffaele La Capria day a Positano “Auguri Dudù”

Oggi è il Raffaele La Capria day a Positano in Costiera amalfitana, a dargli il benvenuto ieri il direttore di Positanonews, Michele Cinque con il presidente Antonino D’Urso al suo arrivo ai Mulini insieme ad Enzo D’Elia, oggi un articolo su Il Mattino di Salerno a firma di Ugo Cundari .

«Ho conosciuto Dudù poco più di vent’anni fa, io ero un pischello e lui un atletico ottantenne. Eravamo a Capri e mi fece fare quasi il giro dell’isola a piedi, salimmo centinaia di gradini e ci arrampicammo per tante stradine, alla fine io avevo il fiatone e lui, da ex campione di tuffi che era stato in gioventù, era fresco e tosto. Il mio augurio è che rimanga la mia guida ancora a lungo» dice Sandro Veronesi, che insieme a Emanuele Trevi, Elisabetta Rasy e Silvio Perrella alle 18 all’hotel Buca di Bacco a Positano, nell’ambito della rassegna letteraria «Positano mare, sole e cultura», curata dall’agenzia Delia, anticiperanno la festa di compleanno di Raffaele La Capria di domani, quando l’autore di Ferito a morte compirà 98 anni, presentando il suo ultimo libro La vita salvata (Mondadori) scritto con Giovanna Stanzione.
L’AUGURIO
«Il mio augurio di altri lunghi anni di vita e carriera è egoistico, che La Capria continui a regalarci libri di iniziazione come L’amorosa inchiesta che ci fa entrare in uno spazio psichico minato come quello del rapporto tra uomo e donna», dice Trevi. «Per questo suo compleanno non ci potremo abbracciare, ma l’anno prossimo e tra due anni sì. Mi sto preparando al centenario, questo è un compleanno transitorio», sottolinea Veronesi, impegnato a scrivere la prefazione alla nuova edizione di Ferito a morte, «la sua opera più importante, e sono tornato a guardarmi le varie edizioni di Sud, la rivista che ha contribuito a fondare. All’epoca aveva 22 anni e presentava poeti e scrittori inglesi e americani ignorati durante il fascismo, parliamo di Hemingway, Spencer, Eliot e tanti altri. La cultura italiana usciva da una cappa di oscurantismo e lui ha combattuto per la luce». Veronesi ricorda anche quei suoi compagni di viaggio come Rosi, Ghirelli, Ortese a Compagnone, «insieme hanno cercato di indebolire la retorica sulla cultura napoletana diluendola con esperienze internazionali».
LA RIFLESSIONE
Si può parlare di tentativo di sprovincializzazione? Per Trevi, che di recente ha pubblicato Due vite con Neri Pozza, «non si tratta di sprovincializzare, perché tanti scrittori americani, da provinciali, hanno cambiato la storia della letteratura. Quello che mi colpisce di La Capria è la qualità della sua prosa, erede di una tradizione italiana che non è narrativa, è materia spuria, che si nutre di quello che lo scrittore ha imparato nella vita e nel momento in cui scrive la mette nel ritmo e nell’organizzazione del pensiero. È un’arte difficile la sua, non convenzionale». Per Veronesi «in tutti questi anni La Capria è riuscito a non cadere nel trombonismo che spesso fa prede illustri tra gli scrittori, e questo è un altro suo grande merito». Cosa pensa Veronesi, sceneggiatore e vincitore del recente Premio Strega con Il colibrì (La nave di Teseo), del fastidio che La Capria prova quando lo definiscono scrittore napoletano? «Parafrasando una battuta di Totò, la definizione migliore di La Capria è parte-nopeo e parte-europeo. Ha i piedi a Napoli ma lo sguardo e i sogni sempre rivolti al mondo, e questo fin da quando era un ventenne, ossia da quando ha iniziato la costruzione di sé. Ho sperato per qualche tempo che un giorno mi invitasse a Napoli, per spiegarmela, ma poi ho capito che la città occupa uno spazio della sua anima inaccessibile». Dice Trevi: «Quando penso a un luogo legato a Dudù penso a Capri. La sua vita napoletana, la sua esistenza a palazzo donn’Anna sono esperienze non condivise, mentre abbiamo passato tante serate a parlare di donne e letteratura nella sua bellissima villa, semplice e rispettosa della natura che la circondava, appena sotto il monte Solaro, davanti ai Faraglioni».

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