Nobel 2020 per la letteratura: il premio a Louise Glück

Più informazioni su

Il premio Nobel per la letteratura 2020 va a Louise Glück che, dopo il Premio Pulitzer del 1993, si riafferma come poetessa e saggista unica al mondo. Il premio per “la sua inconfondibile voce poetica, che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale”, come si legge nelle motivazioni  rese pubbliche dall’Accademia di Svezia.

Come scrive Repubblica, Louise è la sedicesima donna premiata con il Nobel dal 1901. Mats Malm dell’Accademia Svedese ha riferito la sua reazione dopo la telefonata che le annunciava la vittoria: si è dichiarata “sorpresa e contenta” della notizia. La conferenza celebrativa del premio Nobel si terrà negli Stati Uniti per via delle restrizioni ai viaggi imposte dalla pandemia.

Nel corso della sua carriera ha pubblicato dodici antologie di poesie. Nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia per la sua raccolta The Wild Iris, ottenendo il primo di una lunga serie di riconoscimenti. Nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia, mentre nel 2003 era stata insignita del prestigioso titolo di poeta laureato degli Stati Uniti.

Louise Glück nasce a New York il 22 aprile 1943 in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi e trascorre la sua infanzia a Long Island.

Il padre Daniel, inizialmente intenzionato a diventare scrittore, raggiunge il successo come uomo d’affari gestendo un’azienda con il cognato, coinventore del coltello X-Acto. La madre Beatrice, laureata in francese al Wellesley College, in un’epoca in cui era raro che le donne frequentassero l’università, le impartisce un’istruzione basata sui classici e sulla mitologia greca, stimolandola a scrivere poesie fin dalla tenera età”.

Durante la sua adolescenza Louise soffre di anoressia nervosa. Al suo ultimo anno alla George W. Hewlett High School, a Hewlett, New York, inizia il trattamento psicoanalitico, durato circa sette anni. Di quel periodo scrive: “Ho capito che a un certo punto sarei morta. Quello che sapevo in modo più vivido, più viscerale, era che non volevo morire”. Nello stesso saggio descrive la malattia come il risultato dello sforzo di affermare la propria indipendenza dalla madre; in un altro testo, la collega alla morte della sorella maggiore, un evento avvenuto prima della sua nascita. Alla psicanalisi attribuisce il merito di averla aiutata a superare la malattia e di averle insegnato a pensare.

Dopo le superiori segue un corso di poesia al Sarah Lawrence College e dal 1963 al 1965 si iscrive ad alcuni seminari di poesia alla School of General Education della Columbia University, che offre programmi per studenti non a tempo pieno. Qui conosce i poeti Léonie Adams e Stanley Kunitz, da lei successivamente riconosciuti come mentori significativi nel suo sviluppo come poeta.

Più informazioni su

Commenti

Translate »