Napoli, dai baretti ai teatri, fino ai ristoranti: si spengono le luci. E arrivano 100 militari

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Napoli. Nella città del coprifuoco, mancheranno solo i militari pronti a sparare. Ce ne saranno un centinaio di rinforzo, ma solo per fare controlli e segnalazioni in grado di far scattare multe salate. Non è la guerra, non ci sono restrizioni per ordine pubblico, e anche il termine «coprifuoco» sembra una forzatura. Ma rende con efficacia il deserto che, da venerdì, dopo le 23 diventerà Napoli come è stata disegnata dalla nuova ordinanza del presidente Vincenzo De Luca.

Inutile pensare di poter prendere l’auto. È vietato e i garage potranno tranquillamente chiudere alle 23 senza pensare che possa arrivare un cliente a rivendicare l’automobile per uscire. Chiamare un taxi si può, ma solo se c’è una necessità improvvisa legata alla salute, come dover andare al Pronto soccorso da soli senza chiamare il 118. Faranno i turni, perché le chiamate saranno limitate e quindi i tassisti al lavoro «in notturna» resteranno pochissimi, tanto non serve. I cinema sono già semi vuoti, a volte in queti giorni sono riusciti a staccare meno di cinque biglietti. E non tutti sono aperti.

Difficile possa partire una stagione teatrale offrendo certezze, considerando che difficilmente uno spettacolo può iniziare tanto presto da finire entro le undici di sera. Nonostante le misure di sicurezza costate anche molto, come la sanificazione della sala, la predisposizione delle file vuote, i dispensatori di disinfettante ovunque, i teatri non si sa se potranno programmare. Il Diana aveva presentato la sua stagione, al Sannazaro erano iniziati degli spettacoli con affluenza di spettatori. Anche il Bracco aveva annunciato il suo cartellone, ma ora non si sa cosa accadrà. Forse, sarà il trionfo della televisione, con Netflix, il canale Disney on demand e Sky a gongolare per i fatturati stabili in tempi di Covid.

Chi sta girando film a Napoli, come le registrazioni delle puntate di «Un posto al sole», dovranno prevedere orari giornalieri, evitando riprese notturne. Gira e rigira e se proprio non si vuol perdere una cena fuori, bisogna affrettarsi: dal ristorante, dal pub o dal bar si dovrà uscire prima delle 23. Non è un lockdown, ma una restrizione notturna.

L’obiettivo del presidente De Luca è evitare gli assembramenti. I famosi baretti a Chiaia, come a via Aniello Falcone o a piazza Bellini, la movida insomma, dovrà dire stop molto presto. Eppure, proprio in queste zone tanti giovani arrivano proprio quando ora tutti devono chiudere. Il Caffè dell’Epoca, alias Peppe Spritz a via Costantinopoli, dove di notte all’ingresso e poco distante non c’è un centimetro di spazio, dovrà serrare le saracinesche. E lo stesso dovranno fare i bar di fronte in piazza Bellini, da Spazio Nea a Intra Moenia e gli altri. Niente più gente tra via Bausan, via Bisignano, piazzetta Rodinò. I baretti di Chiaia, che dopo le 23 iniziano a lavorare di più, dovranno chiudere. E saranno penalizzati forse più dei ristoranti che alle 23 potrebbero anche farcela, ma correndo.

Da Chiaia, al Vomero, al centro storico niente ristoranti e pizzerie dopo le 23. In uno dei suoi collegamenti, De Luca aveva detto: «In alcune zone d’Italia, se si va a cenare dopo le 21 vi diranno che la cucina è chiusa, dobbiamo cambiare abitudini». La Campania come la Valle d’Aosta, dove a chi vuole mangiare dopo le 21,30 viene risposto che può essere servito solo formaggio o salumi. Probabilmente ci saranno riduzioni di personale e turni: troppi camerieri, per un orario più ristretto, non servono. Si potrà pranzare e poi cenare preferibilmente alle 20.

Niente paura se serve una medicina all’improvviso. Le farmacie sono dispensate e le notturne di turno saranno aperte. Per lavoro, con esigenze documentate, si potrà circolare. Niente paura, quindi, per la raccolta della spazzatura, ma i trasporti, già a scarto ridotto in città, dovranno chiudere entro le 23. Saranno ulteriori ridimensionamenti per le metropolitane e gli autobus. Per le funicolari, che già funzionavano a singhiozzo e quasi sempre non oltre le 22, non ci sarà alcuna conseguenza.

Il lungomare liberato, ora a metà per la riapertura alle auto dopo la chiusura della galleria Vittoria, calerà nel buio come ai tempi del lockdown. E avverrà lo stesso anche a Sant’Anna di Palazzo o a Vico Lungo Gelso, nei Quartieri spagnoli diventate concentrazioni di ristoranti. Molti iniziano a lavorare intensamente proprio alle 23 e qualcuno aveva benedetto l’iniziativa del Comune, che ha consentito l’aumento di tavolini su strada senza altre tassazioni. Nessuno più dopo le 23 e sarà un alibi per l’assenza degli agenti di polizia locale, che lasceranno i controlli a polizia, carabinieri e militari.

Il passa parola, c’è da starne certi, avrà già raggiunto gli immigrati di colore che fino a tardi vendono su banconi a mano le custodie per smartphone tra piazza Trieste e Trento, via Chiaia, via Toledo, il Vomero. Anche loro dovranno concentrare le vendite al mattino e in prima serata. Nessun effetto su edicole e librerie: quelle notturne non esistono più da tempo. Sarà così a Napoli, come in tutta la Campania. Inutile, quindi, pensare di muoversi prima delle 23 per andare in altre città: ci vorrà un’autocertificazione per spostarsi dal territorio comunale. Tutto serrato e camminare per la città potrebbe diventare pericoloso, anche se, con poca folla, diventeranno di nuovo più facili i controlli delle forze dell’ordine. La Campania come la Lombardia. Da venerdì è coprifuoco.

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