Napoli, anziano muore dopo il ricovero al Cotugno. Indagini in corso

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Napoli. Un anziano di 70 anni muore dopo essere stato ricoverato al Cotugno. Indagini in corso. Ecco le parole di Leonardo Del Gaudio sul Mattino. Le registrazioni del 118, i primi referti medici, le cartelle cliniche. Ma anche il numero dei posti disponibili al Pellegrini e al Cotugno e – per non tralasciare niente – quelli che tra sabato e domenica erano liberi nell’intera rete ospedaliera regionale. Sono questi i punti su cui batte l’inchiesta condotta sulla morte di un settantenne napoletano positivo al Covid, dopo una sorta di odissea in ambulanza, visite domiciliari e un paio di sortite in altrettanti nosocomi partenopei. Si muove la Procura, al lavoro i carabinieri, mentre appaiono stridenti le contraddizioni emerse finora nei rapporti tra 118 e ospedale Cotugno (dove l’uomo è deceduto). Ma proviamo a fare chiarezza. Si lavora su un periodo di 48 ore, alla luce di quanto sarebbe avvenuto tra sabato e domenica in un’abitazione napoletana. Partiamo dal primo contatto tra la famiglia del 70enne e il 118: l’uomo ha tosse e febbre, non sta bene, chiede l’intervento dell’ambulanza; viene visitato a casa, ma non accetta il ricovero. Per quale motivo? È il primo nodo da sciogliere. Perché chiamare un’ambulanza per poi rifiutare il ricovero in ospedale, con tanto di firma sul verbale di visita? Al momento, c’è un retroscena tutto da verificare: qualcuno avrebbe prospettato al 70enne un ricovero in un ospedale non napoletano, se non addirittura fuori dalla Campania. Possibile? Non esiste traccia o riscontro di questo tipo di prospettiva, ma tanto basta a rendere doverosa da parte della Procura l’acquisizione dei nastri magnetici con la richiesta di soccorso.

Ma andiamo avanti. Domenica mattina, le condizioni dell’uomo sono ancora gravi, c’è una seconda richiesta di soccorso al 118, che manda una sua ambulanza dalla postazione San Gennaro. Pochi minuti e l’uomo viene prelevato per essere condotto alla ricerca di un ospedale. In ambulanza, dove è presente un medico, si decide per il Pellegrini, che ha un pronto soccorso ma è in grado anche di fornire assistenza per i malati covid. C’è un particolare in questa storia che non può essere tralasciato: il paziente è positivo al coronavirus, come emergerebbe da un tampone fatto privatamente, anche se non sarebbe stato mostrato un certificato in grado di attestare l’esito del test faringeo. Dunque, prima tappa al Pellegrini. È uno codice giallo (media gravità), ma non viene ricoverato, dal momento che il percorso covid è già occupato dalla presenza di un altro degente positivo al coronavirus. Passano i minuti, l’ambulanza decide di puntare sull’ospedale Cotugno.

È solo a questo punto che criticità e contraddizioni diventano stridenti. Non è infatti chiaro se la scelta di puntare all’ospedale collinare sia frutto di un accordo o se tutto nasce da un’iniziativa interna al circuito del 118. Fatto sta che il tempo passa, si perdono minuti preziosi. Quanto ha impiegato l’uomo a passare dal letto di casa a quello di un ospedale? C’è chi dice mezz’ora, chi dice un’ora, ma è chiaro che si tratta di uno dei punti decisivi dell’inchiesta. Anche sulle condizioni di salute del paziente, le versioni di 118 e Cotugno sono divergenti. Secondo il medico in ambulanza, il sangue del paziente presentava un livello di ossigenazione adeguato e le sue condizioni non erano gravi. Anche qui, al di là di quanto è stato riversato nel referto medico, contano le testimonianze: mentre era in ambulanza, l’uomo ha avuto modo di parlare con i familiari al telefono, di mantenere un livello di coscienza tipico di una persona vigile e di ricevere comunque un’assistenza medica, con una leggera somministrazione di ossigeno in via cautelativa.

Diverso invece il quadro che verrà riscontrato quando, alla fine della seconda tappa ospedaliera, il paziente viene affidato alle cure del Cotugno. Secondo l’azienda dei Colli, l’uomo presentava un livello di ossigeno nel sangue molto basso, una grave insufficienza respiratoria, al punto tale da rendere inutili tutte le manovre tese a salvargli la vita. Ecco cosa hanno dichiarato i vertici del Cotugno al collega Ettore Mautone, nell’edizione del Mattino di ieri: «Il paziente, un uomo di 70 anni, diabetico e iperteso e con altre patologie coesistenti, è arrivato con ambulanza del 118 presso il presidio ospedaliero in condizioni gravissime ed è stato assistito, senza alcuna attesa, dal personale sanitario. Al momento del ricovero in pronto soccorso, presentava una saturazione molto bassa, è stato sottoposto a emogasanalisi e altri esami che hanno confermato il grave quadro di insufficienza respiratoria. Gli sono stati somministrati ossigeno ad alti flussi e terapia steroide e allertati i rianimatori, ma il quadro di insufficienza respiratoria è peggiorato. Le manovre rianimatorie per circa un’ora non sono riuscite a ristabilire la funzione cardiorespiratoria». Inchiesta del pool reati colposi, coordinato dall’aggiunto Simona Di Monte, decisivo acquisire referti medici, nastri di comunicazioni, cartelle cliniche e testimonianze. 

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