La Lazio (senza 11 giocatori) esce indenne da Bruges: segna Correa, su rigore l’1-1 belga – Un super Acerbi: lotta e inventa Parolo gigantesco da centrale foto

 

Alla faccia del virus, il punto di Bruges può avere per la Lazio il sapore degli ottavi di Champions: un cuore grande così, proprio come avevamo visto contro il Bologna, sabato notte in campionato. All’Olimpico c’erano anche Luis Alberto, Leiva e Immobile, fermati dal Covid e assenti in Belgio, dove Inzaghi rischiava un’imbarcata se non avesse preparato la partita perfetta, con tredici giocatori e un ragazzino polacco (Czyz) lanciato nel finale perché erano finite anche le ultime forze. E quando il cuore sembrava stesse cessando di battere, ecco Pepe Reina, il portiere dei miracoli: una deviazione con il gluteo sinistro e un tuffo da ventenne a impedire il raddoppio del Bruges. Se solo la Lazio avesse avuto questa forza alla ripresa della serie A nel giugno scorso, forse non avrebbe perso così tanto terreno dalla Juve, che fino a marzo aveva tenuto sotto scacco, addirittura battuta per due volte in poche settimane. Allora i biancocelesti avevano ceduto dal punto di vista fisico e morale, adesso sono venuti fuori gli attributi e si è vista un’altra Lazio, seppure senza una squadra intera, rimasta a Roma.

Dopo il gol di Correa si è avuta la sensazione che il Bruges potesse cadere ancora una volta perché non reggeva la velocità dell’argentino e gli inserimenti di Akpa Akpro (bravissimo, ancora una volta) e Milinkovic Savic. L’ennesimo errore di Patric (fallo da rigore con placcaggio rugbistico) ha vanificato il vantaggio biancoceleste, che nella ripresa ha sofferto gli assalti della squadra belga: oltre a super Reina, finalmente anche un pizzico di fortuna per una Lazio costretta a sopportare ancora il peso del virus.
Con tredici giocatori a disposizione, con cui quasi certamente dovrà arrivare alla prossima sosta, Inzaghi non poteva fare di più. Anzi, quando ha capito che la Lazio era in difficoltà e che avrebbe potuto pagare qualche altro errore di Patric, ha rivoluzionato lo scenario tattico facendo delle scelte molto forti, che gli serviranno durante l’emergenza Covid: difesa non più a tre ma a quattro, con Acerbi spostato a sinistra e Parolo al centro, Correa arretrato alle spalle di Caicedo e Muriqi e difesa a oltranza. Un segnale importante lanciato dal tecnico biancoceleste, che pur di non abbandonare il suo spartito preferito si era esposto a Genova a una sconfitta con giocatori fuori ruolo: errore che in parte aveva commesso a giugno, alla ripresa del campionato, quando di fronte a molteplici assenze non aveva mai cambiato identità alla Lazio. Una lezione che è servita a Inzaghi, evidentemente: questo nuovo atteggiamento di Simone rappresenta un salto di qualità importante in vista di un periodo di grandissima difficoltà.

Brava Lazio, piena di orgoglio e di personalità, degna protagonista in Champions. Più forte dell’emergenza e del Covid, senza undici giocatori, la squadra di Inzaghi ha strappato il pareggio e non si è piegata di fronte al Bruges, anzi ha persino sognato a lungo e sfiorato il colpo, mancato soltanto perché Mignolet ha murato in uscita Milinkovic e Pereira, arrivato nel pomeriggio da Roma con l’ok dell’Uefa dopo l’esito negativo del secondo tampone, non ha avuto la forza per battere a rete davanti al portiere ex Liverpool. E’ finita in pareggio perchè il Var, a un soffio dall’intervallo, ha consegnato ai padroni di casa il rigore trasformato da Vanaken. Insufficiente la direzione dell’inglese Taylor, severo in eccesso con i biancocelesti (6 cartellini gialli). Non è bastato il gol di Correa e sarebbe servito il raddoppio per chiudere il conto. Reina ha permesso alla Lazio, nella ripresa piena di sofferenza, di restare in partita accanto alle mosse indovinate di Inzaghi. Peccato per le assenze. Con la squadra al completo, o anche solo con Immobile e Luis Alberto, avrebbe stravinto. Appena tre cambi, compreso il polacco Czyz, centrocampista della Primavera lanciato nella ripresa.

SUBITO TUCU. Decimata dagli infortuni e dal Covid, ma con la solita anima e la capacità di tenere il campo, gli undici reduci di Inzaghi sono entrati bene in partita. Baricentro basso, la tendenza a cercare ripartenze verticali e profonde, provando a sorprendere la linea difensiva alta del Bruges. Mancavano il palleggio di Leiva e soprattutto di Luis Alberto, Milinkovic era assorbito dal duello con Vanaken, così è stato Correa a timbrare l’avvio. Subito pericoloso l’argentino al tiro e poi decisivo, quando ha scambiato palla con Marusic e si è accentrato scaricando il sinistro in rete. Delis bruciato sul tempo, bravo Caicedo a portare via Kossounou. La Lazio ha avuto un’altra opportunità, poi ha abbassato le marce e ha provato a congelare il gioco. Si difendeva con ordine, ma faticava a ripartire. Soffrivano Marusic e Fares, Parolo teneva la guardia alta davanti ai centrali, Milinkovic si stava dedicando ad un lavoro di fatica. Si stava sciogliendo Akpa Akpro, ma i due attaccanti non riuscivano a tenere palla. Peccato per un contropiede divorato da Fares al limite dell’area: raddoppio sprecato.

VAR. Il Bruges stava attaccando senza creare pericoli. Brillava solo la stellina De Ketelaere, impreciso quando Patric gli aveva riconsegnato in avvio un pallone comodo da mettere in rete. A un soffio dall’intervallo è arrivato a sorpresa il pareggio grazie a un rigore chiamato dal Var con ritardo. Sugli sviluppi di un angolo la trattenuta di Patric su Rits: fallo ingenuo e inutile perché Milinkovic aveva allontanato di testa, Vanaken dal dischetto ha spiazzato Reina.

A QUATTRO. La Lazio stava soffrendo, era in calo, continuava ad abbassarsi. Inzaghi se l’è giocata bene, cambiando assetto. Nell’intervallo aveva tolto Patric (ammonito) e dopo una decina di minuti ha richiamato Fares, in difficoltà. L’ingresso di Pereira e Muriqi ha prodotto il cambio di modulo. Difesa a quattro con Marusic, Parolo, Hoedt e Acerbi. Milinkovic e Akpa mediani, Correa all’ala sinistra e l’ex Manchester United a destra. Due torri in attacco sino a quando Caicedo non si è arreso per un trauma alla spalla. Il polacco Czyz è entrato benissimo, gamba e personalità. Dentro una ripresa piena di sofferenza, la Lazio ha tenuto duro e su due linee ha riequilibrato la partita, rispondendo colpo su colpo ai belgi. Bene Parolo in difesa, ancora meglio Milinkovic e Akpa Akpro. Reina si è opposto a Dennis e Rits. Sobol, a porta vuota, l’ha messa fuori. Il ko lo hanno mancato, all’ultima curva, Milinkovic e Pereira. La Lazio, però, è rimasta al comando del girone: chapeau.

 

Ci ha pensato Correa a prendere per mano la Lazio. In assenza di Immobile ha impugnato le redini dell’attacco, sbloccando la partita con un sinistro sul secondo palo che non ha lasciato scampo a Mignolet: «Credo che il gol – ha detto l’argentino – ci abbia dato un po’ di tranquillità, loro poi hanno gestito bene la palla e ci hanno innervosito. Questo è stato forse il nostro errore, ma a questa squadra non si può dire niente. Dopo tutte le difficoltà che abbiamo incontrato durante la settimana». Con quella rete non solo ha aperto le marcature nella trasferta in Belgio, è anche riuscito a liberarsi del nervosismo accumulato per quanto accaduto sabato scorso, quando dei ladri si sono introdotti nella sua abitazione mentre giocava la partita con il Bologna.

DECISIVO. Un gol in Champions League (il 3º della sua carriera) era il modo giusto per voltare pagina e guardare avanti. Nel finale il Tucu ha anche servito a Pereira un assist delizioso, che il brasiliano non è riuscito a concretizzare per regalare alla Lazio la rete del potenziale 2-1. In ogni caso l’argentino ha vestito i panni del leader, lui e Milinkovic erano i due che dovevano garantire la qualità: «Prima della partita ci siamo guardati negli occhi, tutti. Anche quelli che sono rimasti a casa ci hanno accompagnato, chiamandoci e dicendoci che qualcuno questo gruppo non lo vede bene in partenza, ma poi sono anni che alla fine riesce a emergere. Dovevamo essere uniti, sempre con la stessa idea di essere protagonisti, come ci dice il mister. Poi la partita è andata così, abbiamo sofferto un po’, ma l’approccio e la voglia di vincere c’è stata sempre». Era durissima, la Lazio lo sapeva. Una trasferta affrontata così era difficile da prevedere, ancora di più da giocare. Con l’arrivo in extremis di Pereira erano 13 i giocatori della prima squadra a disposizione di Inzaghi. Si è affidato a loro, li ha usati tutti.

SACRIFICIO. E dopo aver esaurito i due soli cambi veri, ha modificato anche il modulo per cercare di sfruttare al massimo il potenziale tecnico, derogando al classico 3-5-2 e sfoderando 4-4-2, che ha portato Correa a giocare per una parte di gara anche da esterno mancino di centrocampo: «Mi sono trovato bene sempre. A volte non riescono le cose, a volte sì. Ma è quando non vanno bene che esce il carattere di tutti. Io sempre cerco di fare tutto con lo stesso approccio». L’allenatore biancoceleste ha chiesto un sacrificio supplementare ai suoi ragazzi. Lo ha fatto anche con il classe 2001 Czyz, mezzala nella Primavera di Menichini, riciclato laterale di centrocampo per l’occasione. Così la Lazio, nonostante tutto, è tornata dal Belgio con un punto importante, che la porta a quota 4 nel Gruppo F insieme proprio al Bruges. «Un pari positivo – ripete Correa – per l’atteggiamento avuto in campo dalla squadra e per la maniera di affrontare la gara dopo le tante difficoltà. Ci sono mancati giocatori importanti, ma ci abbiamo messo la faccia come sempre. Ora siamo in testa al girone, ma abbiamo appena iniziato. Ci sono tante partite ancora, giocheremo altre due gare fuori molto difficili. Dobbiamo continuare a fare bene».

fonte:corrieredellosport

Commenti

Translate »