Jonathan Galindo dietro il suicidio del bambino 11enne a Napoli ?

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Jonathan Galindo dietro il suicidio del bambino 11enne a Napoli ?  Ha aperto la finestra del balcone all’undicesimo piano. Ha poggiato davanti alla ringhiera uno sgabello. Ci è salito sopra e si è lanciato nel vuoto. È morto così, a 11 anni, un bimbo di Napoli, figlio di due avvocati. Amorevoli, attenti, premurosi verso quel bimbo e i suoi due fratelli. Ma il piccolo lo sapeva. Aveva capito che il suo gesto estremo avrebbe distrutto il cuore dei suoi genitori, ma è come se non avesse avuto scelta. Prima di uccidersi due sere fa a mezzanotte e mezza ha acceso il telefono cellulare, si è collegato alla chat e ha inviato un sms: «Mamma, papà vi amo. Ora devo seguire l’uomo col cappuccio nero. Non ho più tempo. Perdonatemi».

Una lucidità agghiacciante, una scadenza improrogabile, un appuntamento con la morte irreversibile. Questo è quello che ha spaventato di più gli inquirenti della Procura di Napoli che hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio dopo la relazione della Squadra Mobile. Un suicidio all’apparenza immotivato che però potrebbe prendere corpo in una pista che è stata sin dal primo istante battuta dagli investigatori. Il bimbo potrebbe essere caduto in una trappola del web, costretto da qualcuno ad uccidersi, forse per salvare la vita dei suoi familiari o per salvare se stesso.

Il drammatico risvolto di una «gara» che tanto ricorda il «Blue Whale», che nel mondo ha portato al suicidio di oltre duecento ragazzi tra il 2017 e il 2019. Ma il bimbo era troppo piccolo e i genitori troppo presenti per non essersi accorti di nulla. La challenge della «balena blu» porta ad infliggersi ferite vistose fino ad arrivare alla morte in un lasso di tempo di oltre un mese. La vita del piccolo sarebbe invece mutata nel giro di pochissimi giorni e da quanto finora raccolto dalle forze dell’ordine potrebbe trattarsi di un altro gioco, molto simile a quello denominato Jonathan Galindo o forse proprio quello, perché questo nome è circolato sin da subito.

Si tratta di un uomo con le sembianze di bambino, molto sorridente e a tratti buffo, simile a Pippo della Disney ma che in realtà carpisce informazioni sul bambino, sulle sue abitudini, sulla famiglia e ne mette alla prova la «fede» con sfide all’inizio molto semplici, fino poi a circuirlo completamente.
I ragazzini vengono adescati su chat molto comuni con richieste di amicizie sui social. Due giorni fa la polizia ha sequestrato il telefono cellulare e la consolle con la quale il bimbo oltre a giocare si collegava in Internet. Un superperito da questa mattina proverà a ricostruire le ultime conversazioni del bambino. La Procura sentirà alcuni dei suoi amichetti, che forse sanno qualcosa in più.
Il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, è intervenuto con un post sui social: «Quel piccolo è il figlio di tutti noi. Chiediamo pene esemplari e tolleranza zero per chi istiga al suicidio».

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