Don Lorenzo Milani stasera in Tv, chi era il prete di Barbiana

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    Il giovane prete Lorenzo Milani, irrequieto sacerdote fiorentino, è spinto da un forte sentimento cristiano di aiuto verso il prossimo e di contrasto alle ingiustizie. Nella parrocchia di San Donato a Calenzano si mette in luce come colui che è vicino agli ultimi, e al tempo stesso come uno scomodo sacerdote, critico verso la chiesa e lo stato. Il vescovo di Firenze, dopo avergli tolto la guida della parrocchia di Calenzano, lo trasferisce in un piccolo centro abitato in mezzo ai boschi, sul Monte Giovi : Barbiana. Un chiaro “esilio”, per mettere a tacere un prete scomodo. In questo panorama rurale, dove il tempo sembra essersi fermato, la vita scorre all’insegna della povertà e dell’isolamento, sociale e culturale. I bambini, senza saper leggere né scrivere, sono costretti a lavorare nei campi al fianco dei genitori, che non hanno alcun sostentamento se non il lavoro della terra. Don Lorenzo, che non riesce ad accettare di vedere così tanti bambini senza un futuro, decide di fare gratuitamente scuola a tutti i piccoli del villaggio. Nasce così la scuola di Barbiana, allestita in una misera stanza, destinata a diventare un esempio formidabile di cultura e crescita dei giovani, nel nome della solidarietà e del rispetto di tutti. Nella scuola di Don Lorenzo non esistono voti, se qualcuno rimane indietro, nessuno andrà avanti finché non avrà anch’esso imparato come gli altri. In pochi anni la scuola si amplia, cresce e tanti ragazzi riescono a diplomarsi da privatisti, aprendosi un futuro più roseo e dignitoso. Come un padre, Don Milani vede crescere i propri “figli” e con loro una comunità che si fa ogni anno più attiva e densa di iniziative e di eventi. Nonostante il suo costante impegno al servizio della società, non mancano le difficoltà e le opposizioni alla sua scuola, soprattutto da parte di professori, che la vedono “fuori da ogni schema”. Don Milani rimase vicino ai suoi ragazzi e attivo insegnante fino all’ultimo, anche dopo essersi ammalato di tumore. Nonostante le condizioni di salute non si risparmiò nel portare avanti il suo progetto di solidarietà, finché ne ebbe le forze. Morì la mattina del 26 giugno 1967 nella casa della madre a Firenze, circondato dall’affetto di molti dei suoi allievi di Barbiana, e prima di morire chiese di essere seppellito nel piccolo cimitero del paese, per rimanere per sempre su quelle montagne, dove aveva dato a molti la speranza in una vita migliore.
    Ricorre il 27 maggio l’anniversario della nascita di Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, che nacque a Firenze il 27 maggio 1923 e a Firenze mori’ il 26 giugno 1967.
    E’ difficile rendere un’idea di quanto decisivo sia stato per la mia generazione leggere la Lettera a una professoressa, L’obbedienza non e’ piu’ una virtu’, Esperienze pastorali.
    Sono stati non solo genericamente “testi di formazione” e “livres de chevet”, ma hanno costituito strumenti sia di interpretazione del mondo che di lavoro nell’impegno sociale e civile – e quindi politico, nel senso forte del termine – per cercar di contrastare le piu’ flagranti ingiustizie e oppressioni, per cercar di contribuire alla lotta delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell’umanita’ da ogni violenza ed iniquita’.
    Sono libri che insieme ad Erasmo e Voltaire, a Primo Levi e Victor Serge, al Manifesto marx-engelsiano, all’Istituzione negata goriziana, alle Tre ghinee di Virginia Woolf, agli scritti di Rosa Luxemburg e di Carla Lonzi, di Fromm e di Marcuse, di Russell e di Gandhi, di Danilo Dolci e di Aldo Capitini, di sartre e Camus, di Giulio Alfredo Maccacaro e di Ivan Illich, di Agnes Heller e di Laura Conti, di Alex Langer e Giorgio Nebbia, di Simone Weil e di Hannah Arendt, hanno persuaso all’impegno morale e intellettuale, alla solidarieta’ con tutte le oppresse e gli oppressi, all’azione nonviolenta concreta e coerente, innumerevoli giovani che sovente a quell’impegno sono restate e restati fedeli per il resto della loro vita.
    Nella testimonianza milaniana e della scuola di Barbiana la denuncia dell’oppressione di classe, della guerra, di un’organizzazione della societa’ e delle sue strutture fondamentali intesa a sfruttare e rapinare senza freni e senza limiti, a escludere e opprimere giungendo fino all’orrore dei lager e dell’atomica, e’ cosi’ nitida ed intransigente, ed esposta con tale chiarezza di dettato, precisione di argomenti e sincerita’ di sdegno, che ancor oggi se una giovane amica o un giovane amico mi chiede da dove iniziare le sue letture adulte, rispondo di solito da don Milani, e per anni io stesso ho letto, riletto, commentato e ragionato quei libri con loro negli incontri di accostamento alla nonviolenza che insieme abbiamo fatto: nelle scuole, nei centri sociali, con le volontarie e i volontari in servizio civile, nei gruppi di militanti politici di base.
    E non solo la denuncia della violenza e dell’ingiustizia, ma anche la concreta costruzione di un’alternativa nonviolenta in primo luogo attraverso l’educazione come prassi di liberazione (e’ la formula di Paulo Freire) ha caratterizzato la testimonianza milaniana e della scuola di Barbiana: la nonviolenza personalmente vissuta, meditata, praticata, con la fatica e con la verita’ che le sono inerenti, contro ogni alienante menzogna e consumistica mercificazione, contro ogni rassegnazione e contro ogni subalternita’ all’ideologia e ai poteri dominanti.Don Lorenzo Milani: “L’obbedienza non è più una virtù”.
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    Gli anniversari possono dar luogo a due contrapposte modalita’ di memoria e di relazione: una che per cosi’ mummifica le figure, raggela gli eventi, ipostatizza e quindi distanzia e neutralizza le esperienze e le riflessioni, e cosi’ tradisce il senso di quel che si ricorda; e l’altra che invece si pone all’ascolto e alla sequela delle testimonianze di cui si fa memoria, e si ripromette di prolungarne ed inverarne ancora qui e adesso il valore, l’insegnamento, la verita’, l’appello alla lotta per il bene comune dell’umanita’: e questo vuole essere il nostro commemorare.
    Ricordare don Milani significa allora proseguire qui e adesso la lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
    Ricordare don Milani significa allora proseguire qui e adesso la lotta in difesa della vita, della dignita’ e dei diritti di tutti gli esseri umani contro poteri dominanti schiavisti e rapinatori, insensatamente onnidistruggitori ed effettualmente necrofili.
    Ricordare don Milani significa allora proseguire qui e adesso la lotta in difesa di quest’unico mondo vivente casa comune dell’umanita’ che i poteri dominanti stanno avvelenando, devastando, desertificando.

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