Covid-19: il gruppo sanguigno 0 protegge di più? Dati poco solidi

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Coronavirus: il gruppo sanguigno 0 protegge davvero di più? Un articolo del Corriere della sera illustra gli studi fatti fino a ora e come i dati siano in realtà poco solidi per essere provati.

I primi risultati di un nuovo studio che ha coinvolto 750 mila partecipanti (10 mila hanno dichiarato di aver contratto Covid-19) condotto dalla società californiana di test genetici 23andMe suggeriscono che il gruppo sanguigno di una persona influisce sulla suscettibilità al coronavirus. Ad aprile, i ricercatori hanno cominciato i test con l’obiettivo di comprendere meglio come la genetica possa influire sullo sviluppo della pandemia. In particolare sui motivi per cui alcuni pazienti contraggono il nuovo coronavirus sviluppando gravi infezioni mentre altri presentano solo sintomi lievi o moderati o addirittura nessun sintomo.

Più specificamente, il sangue di tipo O può essere protettivo contro il nuovo virus. I primi risultati indicano infatti che le persone con sangue di tipo 0 hanno tra il 9 e il 18% in meno di probabilità di risultare positivi al Covid-19 rispetto agli altri partecipanti con altri gruppi sanguigni. E coloro che sono più esposti al coronavirus (come gli operatori sanitari) hanno dal 13-26% in meno di possibilità di contrarre il virus. «Questi risultati sono validi se adeguati all’età, al sesso, all’indice di massa corporea, all’etnia e alle comorbilità», ha osservato la società, aggiungendo che «sembrano esserci piccole differenze nella suscettibilità tra gli altri gruppi sanguigni». La ricerca ha esaminato solo la suscettibilità e non la gravità della malattia.

Già uno studio europeo pubblicato la scorsa settimana aveva scoperto che il gruppo 0 era associato a un rischio inferiore di contrarre il virus e che i pazienti con sangue di tipo A hanno il 50% in più di probabilità di avere bisogno di ossigeno o di ventilazione assistita. L’indagine, non ancora sottoposta a revisione, è il risultato della collaborazione tra medici provenienti da Germania, Italia, Norvegia e Spagna. Sono stati raccolti campioni di sangue da 1.610 pazienti che avevano bisogno di ossigeno o che erano stati sottoposti a ventilazione.Un team dell’Università di Kiel in Germania ha estratto il DNA dai campioni e lo ha scannerizzato usando una tecnica chiamata genotipizzazione. Sono stati esaminati 9 milioni di lettere nel genoma di ciascun paziente piuttosto che analizzare l’intera sequenza di 3 miliardi di lettere per ogni persona, riferisce il New York Times . I ricercatori hanno scoperto che il sangue di tipo A sembra essere un fattore di rischio per le complicanze di Covid-19. Lo studio europeo sembra confermare un’indagine simile condotta in due ospedali di Wuhan e in un ospedale di Shenzen in cui era stato notato come persone con sangue di gruppo O erano risultate più resistenti a Sars-CoV2 mentre quelli con sangue di tipo A erano più a rischio. Dai dati era emerso che tra i pazienti studiati al Wuhan Jinyintan Hospital, il 37,75% dei contagiati aveva il gruppo A e il 9,10% il gruppo O. Tra i 206 pazienti deceduti a seguito del virus, il 41,26% aveva il sangue di tipo A. Mentre solo circa il 25% dei decessi erano di persone con sangue di tipo O.

Tutti gli studi citati non sono però stati ancora pubblicati e attendono una revisione scientifica. Uno addirittura non è neppure concluso. Per questo i risultati vanno presi con estrema cautela. «Non sono dati molto solidi e non hanno una rilevanza significativa a livello protettivo» commenta Mannuccio Mannucci, ematologo di grande fama, già direttore del Policlinico di Milano. «Oltretutto – aggiunge – i dati sono in contrasto con quello che l’epidemiliologia ci racconta. Sappiamo che molti dei pazienti di Covid-19 non muoiono per polmonite ma per trombosi causate dai coaguli e sappiamo, e questo è un dato solido, che chi è del gruppo sanguigno 0 negativo ha un rischio maggiore di andare incontro a trombosi. La protezione non ce la dà il gruppo sanguigno ma il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine».

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