Al voto per i ballottaggi: Pd cerca conferme, la Lega per il rilancio

Al voto per i ballottaggi: Pd cerca conferme, la Lega per il rilancio

I candidati sono stati scelti dai territori, il ruolo di Zingaretti non è in discussione, ma i dem temono una sconfitta che potrebbe dare nuovo ossigeno a Salvini

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Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Nicola Zingaretti

AGI – Il Partito Democratico per la conferma, i Cinque Stelle per risollevarsi, la Lega per rilanciarsi: con  questi stati d’animo le forze politiche guardano ai ballottaggi nei Comuni. Si vota nei 67 Comuni italiani con più di 15 mila abitanti che non hanno eletto il sindaco al primo turno, sono chiamati al ballottaggio. Nove i capoluoghi: Andria, Aosta, Arezzo, Bolzano, Chieti, Crotone, Lecco, Matera e Reggio Calabria. Seggi aperti dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì, con lo spoglio delle schede che iniziera’ subito dopo.

La prova del nove per la maggioranza

Si tratta di una ‘prova del nove’ per la maggioranza che ha tenuto bene alle ultime regionali. I dem, in particolare, sono chiamati a puntellare il loro ruolo di motrice all’interno della maggioranza, anche per dare forza al lavoro intrapreso sulle riforme. La leadership del segretario Pd, dopo le buone prestazioni delle regionali, non sembra poter essere messa in discussione.

Zingaretti non rischia

Lo dimostra, da ultima, la conferenza con cui Zingaretti ha potuto lanciare il piano riforme del partito e la veemenza con cui ha risposto ai distinguo e alle prese di distanza degli alleati: “Il governo non può andare avanti con quattro idee diverse di Italia, occorre dare alla maggioranza una identità, un colpo d’ala” ha detto il segretario dem. C’è poi il particolare non trascurabile che “tutte le candidature nei comuni sono state decise a livello territoriale”, come sottolinea un esponente dem. Sarebbe quindi difficile attribuire la responsabilità di una sconfitta al leader dem che ha sempre auspicato una riedizione della alleanza di governo a livello locale, anche in vista del voto a Roma Milano, nel 2021.

Testa al 2021

Tuttavia, una sconfitta nei comuni capoluoghi di provincia – sono 9 quelli che vanno domani al ballottaggio – restituirebbe ossigeno a un centrodestra uscito spaccato dalle regionali e soprattutto alla Lega. In questo senso, potrebbe avere un peso la ‘vittoria’ di Matteo Salvini a Catania. Non si parla di un comune al voto, in questo caso, ma della scelta dei giudici di rinviare al 20 novembre l’udienza preliminare sul caso Gregoretti. Quel giorno saranno sentiti anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli. Poi, sarà la volta della ministra Luciana Lamorgese e del ministro Luigi Di Maio. “Tornerò a Catania. E tornerò non da solo”, ha sottolineato Salvini in conferenza stampa con Giulia Bongiorno, che lo difende nel processo. Un procedimento, quello a carico di Salvini, che rappresenta una delle  incognite del voto di domani.

Un terno al lotto

“Al momento è un terno al lotto”, dice una fonte parlamentare Pd: “In molti comuni siamo alleati a liste civiche e questo dovrebbe giovare. In altri la partita è più difficile”. A Matera, Pd e M5s puntano a ribaltare il risultato del primo turno che vede il candidato di centrodestra, Rocco Luigi Sassone, in testa con 30,3%  sul candidato M5s, Domenico Bennardi, al 27,6%. I nuovi dirigenti del Pd, dopo le dimissioni del segretario locale, hanno dato chiara indicazione all’elettorato dem di convergere sul Cinque Stelle.

Incognita maltempo

L’incognita più grande da un punto di vista numerico e politico ago della bilancia della competizione, sarà il voto di quegli elettori che al primo turno si sono riconosciuti nel candidato del centrosinistra Giovanni Schiuma e in particolare nel Partito Democratico. Occhio all’affluenza, dunque. E non solo: tra i dem si guarda anche alle previsioni meteo che potrebbero scoraggiare i propri elettori dall’uscire di casa per andare a votare il candidato di un altro partito. Parti invertite, invece, a Chieti dove il candidato del Pd, Diego Ferrara, spera nell’apporto dell’elettorato M5s per recuperare il terreno sul candidato della destra, Fabrizio Di Stefano. Nella città abruzzese, però, l’impresa per il centrosinistra appare proibitiva: un travaso perfetto di voti dal M5s al Pd, infatti, potrebbe portare ai dem un massimo del 6,7%, quanto ottenuto dal grillino. A favore del candidato di centrodestra si è espresso implicitamente – “si capisce per chi voterò” – il terzo classificato, Bruno Di Iorio, che aveva ottenuto più del 20% delle preferenze.

A Reggio calabria non dovrebbero esserci problemi per il sindaco in carica, Giuseppe Falcomatà, appoggiato dal Pd e altre 10 liste ha raccolto il 37,17% dei consensi contro Antonino Minicucci, candidato del centro destra che al primo turno si è fermato al 33,69%. Falcomatà ha ricevuto l’appoggio di Saverio Pazzano, candidato del movimento ‘La Strada’ che ha raccolto il 6,38%, e di un nutrito gruppo di intellettuali e professionisti, oltre al partito ‘Buona Destra’.

Non è riuscito, invece, a convincere Angela Marcianò, ex assessore della giunta Falcomatà, sostenuta al primo turno dal Ms-Ft e da liste civiche, riportando il 13,94%. In bilico Bolzano, mentre ad Arezzo le speranze del centro sinistra sembrano ridotte al lumicino, almeno a guardare i dati del primo turno. “Ma al ballottaggio si riparte da zero”, mostra ottimismo un dirigente dem.

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