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Ravello, Costiera Amalfitana. Il COVID non è cambiato! Siamo noi a vederlo diverso.
In Costa d’Amalfi a febbraio il COVID 19 non era arrivato e tutti ce lo immaginavamo vestito da forestiero, un turista, un milanese o uno un inglese. Noi eravamo quelli superiori, quelli ai quali bastava scrivere dappertutto “RESTIAMO TUTTI A CASA” – “CE LA FAREMO”! per rimanere immuni. Quelli che alle 18,00 cantavano FRATELLI D’ITALIA!
Il gioco era perfido ma avvincente, finanche piacevole perché ci faceva scoprire la bellezza surreale del silenzio, i vecchi sapori della cucina insieme ai vecchi ricordi di famiglia frettolosamente accantonati e rimossi negli anni.
Con l’estate cantammo tutti vittoria, e dopo alcuni mesi via a riprenderci il tempo perduto, a non voler rinunciare più a nulla neppure per un giorno.
Poi, all’improvviso, ci siamo ritrovati a vivere di paura e smarrimento, e a sfogare nella rabbia la nostra frustrazione. Gli eroi di ieri sono improvvisamente diventati i carnefici di oggi; i geni della politica e delle scelte, sono diventati improvvisamente dei mentecatti incompetenti. La verità, come sempre, sta nel mezzo, forse avremmo fatto bene a scoprirla prima.
E il COVID? Cambiato anche lui: non più dalle sembianze di forestiero sconosciuto, ma con il volto e il nome del vicino di casa, dell’amico e del parente.
Suvvia, siamo seri, non lasciamo travolgere dalle emozioni o dalle sensazioni, e riflettiamo bene. Il COVID è lo stesso, le regole e gli accorgimenti da seguire sono sempre gli stessi: lavarsi le mani, indossare la mascherina, evitare di avvicinarsi troppo a persone diverse da quelle che convivono quotidianamente con noi, un abbraccio in meno e una festa di compleanno rimandata.
Sarà banale è riduttivo ma è proprio così. Non vi pare che per attuare queste piccole norme basterebbe solo tanto buon senso e tanta responsabilità? C’è proprio bisogno che qualcuno decida per noi con decreti e ordinanze come, dove e quando fare o non fare qualche cosa? Non ci sentiamo un poco ridicoli quando aspettiamo con ansia che il capo di turno ci dica se ci chiude o no? Leggo di ricorsi al TAR e di violenze, mi chiedo: ma tutto questo appartiene ad un Paese che si chiama Italia e avviene nel XXI secolo?
Ovviamente sto cercando di semplificare il discorso, ma a fronte delle migliaia di virologi, infettivologi, esperti, norme, dirette televisive, bollettini, numeri, diagrammi, istogrammi e statistiche, etc. etc., per non parlare di una classe politica e amministrativa che è brava solo a litigare su tutto, che in questi mesi ci ha letteralmente massacrato, la semplificazione è d’obbligo.
Sarebbe proprio il caso di rimboccarsi le maniche e pensare a quello che ciascuno di noi può e deve fare per bloccare il diffondersi della pandemia, senza passare le giornate a parlare “da scienziati e critici fai da te”, per dire cosa dovrebbero fare il Governo, le Regioni e i Comuni. Solo come esempio e vista la contingenza, se per la ricorrenza dei morti, facessimo un affronto alla famosa Livella di Totò, e saltassimo il giro al cimitero rinviandolo magari di qualche ora o giorno, non sarebbe una cosa buona? Credete che i nostri cari estinti nelle loro tombe, che magari non vediamo dall’anno scorso, avrebbero da ridire per il ritardo? Credo proprio di no! Al più si dispiaceranno quelli che non vedono l’ora di riabbracciarci nell’aldilà.
Oramai è chiaro a TUTTI che: i posti letto non ci sono e non ci saranno a breve; le risorse economiche per consentirci di fare la stessa vita di prima manco a parlarne; i nostri governanti non sapranno cogliere questo momento per dismettere tutti i loro vizi storici, nè sapranno programmare una ripresa veloce e, magari, mettere riparo a qualche falla del passato. Allora? Vogliamo continuare a farci del male da soli?
Il vaccino, e con lui la ripresa, prima di marzo/aprile 2021 non arriveranno a tirarci fuori dalla m….. nella quale siamo; da oggi alla primavera possiamo essere protagonisti e regalarci una crisi meno grave, morti in meno e risparmiarci tanto dolore e sofferenze; oppure possiamo fare gli spettatori e continuare ad assistere alla grande fiera della follia collettiva.
A noi la scelta e, per i credenti, ricordo il motto:
AIUTATI CHE DIO TI AIUTA.

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