Piano di Sorrento, l’omelia domenicale di Don Pasquale Irolla: “Dio non guarda al profitto che può ricavare da te, ma guarda a te”

Piano di Sorrento. Riportiamo la bella omelia di Don Pasquale Irolla durante la celebrazione nella Basilica di San Michele Arcangelo di domenica 20 settembre basata sul seguente brano del Vangelo secondo Matteo 20,1-16:

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».”

Ed ecco le parole di Don Pasquale Irolla sulle quale meditare:

«Celebriamo l’Eucarestia per entrare nel cuore di Cristo, per attirare dentro di noi i suoi pensieri, la sua vita, i suoi atteggiamenti, i suoi criteri di giudizio. E la vita cristiana, la vita di fede, è lasciar vivere Cristo in noi, con le sue parole, i suoi sentimenti, le sue idee, le sue preferenze. E celebrare l’Eucaristia vuol dire allora riattivare, fortificare, consolidare i criteri di Dio, la vita di Dio in noi. E noi oggi siamo invitati a confrontarci su come la pensa Dio, a partire dalla parabola di oggi, degli operai della prima ora o dell’ultima ora, per cercare di tirare un bilancio e chiederci a che punto siamo. Molte volte i nostri criteri umani non vengono intaccati dalla fede, forse questo è davvero il problema o la grande sfida: riuscire attraverso il Vangelo, il contatto con Dio, di cambiare i nostri criteri, di renderli simili a quelli di Gesù. E quali sono i criteri di Dio, le preferenze di Dio, come Dio si comporta? Gesù lo racconta molto bene in questa parabola e ci dice molte cose su Dio e noi possiamo di riflesso guardare a noi stessi. Innanzitutto Dio esce più volte a chiamare. Il padrone esce più volte, cinque volte in una giornata per assoldare persone e portarle nella propria vigna. Questa uscita è il primato della grazia, è l’uscita di Dio da sé. E’ la grande opportunità che noi abbiamo avuto, noi non saremmo vivi, non saremmo qui, se Dio non fosse uscito a cercarci, ad agganciarci, a guardarci negli occhi, a chiamarci per nome ed a tirarci a sé perché la nostra vita potesse avere una svolta e noi impiegare il tempo diversamente o semplicemente essere salvati da una vita inutile o deviante. Dio esce come il proprietario e va a chiamare. E questo è il primo atteggiamento che noi siamo invitati ad assumere ed a fortificare, a consolidare in noi. E ci chiediamo oggi: sta crescendo dentro di noi, nella nostra comunità, il desiderio di annunciare la Parola, di agganciare le persone, di portarle per esempio in Basilica vincendo la paura? Noi riusciamo a guardare a 360 gradi o facciamo selezione già nel chiamare, già nell’invitare, già nel guardare? E’ vero che ognuno di noi, per il proprio carattere e per come è fatto, riesce ad avvicinare determinate categorie di persone ma è anche vero che la chiamata è rivolta a tutti. E noi come primo invito siamo spinti ad allargare gli orizzonti, a dire: “Guardo negli occhi anche quest’altra persona, chiamo anche questa persona che non conosco, mi avvicino anche a queste persone che vedo distanti dal mio modo di essere”. Allargare i criteri, allargare l’orizzonte. La chiamata va a tutti, indistintamente, senza selezioni. Molte volte anche noi, quando si tratta di invitare, pensiamo: “Forse queste persone non verranno, non le chiamo, le chiamerò dopo, non sono adatte…”. E limitiamo già la prima portata della Grazia. E poi il proprietario esce all’ultima ora, prima del tramonto, per chiamare altre persone, per toglierle dalla strada. Ed anche questo atteggiamento è molto bello e molto importante nei criteri di Dio. Dio non guarda al profitto che può ricavare da te, ma guarda a te. Il proprietario dell’azienda non guarda al profitto, non guarda alla produzione, ma dà più importanza alla persona. Che cosa potrà mai realizzare in un’ora la categoria di persone dell’ultima ora. Eppure il proprietario esce a chiamarle. Allora vuol dire che sono più importanti le persone che quello che riescono a darti, a produrre in termini di amore, in termini anche pastorali di aggancio di nuove persone, di evangelizzazione. Anche qui noi siamo invitati ad allargare gli orizzonti, le persone sono molto più importanti di quello che riescono a renderti. C’è una leadership tutta concentrata sulle persone piuttosto che sulla produzione, sul profitto, sul risultato, sul compito. E forse noi siamo invitati ad investire di più sulle persone anche se possono renderci poco o nulla, anche se il ritorno è insignificante. Infine Dio provoca, è un grande provocatore Dio. Il proprietario fa pagare gli operai l’uno davanti all’altro, non li chiama in disparte. Questo è un grande gesto di provocazione. Dio ci provoca, vuole saggiare che cosa ci sia nel nostro cuore. Molte volte incidenti di percorso, confronti, scontri, accadono proprio perché Dio ti provoca, vuol vedere che cosa pensi, qual è la tua serenità se gli altri parlano male di te, come la pensi se nessuno ti viene dietro. Le provocazioni di Dio sono importanti perché ci purificano, saggiano il nostro cuore e se dovessero trovarci infangati, indietro nel cammino verso di Lui, nel cammino di santità, sono la grande opportunità per una vera e propria conversione. Noi non sappiamo che cosa sia accaduto a coloro che si sono lamentati, perché è una storia inventata quella di Gesù. Certamente – e lo dico alla vigilia della novena dell’Arcangelo Michele – guardare di traverso, invidiare quello che hanno avuto gli altri, è il peccato degli angeli. Lì è Satana che entra in noi, è il maligno che si impossessa dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. Lì dobbiamo stare molto attenti ad allontanare questi atteggiamenti, questi pensieri. Non possiamo impedire che vengano ma possiamo lottare perché se ne vadano più in fretta, non si radichino dentro di noi. E gioire degli altri: “Sono contento perché tu sei il prediletto, sono contento perché hai avuto di più, sono contento perché hai faticato di più, sono contento per te”. E’ il grande cuore di Dio che è nella gioia e che desidera che anche il nostro cuore partecipi a quella grande gioia che non esclude nessuno».

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