Penisola Sorrentina. Processo tassa-turismo: albergatori accusati di peculato, prosciolti

Penisola Sorrentina. Processo tassa-turismo: albergatori accusati di peculato, prosciolti. A raccontare tutti i dettagli è Salvatore Dare per Metropolis. Dovevano rispondere di un’ipotesi pesantissima: peculato. Ovvero: essersi appropriati, anche temporaneamente, di soldi pubblici. Ma a due anni dalla conclusione dell’inchiesta della Procura di Torre Annunziata ottengono il proscioglimento da ogni accusa.

Motivo? Nel decreto bilancio approvato dal governo alcuni mesi fa c’è una novità sostanziale: coloro che sono rappresentanti legali di una struttura ricettiva che riscuote la tassa di soggiorno da liquidare successivamente al Comune, sono soltanto responsabili di imposta. E non dunque indicati di pubblico servizio, come accadeva in precedenza. Per questo, alcuni operatori ricettivi della penisola sorrentina finiti a giudizio tirano definitivamente un sospiro di sollievo.

Il provvedimento del Tribunale di Torre Annunziata riguarda per ora otto posizioni, ma è destinato probabilmente a divenire una sorta di “sentenza pilota” per altri numerosi imprenditori finiti nei guai. Va male però per chi ha deciso in precedenza di patteggiare: dovrà chiedere la revisione del procedimento penale visto che è intervenuta la nuova norma del decreto rilancio.

Le indagini erano partite addirittura sei anni fa quando le fiamme gialle della tenenza di Massa Lubrense decisero di avviare delle verifiche sul conto di cinque strutture ricettive della penisola sorrentina. Dopo pochi mesi, i sospetti vennero confermati: diversi titolari delle location furono pizzicati a non versare nei tempi previsti l’imposta di soggiorno. A quel punto, la Procura di Torre Annunziata scelse di ampliare il raggio d’azione a indagò a tutto campo. Le fiamme gialle acquisirono dai municipi di Sorrento, Massa Lubrense, Sant’Agnello, Piano di Sorrento e Meta gli elenchi delle strutture alberghiere ed extralberghiere e il dossier sui versamenti dell’imposta di soggiorno. Scattarono controlli incrociati. Ai cinque imprenditori già pizzicati a non versare l’imposta ai Comuni, se ne aggiunsero altri 128. Numeri grossi: il bilancio complessivo dell’inchiesta portò alla luce versamenti irregolari per 1.090.901 euro e versamenti mai corrisposti alle casse comunali per 349.714 euro.

Quindi la citazione a giudizio per l’ipotesi di peculato nei confronti dei rappresentati legali delle strutture turistiche. Diversi imprenditori, sostenuti dai propri legali, decisero di patteggiare una pena con la Procura di Torre Annunziata e per loro il procedimento penale si è concluso già da tempo. Differente invece l’esito per tutti gli altri.

Otto posizioni al vaglio del Tribunale di Torre Annunziata hanno fatto notare ai magistrati il fatto che il decreto rilancio ha sostanzialmente cambiato la valutazione sul ruolo svolto dal titolare della location che riscuote inizialmente l’imposta. E ora visto che non sono più inquadrabili come responsabili di pubblico servizio le accuse di peculato sono venute a cadere.

Da valutare ora anche gli eventuali risvolti delle indagini per le ipotesi di danno erariale mossa dinnanzi alla Corte dei Conti.

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