Nuove difficoltà per i piccoli e medi teatri napoletani esclusi dal bando post Covid della Camera di Commercio

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Crea nuovi dissensi la scelta della Camera di Commercio di Napoli,che per il bando a sportello relativo alla concessione di sovvenzioni post Covid-19, ha pensato di discriminare i teatri sotto i 350 posti. Una distinzione che in città ha subito determinato la reazione dei rappresentanti dei teatri medi e piccoli, già penalizzati dallo scarso appoggio ricevuto dalle precedenti sovvenzioni. Una decisione quella della Camera di Commercio, che escludendo dai benefici iteatri locali con una capienza di posti a sedere inferiore a 350 elimina di fatto la possibilità di aiuto a spazi importanti come ilSancarluccio, la Galleria Toledo, il Teatro Nuovo e tanti altri teatri, che rischiano di aggiungersi alla lunga lista di aziende a rischio chiusura. E tragli operatori del mondo teatrale napoletano in sommossa, a schierarsi contro quella che da più parti è stata definita come una nuova ingiustizia, è stato Bruno Tabacchini, il noto esponente teatrale legato alla sua società “Suoni e Scene” e tanti spettacolidi successo, direttore artistico del Festival dello Spettacolo di Sorrento, responsabile dell’esercizio teatrale 2014/2017presso il teatro Delle Palme, nonché nel 2013 artefice del salvataggio delTeatro “Sancarluccio” poi affidato alla conduzione e alla direzione artistica della figlia Giuliana. “Ho letto il bando della Camera di Commercio di Napoli per il sostegno ai teatri e alla cultura – ha dichiarato Tabacchini- e francamente trovo incomprensibile il fatto che vengano esclusi quei teatri che, pur possedendo tutti i requisiti richiesti per l’esercizio dell’attività ex legge R.C. n.6 del 2007 e seguenti, non raggiungono i 350 posti di capienza. L’argomento riguarda molte sale, anche se parlo a nome del teatro Sancarluccio che possiede licenza di esercizio per pubblici spettacoli, quale teatro; è iscritto nel registro degli operatori dello spettacolo della Regione Campania; è impresa iscritta alla Camera diCommercio; paga le tasse; ha spese fisse di gestione (fitto utenzeetc.); produce attività di alto profilo culturale che coinvolgono centinaia di artisti e lavoratori dello spettacolo per ogni stagione teatrale, ma non raggiunge i cento posti. Tante qualità quelle del Sancarluccio oggi in discrimine. I 50 anni di esistenza del Sancarluccio, la sua resistenza, la sua stessa sopravvivenza sono in pericolo con provvedimenti come quello messo in campo dalla Camera di Commercio. Dicono che dietro questa scelta ci sia una ratio, dicono: il distanziamento. Non ci arrivano proprio all’idea che si possa prolungare il tempo di attività nelle piccole sale e fare più recite in un giorno. Ci escludono, senza se e senza ma. Questa logica porterà gravi conseguenze. Credo debbano mobilitarsi tutti gli esclusi e quanti hanno a cuore le sorti del teatro insieme agli artisti e ai lavoratori dello spettacolo in generale. Si profilano giorni duri; ma non bisogna dare tregua a chi amministra il denaro pubblico”.

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