Isole Li Galli a Positano ma sotto la giurisdizione della Parrocchia SS. Trinità di Piano di Sorrento. Il racconto del Prof. Ciro Ferrigno

Riportiamo l’interessante “racconto del lunedì” del Prof. Ciro Ferrigno dal titolo “L’approdo dello scaricatore”. Uno spaccato di storia locale che merita di essere letto con attenzione.

Secondo un’antichissima consuetudine, il territorio di un’isola disabitata appartiene alla parrocchia che ha l’approdo più vicino ad esso. Ecco perché le Isole dei Galli, pur appartenendo al Comune di Positano, sono sotto la giurisdizione della Parrocchia della SS. Trinità. L’approdo in questione era, ed in certo senso ancora lo è, lo Scaricatore o Scaricatoio.
La tradizione orale ci parla di un approdo o scalo vero e proprio, ai giorni nostri del tutto scomparso. Oggi lo Scaricatore è una bella spiaggia frequentata dai bagnanti, in estate, che prevalentemente vi arrivano via mare e godono di un’acqua cristallina e fresca e dai pescatori che vi tirano a secco i gozzi. Molti gli scogli sull’arenile, caduti presumibilmente dalla parete rocciosa retrostante, che oggi è coperta dalla macchia mediterranea.
Fin dall’antichità lo Scaricatore deve aver avuto un suo porticciolo, come d’altra parte attesta il nome stesso che indica un luogo dove transitano le merci che vengono scaricate e, per estensione, anche caricate. Doveva trattarsi di una banchina in legno, oppure pietre e legno o, più difficilmente in pietre. Non c’è da meravigliarsi che oggi sia del tutto scomparsa, vista la natura turbolenta del golfo di Salerno, soggetto a frequenti e violente mareggiate, oppure potrebbe essersi inabissata in seguito al maremoto del sec. XIV quando sprofondò una buona fetta della città di Amalfi. Forse la banchina dello Scaricatore sarà stata fatta e rifatta più volte, nel corso dei secoli, fino a quando si cominciò a considerarla superata, essendo profondamente mutate le condizioni della navigazione.
In antichità lo scalo dello Scaricatore consentiva di abbreviare il trasferimento via mare, tra il Golfo di Napoli, le terre del Sud e l’Oriente, principalmente di evitare Punta della Campanella con le sue correnti ed il malfamato tratto di mare prossimo ai Galli. Secondo la tradizione orale, allo Scaricatore sarebbero sbarcati i monaci basiliani fuggiti dall’Oriente, che trovarono rifugio nelle grotte vicine, e certamente le sacre Icone, salvate dalla furia iconoclasta che imperversava in Oriente, come la Madonna del Lauro, quella di Galatea e quella di Casarlano. Principalmente vi transitavano i pellegrini diretti al Gargano o in Terra Santa, i quali raggiungevano le navi in partenza da Amalfi e Salerno, e vi sbarcavano quelli diretti a Roma.
Il movimento dei pellegrini doveva essere talmente considerevole che, quando l’Abbazia di San Pietro a Cermenna smise di offrire loro ristoro ed ospitalità, nacque l’Arciconfraternita dei Pellegrini e Convalescenti della SS. Trinità. Questa, proprio per accogliere i pellegrini in transito, si dotò di alcune “camerelle” attigue alla Sua sede.
Un elemento costante nel tempo è stato ed è la presenza dei pescatori, trovandosi lo Scaricatore in una zona di mare assai pescosa, solo di recente entrata a far parte del Parco Marino di Punta della Campanella e quindi interdetta, tranne il caso di una specifica deroga, alla pesca.
A tutti noi risulta molto difficile poter immaginare lo Scaricatore diverso da una bella spiaggia, così come la vediamo oggi e, principalmente, quale luogo di transito di merci e persone, trovandosi sotto un’alta parete rocciosa, sempre faticosa da scalare, in particolare sotto il sole cocente o nell’imperversare di un temporale. Ma una volta le strade erano rare e malandate, i sentieri pietrosi o in terra battuta, la norma.
Le grotte abitate nella preistoria, lo sbarco di colonizzatori provenienti da terre egeo-anatoliche, i vicini, mitici scogli delle Sirene, il passaggio dell’apostolo Pietro, i monaci basiliani, le sacre Icone, i feroci saraceni, i pellegrini, i bastimenti carichi di merce da caricare e scaricare, i pescatori coi gozzi, le reti, le lampare, sono quasi tutte immagini che ci arrivano dal passato e che diventano struggenti suggestioni. Un insieme di sacro e profano, di grida e voci, bestemmie e preghiere che forse solo il mare, eterno testimone, ci potrebbe restituire.

Commenti

Translate »