Giancarlo Siani, Napoli non dimentica: il tesserino di giornalista professionista 35 anni dopo la morte

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Giancarlo Siani, Napoli non dimentica: il tesserino di giornalista professionista 35 anni dopo la morte. Nel giorno del 35esimo anniversario dalla morte di Giancarlo Siani, l’Ordine dei giornalisti ha consegnato stamattina ai suoi familiari, durante una cerimonia al cinema Modernissimo di Napoli, il tesserino da giornalista professionista al giovane cronista del Mattino assassinato il 23 settembre 1985.

Autorità politiche e giudiziarie, mondo del giornalismo e società civile hanno ricordato la figura di Giancarlo. A partire dal presidente della Camera Roberto Fico, che ha sottolienato come «un giornalista di 26 anni ammazzato in quel mondo per fare davvero il suo lavoro è  un esempio positivo per la città e ci ricorda quanto Napoli e la nostra regione possano essere feroci. Ogni giorno dobbiamo lottare affinché la nostra città sia completamente libera dalla camorra. Dobbiamo fare in modo che tutte le mafie siano sconfitte, non possiamo dimenticarlo perché forse è questo il primo problema del Paese». La terza carica dello Stato ha ricordato l’importanza di «raccontare la storia di Giancarlo», ringraziando la famiglia del giornalista per il  «lavoro straordinario che svolge nelle scuole. Sono qui per loro, per Giancarlo e per gli studenti di tutta Italia. Gli spazi che vengono liberati dalla criminalità organizzata dobbiamo occuparli noi con la cultura e la scuola».

«Siamo in una guerra di trincea – ha continuato Fico – e dobbiamo vincerla, partendo dall’esempio di Giancarlo per vincere. Chiudere questa battaglia sembra utopico. Dobbiamo partire dalla riconquista degli spazi e tenerli noi per sempre».

A consegnare il tesserino Carlo Verna Ottavio Lucarelli, presidenti rispettivamente dell’Ordine dei giornalisti nazionale e campano. «L’aver continuato a parlare di lui tutti i giorni per 35 anni fa sì che oggi venga riconosciuto professionista – ha commentato Paolo Siani, fratello di Giancarlo e deputato Pd – È un segnale importante per tutti quei ragazzi sottopagati che nonostante questo continuano a camminare per le nostre strade a raccontare notizie. È un segno che le cose possono cambiare purché se ne parli e si tengano accesi i riflettori».

«Fu un errore non assumere prima Giancarlo, un errore professionale prima di tutto», ha detto invece Federico Monga, direttore de Il Mattino, durante il suo discorso. «Scriveva con uno stile diretto e senza fronzoli, io discuto spesso con i giornalisti affinché abbiano uno stile chiaro che possa essere letto da tutti. Giancarlo sarebbe stato assunto di sicuro in seguito per le sue capacità, era un giornalista che cercava la verita».

Per il sindaco di Napoli Luigi de Magistris «mai come di questi tempi abbiamo bisogno di sapere che in questa città e nel nostro Paese ci fu un giovane di 26 anni che 35 anni fa, rischiando la vita e guadagnando poco e forse isolato anche nel suo ambiente, raccontava verità scomode di intrecci tra camorra e politica. Anche oggi dove c’è un contagio criminale che avanza, c’è bisogno di questo tipo di giornalismo autonomo, indipendente, plurale e coraggioso e lo stesso vale per la magistratura. Non è un giorno solo di retorica di fiori, di lapidi, di discorsi, ma è un giorno in cui Napoli rinnova il suo schieramento autentico, anche con il suo sindaco, contro le mafie e contro gli intrecci tra mafia e politica e corruzione».

Sono intervenuti, tra gli altri, il vicepresidente della giunta regionale, Fulvio Bonavitacola, i vertici della fondazione Polis, il presidente dell’associazione Libera, don Luigi Ciotti, il capo della Procura della Repubblica di Napoli Giovanni Mellillo e il procuratore generale di Napoli Luigi Riello.

Fonte Il Mattino

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