Da Gragnano alla Francia per la pizzeria “Ti amo Maria”: la storia di Andrea Liguori

Dalla costiera alla Francia. Diciassette anni fa apriva “Ti amo Maria”: la storia di Andrea Liguori riportata da Il Mattino in edicola oggi, nell’articolo di Maria Pirro.

Dice che va «in direzione ostinata e contraria». Letteralmente, usa e quasi si scusa nel fare suoi i versi di Fabrizio de André per descrivere la distanza tra sé e il resto del mondo. Ma, nel suo smisurato percorso, Andrea Liguori, 38 anni e sangue gragnanese, segue in realtà una traiettoria già tracciata dai suoi, il destino di emigrante di seconda generazione: via da casa, carico di ambizioni. Senza rimpianti. E, il suo, diventa un viaggio nuovo: con una doppia tappa familiare, prima a Torino («Sono nato a Curie, 25mila abitanti, ma i miei genitori sono meridionali») e poi a Lione («Invece di spostarmi in Inghilterra o in Spagna, come progettato»), in un intreccio complesso della storia personale e collettiva, mettendo insieme volti di diverse etnie.

Da diciassette anni, per l’esattezza dal 19 agosto 2003, il giovane gestisce «Ti amo Maria» nella città francese da cui invece partì Antoine de Saint-Exupéry. E quel nome oltralpe, Maria, non indica una fata Morgana. Non la prima figlia e nemmeno sua madre. Non è il simbolo di un voto o invocazione religiosa. «Il ristorante si chiamava così, quando l’ho comprato: era dedicato alla nonna del mio ex datore di lavoro, Luigi. Mi sembrava originale…». Così è rimasto, reso universale. Liguori si dichiara soddisfatto: «Difficoltà ne ho avute poche, sinceramente. Certo, la lingua… Ma, nel giro di tre mesi, riuscivo a capire e a farmi capire anche perché ho iniziato subito a lavorare a contatto con la gente». Gioie? «Tante, mia moglie e i miei figli sono le più grandi: Chiara è arrivata nel 2008, Luca nel 2011 e Nina nel 2015, Mi fanno sentire in continua evoluzione, sono la mia più importante avventura». Suo padre, invece, è originario di Gragnano, il paese del panuozzo: partito per il capoluogo piemontese una prima volta nel 1962, per tornare subito sui Monti Lattari, e una seconda volta definitamente nel 1967; mentre la sua mamma è calabrese, di Lamezia Terme: ancora bambina, il trasferimento in Piemonte.«A loro devo tanto per i valori che mi hanno trasmesso e io cerco di restituire ai miei piccoli». Un’educazione fondamentale anche al gusto: «Sono innamorato della pizza e mi sono accorto che a Lione era poca la qualità proposta», Di qui l’idea di mettersi in proprio, proponendo ricette di amore presto apprezzate da una clientela mista: lavoratori del quartiere post-industriale e turisti che raggiungono Confluence, dove si uniscono i fiumi Saona e Rodano. «Prima del Covid, nel menu era previsto qualche altro piatto tipico come le braciole alla napoletana di mia nonna Teresa. Oggi solo pizza, anche perché c’è spazio per 30 posti a sedere con le restrizioni dovute al distanziamento dei tavoli». Meglio puntare sull’asporto: «Il futuro è un bel punto interrogativo, ma sono fiducioso», aggiunge Andrea, muovendosi senza paura. Un po’ perché da anni pratica il kung fu, e poi perché pieno di passione e ironia: «Ho conosciuto Virginie, allora studentessa in Erasmus a Torino, e mi ha messo in valigia», racconta senza fermarsi. «Con tre figli e il locale non si può».

Ma Liguori è in ottima compagnia: «Nella mia équipe lavorano Enrico, anche lui figlio di gragnanesi che conosco da quando sono piccolo e che a 40 anni ha deciso di fare questa esperienza francese. E Saad, un ragazzo nato a Vicenza da genitori marocchini. E Roberto, venezuelano, figlio di siciliani nato e cresciuto in Sud America che, per l’instabilità nel suo Paese ha deciso di cercare fortuna in Europa», li presenta, e il suo sguardo è già lontano. «Non ho nostalgia di casa o voglia di tornare».

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