Chi era Roberto Malgesini, 51enne accoltellato a morte a Como, un prete troppo buono

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    Chi era Roberto Malgesini, 51enne accoltellato a morte a Como, un prete troppo buono >Le colazioni all’alba. L’assistenza la notte a chi rimane sulla strada. Una coperta, un paio di pantaloni, un piatto caldo, una doccia o anche solo una parola di conforto per chiunque si presentasse alla sua porta a qualsiasi ora, senza soluzione di continuità. «Troppo buono» è l’espressione che si sente ripetere più spesso a Como, in piazza San Rocco, a pochi passi dalla chiesa, nel punto in cui don Roberto Malgesini, 51 anni, si è accasciato a terra, ferito a morte da uno degli “ultimi” per i quali il sacerdote ha speso la vita.

    «Troppo buono». Molti lo ripetono come un ritornello, senza poter trattenere le lacrime. Altri hanno un tono quasi di rimprovero, «glielo dicevamo che era troppo buono, troppo disponibile». Sicuramente non è mai un modo di dire né una frase fatta quando a pronunciarla è chi ha conosciuto don Roberto, chi ha ascoltato le sue parole in parrocchia, chi soprattutto si è rivolto a lui trovandolo sempre con le braccia aperte. «Siamo sconvolti e sgomenti di fronte alla morte di don Roberto – ha detto subito il vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni -. Ma siamo anche orgogliosi per un sacerdote che ha dato la vita per Gesù attraverso gli u

    Originario di Cosio Valtellina, in provincia di Sondrio, don Roberto Malgesini da oltre dieci anni svolgeva il suo servizio nel Comasco, prima a Lipomo e ora a San Rocco, nella comunità pastorale Beato Scalabrini di Como. Dalla Valtellina, nel capoluogo lariano sono arrivati i due fratelli e la sorella del sacerdote. Si sono fermati nel punto in cui don Roberto ha chiuso gli occhi per sempre per un momento di raccoglimento e una preghiera, poi si sono allontanati senza parlare. Schivo, umile e riservato era anche don Roberto. Rarissime le foto che lo ritraggono, perché preferiva non apparire. Non amava parlare, a parlare per lui era il suo servizio, la sua disponibilità a intervenire in qualsiasi situazione di necessità.

    Era rimasto in silenzio e non aveva fatto alcun commento neppure quando i volontari con cui distribuiva la colazione ai senzatetto erano stati allontanati e multati dai vigili perché violavano l’ordinanza contro bivacchi e accattonaggio del Comune di Como. Una polemica che aveva avuto ampio risalto a livello nazionale. Da don Roberto neppure una parola. Semplicemente, aveva continuato a svolgere il suo servizio. «Ora dovremo rimboccarci ancora di più le maniche e provare a fare anche il suo lavoro, senza aggiungere altre parole», ha detto don Giusto della Valle, sacerdote di Rebbio che con don Roberto ha sempre condiviso l’amore per gli ultimi. «Don Roberto è stato lasciato solo dalle istituzioni nel compito vitale di dare aiuto alle persone costrette a vivere in strada in una delle città più ricche del mondo», accusano invece i volontari della rete Como senza Frontiere.

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